Dai suoi studi potrebbe passare la vittoria contro il Coronavirus, l’Hiv, l’Ebola e l’influenza aviaria. Ma lui smorza i toni trionfalistici e con il pragmatismo proprio degli scienziati, riconduce tutto a una questione di proteine e cellule senza scadere nel facile entusiasmo. Con lo stesso piglio concreto e razionale, lui, Giuseppe Balistreri, virologo 43 anni, recita le tappe della sua vita, come i grani di un rosario fatto di impegno e di serietà.
Oggi si divide fra il laboratorio scientifico a Helsinki, in Finlandia e quello a Brisbane, nel Queensland australiano, a migliaia di km da Aspra, il borgo di pescatori vicino a Bagheria in cui è nato. «Ho frequentato il liceo scientifico a Bagheria – racconta Balistreri – poi la facoltà di Biologia all’Università di Palermo, che dava allora la possibilità di avviare stage in altre parti d’Europa. Io scelsi la Finlandia e poco prima di laurearmi, fui invitato dall’università di Helsinki a svolgere lì il dottorato. Non ci ho pensato due volte, il 16 dicembre mi sono laureato e tre giorni dopo ero già a Helsinki».
Da lì, l’inizio di una nuova vita in un mondo unico nel suo genere, con un inverno rigidissimo (la temperatura scende a 30 gradi sottozero) e pochissime ore di luce a giorno.
«Si vive in condizioni climatiche estreme – spiega Balistreri – che mettono a dura prova la resistenza fisica e psicologica. Eppure posso dire con certezza che le difficoltà si affrontano con uno spirito diverso, resiliente come si direbbe in Italia. E poi, in Finlandia non ci sono limiti alla realizzazione dei propri obiettivi professionali, le porte sono spalancate per chi ha buona volontà e competenza».
Da Helsinki, Balistreri nel 2010 si trasferisce a Zurigo per lavorare con Ari Helenius, uno dei più importanti virologi del mondo. «All’Istituto elvetico di Tecnologia – continua Balistreri – ho ampliato i miei studi sui virus e sui loro meccanismi di aggressione all’organismo umano, secondo un approccio che oggi si sta rivelando quello corretto nello studio del Covid19».
Dopo il pensionamento di Helenius, il gabinetto svizzero viene chiuso e Balistreri torna in Finlandia dove diventa capo laboratorio con un proprio gruppo di ricerca. E in quella città fredda ma ospitale, Giuseppe mette al mondo tre figlie. «Sono molto legato alle mie bambine anche se l’approccio genitoriale è diverso da questa parte del mondo, si coltivano le inclinazioni e le aspirazioni di tutti, sin da piccoli, e si viene educati a essere indipendenti. Non è vero che i genitori nordici siano distaccati, semmai sono convinti che i loro figli siano in tutto padroni della loro vita».
In Finlandia, come racconta Balistreri, esiste un sistema di welfare meritocratico: lo Stato garantisce un prestito a chi si iscrive all’università, in modo che tutti i giovani possano affittare una casa e vivere da soli. Il debito dev’essere ripagato non appena ci si laurea e si trova un lavoro, il che succede in maniera semplice. «I ragazzi finlandesi sono motivati a impegnarsi al massimo delle loro possibilità, sono abituati a girare il mondo – aggiunge lo scienziato – grazie anche al fatto di avere imparato sin dalla tenera età, almeno 3, 4 lingue. Tutti parlano l’inglese per cui uno straniero che arriva in Finlandia non deve superare lo scoglio iniziale di farsi capire».
In questo luogo cosmopolita le occasioni di incontro sono innumerevoli, come sottolinea Balistreri. «A Helsinki – aggiunge lo scienziato – puoi frequentare persone provenienti o che hanno contatti con tutte le parti del mondo, come è accaduto a me. Qui ho incontrato una collega australiana e grazie a questa conoscenza è iniziata una nuova fase della mia vita».
Oggi Giuseppe è un pendolare fra la Finlandia e il Queensland, dopo essere stato cooptato in un team di ricerca a Brisbane. Vive a cavallo fra due posti agli antipodi, entrambi ai confini del globo. «Sto lavorando a importanti studi in questi due Paesi – dice – principalmente diretti oggi all’analisi del Coronavirus. Una delle nostre ricerche, oggi famosa in tutto il mondo in seguito alla pubblicazione sulla rivista scientifica Science, riguarda il meccanismo d’ingresso del virus Sars-CoV-2 nell’organismo umano. Abbiamo osservato che, in comune con i piu devastanti virus umani come l’Hiv, l’Ebola e ceppi altamente patogeni di influenza aviaria, questo virus utilizza una sorta di uncino con cui attaccarsi ad alcune proteine cellulari, una delle quali non era prima correlata a questo agente patogeno».
Balistreri fa parte dell’ équipe scientifica che sta lavorando alla realizzazione di una soluzione spray con cui impedire che il nuovo coronavirus aggredisca l’uomo. «L’ipotesi di studio è oggi in fase sperimentale – spiega – il nostro obiettivo è quello di arrivare fra qualche mese a testare questa soluzione sull’uomo, dopo aver superato tutti gli step previsti per le ricerche di questo tipo. Se tutto andasse come speriamo, potrebbe essere il modo per sconfiggere non solo il Covid19 ma spero, in futuro, anche l’Hiv, l’influenza e altri virus letali come l’Ebola».
Da questa prospettiva ha potuto osservare come questi due Paesi abbiano affrontato l’emergenza Coronavirus. «Finlandia e Australia sono in fondo alle classifiche per numero di contagi da Covid19 – dice – i casi sono pochissimi». Ad avere reso possibile questo risultato, secondo il virologo, non sono state solo le ragioni endemiche e demografiche ma anche il modo in cui è stato affrontato il problema.
«In entrambi gli Stati – commenta Balistreri – le reazioni governative sono immediate e tutti rispettano le regole, se viene stabilita una restrizione, tutti si adeguano, nessuno pensa di fare il furbo. In tanti paesi europei, incluso Germania, Francia e Italia, chiaramente non è stato così. Anche per questo penso con rammarico che non mi manca affatto la mia terra e che per me non vedo un futuro laddove sono nato. Ma spero che le persone in gamba che rimangono, e sono tante, continuino ad impegnarsi con entusiasmo. E quando sarà di nuovo possibile riprendano a viaggiare e conoscere il mondo. C’è sempre un posto da scoprire e qualcosa da imparare».