Notizie Locali


SEZIONI
Catania 15°

Sicilia secondo me

Il Mago Forest: «Adoro la Sicilia e la mia Nicosia, ma non è possibile che la gente non abbia l’acqua»

«La politica non riesce a risolvere il problema». Il comico di GialappaShow racconta la gavetta, Arbore, Frassica e le polpette della mamma . «Ogni volta che torno a casa, vado nella stazione di Pirato da dove sono partito, squattrinato, con la mia valigetta, con i miei sogni»

Di Ombretta Grasso |

Se vi capita di vedere alla stazione di Pirato un omino con una valigia di sogni, non vi stupite: non aspetta un treno, ha già preso quello del successo. E’ Michele Foresta, nato a Nicosia, strepitoso conduttore di GialappaShow su Tv8, con boom di ascolti e successo di critica. Quel Mago Forest dalla battuta rapida e corrosiva, e il cuore conficcato nella sua Sicilia. «Ogni volta che torno a casa, vado nella stazione di Pirato, sotto Leonforte, da dove sono partito, squattrinato, con la mia valigetta, con i miei sogni». «Catania era la nostra città di riferimento – inizia a raccontare al telefono, gentile, disponibile e ironico – Quando ero piccolo c’era a Nicosia la sindrome dell’assenza: qualsiasi cosa tu facessi a Nicosia non c’era. Serve un bullone n. 3? a Catania devi essere. Mi devo fare una visita? Comprare un giubbotto? A Catania dev’essere. Forse era anche una scusa per andare fuori».

Lei cosa ci andava a fare?

«Andavo a teatro, avevo già la voglia di fare questo lavoro e qualche volta scappavo, dicevo a mamma che andavo a comprare i libri ma era una scusa per vedere gli spettacoli, come La smorfia al Metropolitan o le commedie con Pattavina e Musumeci».

Il primo palcoscenico?

«Con un amico di Nicosia, Nino Bonelli in arte Nelson, avevamo 16 anni. Lui era appassionato di magia, ed era riuscito a mettersi in contatto con club di maghi di Palermo. Ce n’era uno  bravissimo, il professor Lombardo in arte Goldin. Facevamo spettacoli insieme negli oratori, nei paesi vicini, era intraprendente. Io ero un po’ irrequieto a scuola, mi sono diplomato in ragioneria con 36 e lode e bacio in fronte. Alcuni prof lanciarono una radio libera, mi dissero: invece di fare il cretino a scuola perché non vieni a farlo alla radio? Ero lo speaker, il dj e un mago che leggeva le carte su amore, salute, lavoro. Una parodia. Non davo mai speranze a nessuno!».

Poi cos’è successo?

«A 20 anni sono andato a Milano, ospite degli zii. Lavoravo in un bar, facevo corsi. Poi ho scoperto   la scuola “Il palcoscenico”, una costola di “Quelli di Grock”, una scuola di recitazione e mimo molto famosa creata anche da Nichetti, con cui poi ho fatto una delle mie prime pubblicità. L’insegnante era compagno di scuola del direttore artistico di Zelig, che allora era un piccolo localino, “L’ultimo metrò”, in viale Monza, e mi ha mandato lì  a fare le mie prime cose, da Gino & Michele. A me sarebbe bastato anche lavorare dietro le quinte, respirare quell’aria».

L’incontro con Arbore?

«Illuminante, la prima pacca sulla spalla per dirmi che ero sulla strada buona. Ma non è stata la svolta, ero giovane, inesperto, non avevo manager. Ho iniziato a fare le seratine nelle pizzerie, nei localini, nei pub, nei villaggi… . Però a “Indietro tutta” avevo incontrato Nino Frassica con cui si è creato un bel rapporto, siamo rimasti amici. Io ero il suo ragazzo di bottega, mi portava con lui alle serate, abbiamo scritto “Come diventare maghi in 15 minuti”. E’ stato molto generoso con me, ho imparato tanto».

La svolta?

