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Isabella Buscemi, l’analista etnea corteggiata da Londra
Catania – Giovani talenti siciliani crescono e si fanno apprezzare… soprattutto all’estero, purtroppo. Alle soglie dei suoi 25 anni, alla giovanissima catanese Isabella Buscemi è stato offerto un lavoro di analista finanziario nella prestigiosa banca britannica Hsbc ancora prima di laurearsi, ovviamente a pieni voti, alla Bocconi di Milano. «Ho fatto – racconta – il liceo classico al Cutelli a Catania, poi mi sono trasferita a Milano e ho preso prima la laurea triennale alla Bocconi in Management e poi la specialistica, con un Master science in inglese, sempre alla Bocconi, in Finanza. Durante i primi 3 anni di università, ho frequentato un semestre alla National University of Singapore; invece, durante la specialistica, nell’estate tra il primo e il secondo anno ho fatto la mia prima esperienza lavorativa con uno stage a Londra nella banca inglese Hsbc (Hong Kong Shangai Banking Corporation), presente in vari Paesi come banca di investimento. Alla conclusione dello stage, mi è stato proposto di tornare l’anno successivo, una volta completati gli studi, con un contratto a tempo indeterminato. A settembre dell’anno scorso mi sono laureata, ma già da luglio mi ero già trasferita a Londra per iniziare a lavorare col contratto che mi era stato offerto l’anno precedente».
Da un anno, quindi, dopo un cursus studiorum di tutto rispetto, la giovanissima Isabella lavora in questa banca a Londra, anche se poi il coronavirus ci ha messo lo zampino e, a causa del lockdown, la giovane analista lavora in smartworking da Catania, in attesa di tornare in ufficio a Londra: «Sono un’analista, offriamo consulenze finanziarie ad altre istituzioni, io ad esempio ad altre banche ed assicurazioni, per l’emissione di obbligazioni sul mercato primario. Mi occupo di specifiche aree geografiche dell’Europa, principalmente i Paesi nordici, l’Irlanda e la Grecia, presentando ai clienti idee su possibili transazioni che possono effettuare sul mercato e supportando il nostro team interno».
Certo, dagli studi classici su Socrate e Kant alla macroeconomia il passo non è breve: «Sono andata al classico perché mi piaceva questo corso di studi, ma sono sempre stata molto aperta nel considerare varie facoltà. Verso il terzo anno ho sviluppato l’idea di studiare economia per le opportunità che mi concedeva, soprattutto quella di fare esperienza all’estero e ottenere un lavoro in un ambiente internazionale. L’economia è stata quindi una scelta di vita». Forte di un bagaglio di studi, prima a Catania e poi a Milano, veramente formativo, secondo Isabella: «Certamente, però devo essere sincera: la carriera lavorativa è molto indipendente dagli studi, il lavoro si impara sul campo. Gli studi, più che dare nozioni, formano come persona, insegnano la perseveranza, a impegnarsi per ottenere i propri obiettivi, quindi aiutano a forgiare il carattere e l’attitudine verso il mondo lavorativo». Ovviamente, nel caso di Isabella Buscemi, si parla di un ateneo come la Bocconi, eccellenza italiana: «Sicuramente è una università molto più intensa delle altre, le richieste dei professori sono molto elevate e questo spinge gli studenti a dare e a imparare di più. Arrivando nel mondo del lavoro, ho notato di essere stata sempre più veloce degli altri colleghi stranieri nell’apprendere, perché questo mi è stato insegnato all’università. All’estero l’università è un luogo dove si studia qualcosa lontano dal mondo del lavoro: io ho ad esempio tantissimi colleghi laureati in medicina, biologia, psicologia che lavorano in banca come me. L’università viene vista come tutt’altra palestra, di metodo più che di nozioni: io, chiaramente, arrivata in ufficio conoscevo tecniche imparate all’università e questo mi è servito molto, ma non nego che in un paio di anni anche chi ha frequentato atenei all’estero può raggiungere lo stesso livello».
Non preoccupa la giovane Isabella più di tanto la Brexit: «Vedremo cosa succederà a fine anno. Fino a poco tempo fa sicuramente si sentiva di più il problema, ora è passato in secondo piano. Tanti saranno costretti a trasferirsi a Parigi o a Francoforte e ciò spaventava, ma in generale a Londra non si percepisce questo tema. Brexit vuol dire semplicemente che la Gran Bretagna non farà più parte dell’Ue, ma questo le permetterà di sviluppare più relazioni internazionali con tantissimi altri Paesi. Londra continuerà dunque ad essere una città molto internazionale, dove gli inglesi rappresentano una minima parte». In questo momento, probabilmente, a pesare di più è il Covid-19: «Io sto lavorando in smartworking da casa a Catania. Ciò ha pro e contro: se da una parte abbiamo imparato che il lavoro può essere più flessibile, dall’altra sta iniziando a diventare pesante gestirlo da casa, perché il luogo di lavoro è comunque un ambiente di socialità. Inoltre, questa situazione limita la curva di apprendimento, soprattutto per i giovani come me».
