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Josephine Yole Signorelli conquista il web con i suoi disegni “marci”

Di Carmen Greco |

E’ stata una sorpresa?

«Una sorpresa assoluta, sono stata scelta a scatola chiusa, ed è arrivata dopo la pubblicazione dei miei fumetti sulla pagina fb “Fumettibrutti”. L’idea di far vedere al mondo una mia vignetta mi ha sempre affascinato. Così mi sono detta: visto che l’hanno fatto anche grandi artisti come Pazienza mi butto anch’io, e ho provato il formato quadrato che è quello tipico di instagram».

E com’è andata con la vignetta virale?

«Per me era una delle tante, ma il fatto che molte persone si siano riconosciute proprio in quel messaggio, mi ha fatto piacere».

Cosa non deve mancare nei tuoi disegni?

«Il fatto che debbano piacere a me, per prima, anche a distanza di tempo. Con la vignetta virale è stato così. Ci sono state volte che ho buttato via il lavoro di una giornata perché non mi facevano più ridere».

Come hai cominciato a disegnare fumetti?

«Io voglio fare fumetti da quando ho coscienza. Il disegno per me è stato sempre comunicazione, una necessità. Per molto tempo non riuscivo ad adeguare il disegno a quello che scrivevo. Non mi è mai interessato disegnare delle cose perfette, il messaggio non sarebbe passato come avrei voluto».

Il quotidiano che racconti nei tuoi fumetti è abbastanza difficile. Parla di periferie, di ragazzi che si drogano, di speranze perdute…

«E’ il quotidiano un po’ della mia generazione che infatti si rivede nei miei fumetti».

Hai vissuto a Catania fino a due anni fa, che cosa ti porti dietro della tua città?

«E’ la mia città, ci sono cresciuta, ho dei ricordi pazzeschi, ma quando sono venuta per la prima volta a Bologna ho sentito anche una forte vicinanza con l’ambiente. Chi cresce a Catania non sempre riesce ad adeguarsi ad un pensiero cosmopolita. Per il resto c’è moltissimo di Catania nei miei fumetti».

I tuoi riferimenti artistici?

«Come disegnatori Crepax, Pazienza, Mattioli e Ratigher. Tra gli scrittori Carven, Carroll, Calvino, Nabokov. Lolita e Alice per me sono importantissime. Se devo pensare ai registi direi Hitchcock, Lynch, Almodóvar e Raimi. E poi anche le figure sul suicidio e sulla morte di Sylvia Plath. Mi piace molto il gioco dei contrari. Per il resto parlo come mangio, come scrivo, come vado in bagno. Credo che quello che disegno sia effettivamente frutto del mio cervello. Era Nietsche, che diceva “Noi siamo solo lo strumento che l’arte usa per venire fuori?”. Certo, vado un po’ ad istinto. Studio, ho imparato la tecnica, ma poi, lo diceva anche Munari, la tecnica va presa, distrutta e reinterpretata».

Che fumetti leggevi da piccola?

«I Peanuts, Spiderman e Crepax, ma di nascosto ai miei perché Valentina era il fumetto erotico».

Il linguaggio del fumetto su carta funziona ancora?

«Per me l’importante è la fruizione quindi che sia il web o un libro di carta importa poco. Sì è vero, adesso mi pagano e anche bene perché sto pubblicando su vasta scala però, se devo essere sincera, la prima cosa che il web mi ha permesso è stata la possibilità di raggiungere gratuitamente chi volevo, quando volevo e senza stare sotto nessuno. Mi chiedono sempre “ma Feltrinelli ti pubblica sul serio, ha capito quello che fai? A me era pure venuto il dubbio, ma quando poi li ho incontrati mi sono resa conto che avevano capito perfettamente. Farò dei fumetti veramente cattivi, veramente marci, altrimenti non sarebbero Fumettibrutti».

E’ vero che si chiama Brutta anche il tuo cane?

«Sì, quando la trovammo la prima cosa che mi venne da dire al cuore, vedendola, fu “Matri cchì sì brutta!” e da lì il nome. La stessa cosa è stato poi per i fumetti, quando ho cominciato a disegnare i fumetti mi son detta “come sono brutti…”. E’ proprio una mia poetica di vita, significa non fermarsi al nome, ma andare oltre le apparenze e, credo, che sia proprio come ho vissuto io fino ad oggi».

L’ultima volta che sei venuta a Catania hai venduto i tuoi fumetti per strada?

Certo, è stato all’Ursino Buskers e mi è successa anche una cosa divertente. Ero lì che vendevo disegni e in più regalavo un piccolo adesivo con l’indirizzo della mia pagina facebook e un fumetto che diceva “Faccio schifo”. Ad un certo punto è passato il sindaco Bianco, e – come a tutti – gli ho rivolto l’invito: “Ciao, lo vuoi un adesivo gratis?”. Lui mi ha risposto “no, grazie”. Però, vorrei dirgli che, se vuole, è ancora in tempo per avere il mio adesivo…».

Twitter: @carmengreco612

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