Quando Zelig è arrivato in tv, lì ho iniziato a capire che poteva essere il mio lavoro. E a Zelig c’è stato, fortuitamente, l’incontro con i Gialappi con cui lavoro dal 2001. Il segreto del nostro rapporto? E’ l’obiettivo comune, divertire, far ridere. Tra di noi ci sono 25 anni di lavoro sfociato in amicizia, io sono stato testimone alle nozze di Santin e lui lo è stato alle mie. Ho celebrato con la fascia il matrimonio in comune di Gherarducci. C’è un rapporto di stima sincero».

Gialappashow ha grande successo.

«Si cerca sempre di fare le cose al meglio. A volte dipende dal periodo, dal momento. Noi   continuiamo  a fare quello che abbiamo sempre fatto, forse con più consapevolezza, più maturità».

Tra le interviste al suo Caffè letterario ne ha una preferita?

«Al Caffè letterario corretto grappa – rettifica ridendo – ogni intervista è bella e diversa. Bisogna adeguarci al carattere,  al modo di fare, al tipo di  umorismo dell’ospite, questo ci tiene svegli. Uno che non lo fa di lavoro e che mi ha colpito per la simpatia è stato Valentino Rossi».

Il politicamente corretto ingabbia la comicità.

«Ci siamo dati una regola, quella di sempre: se una cosa fa ridere, la diciamo. Quelli che si offendono o fanno minacce preventive sono soprattutto i politici che a volte raggiungono un senso del ridicolo inarrivabile. Basti pensare alle dichiarazioni di Valditara dei giorni scorsi sui femminicidi… C’è da mettersi a piangere! A volte se tu racconti la realtà così com’è fa già ridere».

Mai pensato a un ruolo drammatico?

«Ogni tanto mi propongono ruoli seri, però ho sempre declinato. Mi piace di più usare l’arma della comicità. La scorsa estate sono stato invitato in Vaticano a un incontro tra il Papa e cento comici da tutto il mondo, c’erano Jimmy Fallon, Chris Rock, David Sedaris, una giornata meravigliosa. Il Papa ci ha detto che ogni giorno recita una preghiera di Sant’Agostino che dice: “Dio dammi anche il senso dell’umorismo”. E ci ha lasciati con una battuta bellissima: “Mi raccomando, pregate per me… ma a favore, non contro”»

Forest è “spassu fora e trìulo ‘i casa”, come si dice dalle nostre parti?

«No no, mi diverto moltissimo fuori dal lavoro. Con altri comici? Con Frassica, con i Gialappi, con quelli del GialappaShow. Mi sento spesso con Abatantuono, bravissimo a organizzare cene in cui si ride dall’inizio alla fine. Con Ficarra e Picone siamo amici, abbiamo fatto Zelig insieme e una volta anche una tournée estiva in cui loro si sono divertiti a mettermi in difficoltà, perché io sono un precisino alle prove e con i miei testi. Un comico al quale sono molto grato e con cui non ho mai lavorato è Litterio, perché era il preferito di mio papà, che ora non c’è più. Lui gli ha fatto fare un sacco di risate e lo ringrazio».

Il sindaco di Nicosia si è incatenato per l’emergenza siccità.

«E’ una situazione terribile. Anche nell’ultima manovra ho sentito di aumenti di tre miliardi per il ponte sullo Stretto che chissà se vedremo mai, perché parliamo di fantasy, mentre c’è ancora chi in Sicilia non ha l’acqua. Quando ero ragazzino io, a Nicosia l’acqua corrente veniva una volta a settimana per mezza giornata, dopo 40 anni arriva sempre una volta a settimana ma per un paio di ore. Possibile che non riusciamo ad avere l’acqua per la gente?».

Cosa direbbe al presidente della Regione, al governo?