Una Sicilia vissuta oggi dallo smartworking ma che comunque resta nel cuore anche quando si è lontani: «Della mia Isola mi manca sicuramente il clima, il mare, la calorosità delle persone. Di contro non mi manca la carenza di opportunità: per me la Sicilia sarà sempre una meta di vacanza, non un luogo dove potrò mai svilupparmi professionalmente. Qui non ci sono grandi banche di investimento internazionali in cui continuare la mia carriera, purtroppo». Un purtroppo che la dice lunga: Isabella Buscemi, infatti, nei suoi progetti ha quello di tornare, se non in Sicilia, sicuramente in Italia. «Pianifico di rientrare in Italia nei prossimi 5-10 anni, la mia vita non sarà per sempre a Londra perché io amo il mio Paese e la nostra cultura non esiste in alcuna altra parte al mondo. Non potrò tornare in Sicilia per mancanza di opportunità professionali, però l’Italia per me è la destinazione». Nessun rimpianto, visti i suoi 24 anni di successi: «Sono molto contenta di tutto ciò che ho fatto, delle opportunità che ho colto. Non credo certo di avere fatto sempre la scelta giusta, ma sono ancora giovane, ho tanto tempo davanti per fare tutto». Nessun volo pindarico come progetto: «Per ora spero di tornare alla vita normale, di godermi la mia esperienza a Londra perché in realtà finora non ne ho avuto la possibilità. Vorrei sperimentare altre aree all’interno della banca perché voglio crescere professionalmente, imparare, migliorare».
Ma il sogno resta quello di tornare in Italia: cosa manca allora al Belpaese per non fare fuggire i suoi cervelli all’estero o per farli tornare? «La cultura del lavoro e gli stipendi che ci sono all’estero, purtroppo. Il nostro Paese è troppo indebitato, ha una cultura imprenditoriale poco sviluppata e questo fa sì che ci siano meno posti di lavoro e che le opportunità altrove siano troppo più affascinanti rispetto a quelle in Italia. Però tantissime persone come me vogliono rientrare. Il problema è che il nostro Paese non offre posti di lavoro che garantiscano lo stesso stile di vita che si conduce all’estero. Vale per la finanza come per la ricerca e per tutti gli altri ambiti». Singapore, Londra: come si vive in queste metropoli? «Singapore è una città meravigliosa e lì ho imparato tantissimo, a destreggiarmi in una cultura completamente diversa: è una città ipermoderna, iperpulita, molto efficiente, l’educazione delle persone è profonda. Certo, è anche una metropoli difficile da vivere come studentessa perché è molto cara. Londra è una città dinamica, internazionale, che offre mille opportunità: tra musei, gallerie e mostre, c’è sempre qualcosa da fare nel weekend. È però una città enorme e dispersiva: credo quindi che sia una città per giovani, ma non immaginerei mai di mettere su famiglia a Londra perché è difficile da vivere logisticamente».
La cosa più difficile, trasferendosi all’estero, resta comunque «l’abituarsi a una cultura completamente diversa, ricrearsi un giro di amici. Non è facile non avere affetti stabili, per questo è sempre bello tornare a casa e ritrovare le persone care di sempre». Ma non per questo ci si deve scoraggiare, anzi: ecco che allora la giovanissima Isabella consiglia ai suoi coetanei «di cercare di realizzare i propri sogni, di cogliere le opportunità, con tanto pragmatismo e avendo il coraggio di andare via ed eventualmente tornare, come voglio fare io. Bisogna però essere proattivi e non sedersi sugli allori ad aspettare che qualcuno serva su un piatto d’argento la vita perfetta». In modo da potere dire, alla soglia dei 25 anni, di «non avere un evento specifico da considerare la mia più grande soddisfazione. Io credo che tutta la mia vita sia la mia più grande soddisfazione: sono una ragazza di 24 anni, laureata senza ritardi alla Bocconi col massimo dei voti, con un lavoro che mi permette uno stile di vita sereno iniziato il giorno dopo la laurea. La mia soddisfazione è avere raggiunto tutto ciò a 24 anni». E scusate se è poco… COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA