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La vita di Manfredi Nulli nella City: da Palermo a Londra, solo andata
Aveva comprato quel biglietto, quasi 30 anni fa, pensando che sarebbe stato di andata e ritorno. E invece quel volo da Palermo a Londra è stato la porta d’ingresso verso una nuova e imprevista vita. L’avventura di Manfredi Nulli, palermitano 47enne, nella City inizia per caso negli anni ’90 e culmina oggi in una professione di successo nell’ambito dell’internazionalizzazione delle imprese negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. «Dopo la maturità sono andato a Londra per un mese per l’imparare l’inglese – dice Nulli – ma non pensavo affatto di trasferirmi qui. Erano anni in cui i giovani per la prima volta sperimentavano la voglia di viaggiare, decollavano i primi progetti Erasmus all’estero, i miei coetanei iniziavano a girare l’Europa sugli Interrail. Era un’emigrazione diversa rispetto a quella di oggi; si coglievano già i segnali della crisi economica, però per i giovani determinante era la curiosità di conoscere il mondo».
Arrivato a Londra, Nulli si iscrive in una scuola per imparare la lingua e subito è amore. «Non sarà magari la città più bella del mondo – dice – ma di certo è la più veloce ed è un fantastico melting pot di culture. Si procede e si vive con un ritmo rapido, non esistono code perché tutto è efficiente, vige un modello di deregulation opposto a quello italiano dove tutto è scandito dai tempi e dai modi di procedure lente e farraginose». Terminato il corso di inglese, Nulli decide di restare a Londra e di iscriversi all’università per studiare Politica e comunicazione. Concluso il ciclo di studi di 3 anni, entra subito nel mondo del lavoro. Il primo incarico è al partito laburista britannico ed è un’esperienza esaltante perché, come racconta, «sono stati anni incredibili. Il Primo ministro era Tony Blair, c’era un clima di grandissimo fermento, gli occhi di tutto il mondo erano puntati sul Regno Unito, era il tempo della Cool Britannia».
Ma la logica del posto fisso non funziona varcata la frontiera italiana, la parola d’ordine è flessibilità come Nulli sperimenta cambiando vari lavori, da una società di eventi tematici finalizzati al networking d’imprese, all’incarico di responsabile di una divisione di EuroMoney Plc, nel settore nel settore dell’attrazione di investimenti stranieri. «In Uk non esiste il concetto di raccomandazione – sottolinea Nulli – si va avanti per meriti e competenze. O meglio, puoi anche essere segnalato per una posizione ma poi decidono in merito al valore aggiunto che offri. Io ho mandato curricula a varie aziende e, senza alcuna spintarella, sono stato cooptato». Il giovane palermitano si sente ormai pienamente cittadino del mondo e decide di conoscere la realtà economica e finanziaria americana, accettando la proposta di un cliente che opera nel campo dell’internazionalizzazione delle imprese di Florida, Missouri, Oregon e Utah e dell’attrazione di investimenti esteri in questi Stati americani. «A un certo punto, otto anni fa – afferma Nulli – ho deciso di mettermi in proprio, per essere libero, per prendere in autonomia le decisioni e oggi sono consulente per internazionalizzazione e attrazione investimenti esteri». La base è Londra, ma di fatto, prima che scoppiasse l’emergenza pandemica, la mia casa erano gli aerei, ero sempre in giro fra Uk, Usa e Italia, dove torno spesso per questioni di lavoro». Nulli oggi è componente del Consiglio di amministrazione della Camera di commercio Italo Americana a Chicago, rappresentante della comunità italiana nel Regno Unito presso il Cgie, Consiglio generale degli Italiani all’estero e in questi anni sul tema Brexit ha rappresentato le istanze della comunità italiana sui diritti di cittadinanza. Il suo futuro prossimo è a cavallo dell’Oceano Atlantico, il cuore invece batte nel Mar Mediterraneo.
«Il Sud Italia e in particolare la Sicilia – dice – sono molto attrattivi nei confronti dei mercati stranieri. Dal mio osservatorio registro un boom verso la mia terra d’origine, nonostante siano noti a tutti i limiti evidenti che l’Isola continua ad avere». Per Nulli a frenare davvero gli investitori stranieri nella creazione di aziende in Sicilia, sono la mafia e la lentezza della burocrazia. «Alcune imprese di cui sono consulente – dice – mi chiedono se ancora nell’Isola ci siano pressioni forti di Cosa nostra perché è difficile cancellare un’immagine pessima che per tanti anni ha pesantemente danneggiato la nostra economia». E la seconda domanda che le aziende fanno a Nulli è se sia concreto il rischio che la burocrazia blocchi tutto, ancora prima dello start d’inizio.
«Fuori dall’Italia – precisa Nulli che di Paesi ne ha conosciuto – percepiscono l’approccio burocratico come non punitivo, tutto avviene in autocertificazione con la garanzia e la certezza assoluta che se menti o sbagli, paghi senza sconti di pena. Nel nostro Paese non è così e questo spaventa molto chi vuole investire qui». Anche l’elevato costo del lavoro e la pesante pressione fiscale per Nulli sono deterrenti agli investimenti come lo è senza dubbio, la lungaggine della Giustizia. «In Gran Bretagna è inconcepibile – racconta – che un processo duri per anni, mentre in Italia è frequente». La pandemia ha rallentato alcune operazioni, soprattutto nel settore immobiliare e turistico da realizzare nell’Isola, a cui Nulli stava lavorando prima dell’arrivo del coronavirus. Lui però è certo che si tratti di una fase temporanea perché c’è enorme attenzione per la Sicilia e non soltanto per fatti climatici, ma, come dice con una punta di orgoglio «soprattutto per la sua cultura, le sue origini, le bellezze paesaggistiche e quel tipo di comfort life che è un fattore di incredibile richiamo».
Secondo Nulli, perché si possa ottenere l’attenzione degli investitori esteri, è indispensabile che l’Isola si doti di una propria agenzia per l’attrazione di investimenti, «che non sia un poltronificio, ma uno strumento di promozione e di facilitazione per il mondo dell’economia globale». «Gli investitori ci sono, vogliono venire, serve porre le condizioni per accoglierli – commenta Nulli certo delle potenzialità della sua terra – e non si parla di argomenti da libro delle favole, all’estero è la norma facilitare le imprese a scommettere su un Paese. La Sicilia ha un potenziale infinito, è un peccato non sfruttarlo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA