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La figlia di Giuseppe Castiglia alla prestigiosa “Académie Fratellini des Arts du Cirque”

Di Maria Elena Quaiotti |

Da Catania a Torino per arrivare a Parigi, all’inseguimento della realizzazione del sogno che coltiva fin da bambina, ovvero apprendere tutti i segreti dell’arte del circo contemporaneo. E chissà, un giorno poter tornare in Italia, magari anche a Catania, per portare avanti la storia del circo «ma non quello tradizionale con gli animali – precisa Nina Castiglia, 21 anni – il circo contemporaneo utilizza l’arte del corpo, si tratta di un vero e proprio spettacolo, più simile alla fusione tra danza e teatro, capace anche di lanciare messaggi precisi. Ma io sono ancora solo all’inizio, ho tanto da imparare, spero di poter conoscere ancora mille posti, mille persone, mille colleghi circensi».

Il biglietto aereo Catania-Parigi è già pronto, la partenza è fissata a fine agosto, destinazione la prestigiosa “Académie Fratellini des Arts du Cirque”. Sono solo una dozzina gli aspiranti circensi provenienti da tutto il mondo che ogni anno vengono ammessi alla “Fratellini”, e quest’anno tra chi “ce l’ha fatta” ci sono anche due siciliani, uno di Castellammare del Golfo e poi lei, Nina, da Catania. Un’ammissione solo rallentata dal Covid: «ho iniziato a preparare l’audizione a gennaio – racconta – la preselezione, alla quale si sono presentati in 200 circa, è avvenuta attraverso l’invio di un video; a causa della pandemia le audizioni previste a fine aprile sono state rinviate e, alla fine, hanno deciso di farle tutte in video sulla piattaforma “Zoom”. Su 40 ne sono stati ammessi 12, sei in una classe preparatoria e altri sei al primo anno».

Nina Castiglia con la mamma Enrica, il papà Giuseppe e la sorella gemella Anna

Nina è figlia di Giuseppe Castiglia, il comico catanese, e di Enrica Tranchida, già al Teatro Stabile. La sorella gemella, Anna, è una cantautrice. «Quando ero piccola dicevo sempre “voglio fare quella che si lancia”, e di voler vivere in Francia! Singolare vero? Quando mia sorella e io abbiamo detto ai nostri genitori che volevamo diventare artiste abbiamo avuto la fortuna di essere sempre supportate, anzi ci hanno sempre stimolato a seguire la nostra indole e incoraggiato. Per due anni ho dovuto abbandonare l’idea del circo, perché purtroppo a Catania non esistono scuole circensi, specie di circo contemporaneo. Così ho iniziato con la ginnastica artistica, ho avuto un problema alle ginocchia e ho optato per la pole dance, specializzandomi nel più acrobatico “palo cinese”. Nel frattempo mi sono diplomata al liceo scientifico Principe Umberto, e subito dopo ho cercato su internet una scuola da poter frequentare, trovandola nella “Flic”, Scuola di Circo di Torino, una scuola “preparatoria” dove mi hanno preso circa tre anni fa». A Torino non è andata da sola, ma insieme con la sorella Anna, che lì frequenta la scuola di musical, che tra le materie include danza, canto e recitazione. «La cosa più stimolante – rivela -è essere circondata da ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo, un arricchimento quotidiano, e tutti con la stessa passione».

«Lasciare Catania è stata una scelta obbligata, ma necessaria per riuscire a seguirecon tutte le forze e poter arrivare a trasformare le nostre, mie e di mia sorella, passioni e ambizioni, in un vero futuro lavoro. È stato inevitabile, restando qui non avrei potuto neanche pensare di intraprendere la mia passione. Torino rispetto a Catania è una città molto più organizzata a livello di mezzi pubblici, è piena di musei e iniziative. Anche se, vivendo la mia città a “piccole dosi”, forse riesco a apprezzarla di più. E poi quando eravamo a Catania ci “pesava” essere riconosciute come “le figlie di…”, non sapevamo mai se chi ci avvicinava era sincero o interessato. Intendiamoci, a me piace parlare di mio padre, lo ritengo un grande artista e mi ha trasmesso tante passioni, a iniziare dalla fotografia, probabilmente da lui ho ereditato anche la naturalezza con cui riesco a parlare in scena, perfino la vena comica. Ma io sono Nina, e sarò una circense».

Il percorso alla “Fratellini” durerà tre anni, «entrerò nel circuito circense francese – promette – e magari, in futuro, quando sarò più autonoma economicamente mi piacerebbe portare quest’arte in Italia. Il nostro Paese non è ancora pronto, non vengono stanziati fondi per gli spettacoli di strada né sono previsti aiuti sotto forma di residenze artistiche o spazi adeguati. E poi io sono ancora veramente all’inizio. Sto perfezionando il mio francese, studierò giocoleria, trapezio, danza contemporanea, teatro, insomma, la preparazione è alla base dell’essere un vero artista, si dev’essere in grado di conoscere tutto il conoscibile per avere più spunti possibili, e magari riuscire anche a inventare qualcosa di nuovo. E il circo contemporaneo, in particolare, è in grado di stupirti tutto il tempo dello spettacolo, riesce a farti sembrare normale tutto ciò che vedi, anche se non lo è. Ogni singola azione è importante, per intenderci, anche lavarsi i denti in un certo modo può diventare un “circo”. Non stiamo parlando di puro intrattenimento, ci sono spettacoli che riescono a farti pensare, il massimo del risultato si ottiene quando si riesce a far sentire lo spettatore parte della compagnia”.

«Durante il “lockdown” – confida Nina – mi sono resa conto che ci sono tanti argomenti di cui si può parlare, mi sono avvicinata al tema dei diritti delle persone, e tante di queste non hanno la fortuna di poter essere ascoltate. Ecco, un giorno mi piacerebbe portare in scena spettacoli per dare voce a chi non ce l’ha. L’arte può arrivare a tantissime persone, è bello potergli dare un senso, senza togliere l’intrattenimento. In fondo noi artisti siamo come “prostitute”, la gente paga per vedere qualcosa che facciamo con il nostro corpo».

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