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Il medico siciliano “mago” dell’anca che vorrebbe tornare nella sua Isola

Di Giuseppe Bonaccorsi |

«È stato lì – racconta – che ho iniziato a eseguire i miei primi interventi di protesi d’anca. Sono stati anni di grande lavoro e apprendimento. Allora – spiega Mazziotta – frequentai l’ultimo anno di specializzazione all’Humanitas di Milano, sempre col prof. Grappiolo (che nel contempo era diventato il responsabile della Chirurgia dell’anca) fino a quando mi sono specializzato e Grappiolo mi ha voluto fortemente con sé all’Humanitas di Milano. Fino a oggi sono il suo aiuto». Ma Mazziotta, nonostante la carriera avviata, ha un pensiero fisso che gli gira nella testa. Quello di rientrare in Sicilia e magari dirigere un reparto all’avanguardia di Ortopedia specializzato nelle protesi dell’anca, cura a una patologia che, con l’aumento dell’aspettativa di vita, coinvolge sempre più persone anziane.

«Il mio sogno/obiettivo – aggiunge – è quello di tornare a lavorare nella mia terra e per la mia terra, in una struttura d’avanguardia per la Chirurgia protesica, importando l’esperienza maturata in questi anni e soprattutto il metodo e la cultura “Humanitas” che, a oggi, risulta essere l’eccellenza in Italia e tra le migliori in Europa, e creare una rete di collaborazione e uno spirito di coalizione con tutti i colleghi affinché si possa dare il giusto valore e lustro a una terra, la Sicilia, dalle tante risorse da investire sul proprio territorio». Il dott Mazziotta spera che anche all’Humanitas di Catania presto possa essere previsto un reparto di Ortopedia dove si potrebbero avviare i primi interventi di questo genere, come viene effettuato a Milano anche nel campo oncologico.

Ma qual è il punto di forza del giovane medico di Augusta? «Dal punto di vista chirurgico – spiega – la bellezza di un percorso “rapid recovery” è dato dalla ottimizzazione di ogni tappa del paziente e dalla cura di ogni dettaglio. Dal momento del pre-ricovero, quando il paziente viene studiato ed educato anche con materiale informativo da studiare a casa, al momento del ricovero alla dimissione. L’accesso chirurgico da noi adottato è quello postero-laterale mini-invasivo (dove per mini-invasivo si intende risparmio di osso, utilizzando protesi sempre più piccole, e interessamento al minimo dell’apparato muscolare) che preserva completamente il muscolo medio gluteo (motore dell’anca). Inoltre, la tecnica punta soprattutto dal posizionamento dell’impianto protesico grazie alla pratica della “femur first technique”, ottimizzata dal prof. Grappiolo, che permette di posizionare l’impianto ottenendone la massima performance articolare con grande stabilità e durata dello stesso (che supera ormai i 25-30 anni). Ovviamente, fa eccellenza anche il fatto che il paziente non debba effettuare pre-deposito di sangue (la velocità di esecuzione dell’intervento, il sangue recuperato in sala operatoria e/o dal drenaggio nelle prime 6 ore dall’intervento basta a non avere dei cali importanti di emoglobina)».

L’innovazione della tecnica del dott. Mazziotta consiste anche nell’effettuare nei pazienti un intervento bilaterale dell’anca, qualora ne esistano i presupposti. In questo caso, in poche ore il paziente viene operato e poi dopo tre ore dall’intervento viene rimesso in piedi e col sostegno degli infermieri effettua i primi passi. Nel volgere di 2-3 giorni viene dimesso dall’ospedale. «Anche per quanto riguarda le bilaterali in contemporanea – aggiunge il dott. Mazziotta -, che ovviamente vengono effettuate qualora il paziente lo necessiti per patologia bilaterale, consente di evitare al paziente il doppio ricovero a distanza di 6 mesi – 1 anno dal primo intervento. E anche una doppia anestesia e un doppio stress psicologico. Anche la gestione del dolore viene attenzionata nei minimi particolari. Praticamente, il paziente non lo avverte. Ovviamente, il top si raggiunge con il discorso della immediata ripresa. I nostri assistiti cenano la sera stessa dell’intervento e cominciano a deambulare nel volgere di qualche ora, evitando lunghi giorni di degenza a letto».

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