Sicilians
Le terrazze del grano per rilanciare l’agricoltura del futuro
Santo Stefano di Briga (Messina). «Da piccolino quando mio nonno mi portava nel cassone della motoape ogni volta che salivamo da questa curva, pensavo che un giorno avrei comprato questo terreno. A vent’anni l’ho fatto, mi sono seduto su questa roccia e mi sono detto “Ecco, ora sono custode di un paradiso”».
Il panorama dello Stretto di Messina che si ammira dai terrazzamenti di Contrada Segreto
Il “paradiso”, di Nino Crupi, è in contrada Segreto, 250 metri sul livello del mare in territorio di Santo Stefano di Briga, uno dei 48 “villaggi” di Messina, oggi un pezzo di città metropolitana con una storia di tutto rispetto nella cinquina dei “casali” quattrocenteschi di questo lembo di Sicilia. Da un lato del “paradiso” si vede lo Stretto e la Calabria, dall’altro la geometria dei terrazzamenti coltivati a grano, sembra una piramide azteca tutta verde. È qui che Nino Crupi, 40 anni, diploma da perito agrario, una moglie e due bambini, ha ricostruito la filiera di quel suo sogno, ritornando a coltivare grano, molirlo a pietra, trasformarlo in farina e pasta e “raccontarlo” ai bambini delle scuole nella fattoria didattica “Terra di Santo Stefano”.
«La mia azienda è nata prima pensando ai bambini – spiega – e poi come fonte di reddito, sembra strano ma è così. La mia visione è stata sempre quella di tramandare attraverso l’istruzione, la mia passione per la terra. Se noi riusciamo a seminare nel cuore dei bambini, anche un minimo di interesse, forse uno su mille di loro sceglierà di coltivare la terra. Oggi, purtroppo, la globalizzazione ci sta facendo perdere l’uso delle mani, nessuno sa più fare niente, dobbiamo solo avere soldi per comprare tutto, anche quello che non ci serve. Compriamo la salsa nelle bottigliette e non sappiamo nemmeno come crescono i pomodori. Ho conosciuto bambini rimasti stupiti dopo aver mangiato una fetta di pane fresco con l’olio extravergine di oliva, o con il pomodoro “stricato” sul pane, siamo cresciuti così perché non dobbiamo darlo ai nostri figli?».
Nino Crupi nel mulino-puntovendita in paese
La scommessa di Crupi è stata riprendere a coltivare due varietà siciliane “Mongibello” e “Maiorca” su quasi tre ettari di terrazzamenti dove produce anche legumi, mandorle e noci. «Ho scoperto che mio nonno paterno, Nino, ha lasciato qui un po’ del suo sudore – racconta con un pizzico d’emozione – alcuni di questi muretti a secco li ha fatti lui, era un lavorante della principessa Vittoria di San Martino, queste terre una volta erano tutte sue. Quando ho comprato questo terreno mi è sembrato un segno del destino».
La fattoria didattica Terra di S. Stefano dove le scolaresche imparano a dialogare con la natura
Su queste terrazze ha iniziato a seminare grano nel 2016, oggi ne ricava quasi otto tonnellate che vengono macinate nel mulino-negozio in paese dedicato alla zia, Giovanna busà l’ultima “molinara” di Santo Stefano di Briga. La farina, poi, diventa pasta in uno stabilimento di Bronte. «Il mio sogno è avere un pastificio mio – progetta Crupi – un’azienda oggi dev’essere così, multifunzionale, non puoi solo coltivare. Fare il grano sulle terrazze è antieconomico, tutti mi hanno detto che sono un pazzo a fare quest’operazione, però io credo che il ritorno alle origini sia garanzia di qualità. Il problema è che non ci credono le istituzioni. Coldiretti s’impegna, ma purtroppo non ci sono interlocutori. Basti pensare che il Comune di Messina con 48 villaggi a vocazione agricola, non ha mai avuto un assessorato all’Agricoltura. Ora che si stanno scrivendo i bandi del Psr futuro, a quel tavolo non si siederà nessuno che parli dei nostri problemi».