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Sicilia secondo me
Loredana Cannata, da sex symbol a pasionaria
Ragusana, lanciata dal film erotico di Aurelio Grimaldi "La donna lupo" ora in teatro per Özpetek e da marzo nei panni di Marilyn
Voleva nascere maschio. Suo padre voleva un maschio, sua nonna voleva un maschio. Ha odiato il rosa per tutto ciò che significava. Ma quella femminilità esplosiva la porta a diventare “La donna lupo”. Selvaggia, talentuosa, passionalmente sicula. Loredana Cannata muta di ruolo e d’aspetto rimanendo sempre se stessa. Una bambina allo specchio, che ha realizzato i propri sogni: fare l’attrice ed essere attivista.
Originaria di Giarratana, provincia di Ragusa. Sicilia, madre o matrigna?«Sicilia è madre, come anche le madri talvolta possono essere matrigne. Quand’ero piccola è stata un po’ una prigione. Mi stava stretta, mi sentivo lontana da tutto ciò che volevo realizzare. Forse però, a dire il vero, mi sarei sentita in prigione in qualsiasi altro luogo, al sud come al nord».
Oggi, dove vivi?«Vivo a Roma con Pepito, un gatto che ho adottato quattro mesi fa. Non ho mai voluto figli, non ne voglio neanche ora e non ne avrò. Non sono stata sposata né ho convissuto. Ho sempre avuto, invece, un’aspirazione: dare il mio contributo per rendere migliore questo mondo».
Dopo anni da maschilista, ora le va bene essere femmina.«Dopotutto le palle sono trasversali, a prescindere dalle gonne o dai pantaloni».E lei è un “capo”.«Sono un’attivista da molti anni e ho apprezzato il mio essere donna portando avanti dei progetti nel Chiapas. Tutti i dodici comuni della provincia di Ragusa, per mia missione, hanno firmato un patto di fratellanza con settantadue comunità indigene zapatiste nel sud del Messico, dove poi abbiamo costruito delle case di salute, riattrezzato una piccola clinica e realizzato altri interventi mirati. Ecco, in quelle terre, essere donna a capo della missione, aveva una valenza in più. Perché era un’ulteriore dimostrazione della parità, della forza e della capacità femminile».
Com’è essere donna in un mondo di uomini?«È difficile! Ancora esiste la disparità di remunerazione a parità di lavoro, e permangono certi atteggiamenti che ti vedono come una preda sessuale. Ci vuole coraggio. Anche nell’essere bionda, cercando di sfatare quella radicata convinzione che ti vuole meno dotata di una mora. Come nel caso di Marilyn Monroe».Da marzo proprio la sua Marilyn tornerà in scena, a partire da Modica e Agrigento.«È un modo per darle voce perché, quando un personaggio non c’è più, ognuno racconta la propria verità. E io volevo raccontare quella di Norma Jean: ciò che era davvero, al di fuori del personaggio che lei stessa aveva costruito. Attraverso le sue parole scopriamo una donna molto sensibile, estremamente fragile, che ha sofferto tutta la vita, vittima dell’enorme successo che l’ha travolta».Ha anche rappresentato “La scomparsa di Majorana” su un testo di Sciascia…«Ci piaceva approfondire la figura di Ettore Majorana, un genio non solo siciliano ma di caratura mondiale. Sposando la teoria dell’autore, è probabile che lui abbia scelto volontariamente di sparire, nascondendosi in una certosa e conducendo vita monastica. Come se avesse preferito non partecipare a qualcosa che – attraverso le sue ricerche – avrebbe potuto distruggere l’umanità. Inoltre, mettere in scena questo testo, dove io interpreto Laura Fermi (moglie di Enrico, ndr), ci ha dato la possibilità di sottolineare ancora una volta il fiuto, la sensibilità e la lungimiranza di Leonardo Sciascia. Mente sopraffina che rappresenta quella capacità tutta siciliana di andare a fondo, di vedere attraverso gli strati e di farne un sunto».Ironia, velocità mentale, filosofia. Anche questo è Sicilia. Ci torna spesso?«Il legame non si è mai interrotto. I miei genitori e mia sorella vivono ancora a Giarratana. Negli ultimi anni, in coincidenza con la nascita di mio nipote, ho preso l’abitudine di tornarci con una certa frequenza, anche perché mio padre e mia madre cominciano ad avere una certa età. Così, quando posso, scendo giù per aiutarli. Soprattutto in campagna. E poi sono legata ai fiori selvatici delle nostre zone, a quei colori, che arrivano in primavera, dei fiori arancioni, viola, rossi, e ai mandorli. Per me Sicilia significa terra, nell’accezione letterale del termine».Qual è la parola più importante nella sua vita?«Libertà, sopra ogni cosa. Da piccola dicevo che avrei voluto fare l’attrice ma la mia famiglia cercava, ovviamente, di dissuadermi. Non ho smesso mai di sognarlo, e quello fu il mio primo passo verso la libertà. Volevo autodeterminare la mia vita, e anche i miei errori».Dal rigattiere s’imbatte – un po’ impolverata – nell’espressione “grazie”. Volendo renderla al meglio nel suo percorso umano e professionale, nei confronti di chi la userebbe?«Di certo, nei confronti di Ferzan Özpetek, un angelo che mi ha dato tante opportunità di lavoro. Ancora adesso sono in scena con “‘Mine vaganti” ricoprendo il ruolo di protagonista femminile. Uno spettacolo che mi dà la gioia di recitare in teatri sempre pieni e con un pubblico entusiasta. Così non posso che ribadire il mio grazie infinito a Ferzan».Nel 2023 ha festeggiato i 25 anni di carriera: “un mestiere difficile, soprattutto per le attrici dopo i quaranta”.«Otto ruoli su dieci sono maschili e, in genere, anche per interpretare un personaggio femminile un po’ agé, viene scelta un’attrice più giovane. È sempre stato così. Dopo una certa età, non vengono più raccontate le donne. E, quando lo si fa, i ruoli diventano piccoli, poco interessanti».
Erotica, provocante, perfetta come protagonista, è stata scelta da Aurelio Grimaldi, un altro siciliano. E, per quanto fosse un film d’autore, “La donna lupo” fece scandalo. C’è stato un giudizio che le ha fatto male ricevere?«L’unico che mi è rimasto in mente è: “Solo quello poteva fare!”. Un giudizio che viene dai miei compaesani. Sapevo che, comunque, una scelta del genere avrebbe suscitato scompiglio. Anche se, alla fine, rivendico tutto e non mi sono mai lamentata. Solo, non pensavo che avrebbe avuto ripercussioni per così tanto tempo. E parlo del mio mondo. Ma, come dissi a mio padre: “Interpreto questo film erotico per fare certe scene davanti alla macchina da presa e non dietro, sul divano di un produttore”. Per me si è trattato di un modo per farmi un nome, per continuare a lavorare evitando compromessi».Teatro, cinema, fiction televisive, campagne pubblicitarie, variando dal registro comico a quello drammatico. Negli anni, Loredana Cannata ha dimostrato di saper fare molto altro, e di voler vivere all’altezza di ciò che sa.«È proprio così. E, siccome adesso so più cose, devo vivere ancora più in alto».