«La politica siciliana non è riuscita e non riesce a garantire l’acqua ai cittadini, l’appello è al presidente Mattarella: potrebbe gentilmente far avere l’acqua a noi siciliani? Mia madre ha 90 anni e non ha ancora avuto questo piacere. Tutti si sono attrezzati, hanno le giare, le vasche. Una volta c’erano le giarrette di eternit, e si riempivano pentole, bidoni, bacinelle… Ma si può parlare ancora di questo nel 2024? Il problema sono le dighe a secco, senza manutenzione, la rete colabrodo. Nella Sicilia interna c’è un disegno di svuotamento: chiudono i reparti degli ospedali, non aggiustano le strade. In quella che da Nicosia porta alla Palermo-Messina i lavori ci sono da quando ero piccolo».

Cosa le piace della Sicilia?

«La Sicilia mi piace tantissimo, penso che sia uno dei posti più belli del mondo. Potrei citare i Templi di Agrigento, la bellissima Palermo o Taormina, Ortigia, le isole Eolie, tanta bellezza tutta concentrata in una regione. Adoro la Sicilia».

E cosa non sopporta, cosa cambierebbe?

«Le cose da cambiare sono pecche nazionali, è chiaro che nell’Isola, essendoci meno risorse, meno lavoro, vengono amplificate».

Il piatto del cuore?

«Le polpette di mia mamma sono insuperabili, col sugo o in bianco. Negli ultimi anni al forno, per venire incontro alle esigenze del mio colesterolo».

Il luogo del cuore?

«La mia Nicosia, dove abitano mia mamma, mia sorella, i miei nipoti, gli amici di sempre. Sono stato vent’anni a Nicosia, venti a Milano, venti in Veneto, la terra di mia moglie. Mi sento un po’ un siculo lombardo-veneto, ma le radici nella mia Sicilia sono profonde. Torno spessissimo. Finisco le puntate e l’indomani mi catapulto. Passo tutte le feste, le vacanze a Nicosia, vado a vedere il presepe vivente nell’orto dei monaci, per me sono riti irrinunciabili. Vado nella casa dove sono cresciuto. Il luogo dell’anima è quello».

Alla guida di GialappaShow ogni lunedì. Un lunga carriera da Zelig a Fazio, dal 2001 con i Gialappi

Michele Foresta, il Mago Forest, nato a Nicosia, il 22 febbraio 1961, conduce ogni lunedì alle 21.30 (su TV8 e su Sky Uno) GialappaShow, il programma della Gialappa’s Band con Marco Santin e Giorgio Gherarducci che ha conquistato pubblico e critica con ascolti record. Domani, lunedì 2 dicembre, sarà l’attrice Serena Rossi ad affiancare Forest alla conduzione. Fiorella Mannoia, Valentina Lodovini e Salvatore Esposito i super ospiti. Ultima puntata il 9 dicembre, poi “il meglio di” e in primavera la nuova serie.

La popolarità per Forest è arrivata con la partecipazione al Seven Show (1996) poi a Zelig (la prima nel 1997). Lavora con la Gialappa’s dal 2001 in vari programmi: Mai dire Maik, Mai dire Grande Fratello, Mai dire Domenica, Mai dire Iene, Mai dire Lunedì/Mai dire Martedì, Mai dire Grande Fratello & Figli, Mai dire Candid, Mai dire Grande Fratello Show, Mai dire Candid, Rai dire Niùs, Balalaika – Dalla Russia col pallone, Mai dire Talk. Nel curriculum c’è anche il Festivalbar, condotto nel 2006 con Cristina Chiabotto e Ilary Blasi. Nel 2013 ha condotto Zelig Circus con Teresa Mannino. Dal 2019 è ospite fisso al tavolo del programma di Fabio Fazio Che tempo che fa e nel 2022 ha partecipato a LOL – Chi ride è fuori. A dicembre uscirà su Netflix il film “Improvvisamente a Natale mi sposo”, già passato nelle sale, girato a Cortina, regia di Francesco Patierno, con Diego Abatantuono, Carol Alt, Nino Frassica, Elio di Elio e le storie tese. «Un film per famiglie in cui sono il fedele scudiero di Abatantuono, burbero padrone dell’albergo, sono un tuttofare e sono anche un po’ la sua famiglia», spiega Forest. Poi, a inizio 2025, lo vedremo condurre “Lol talent” «dove cercheremo il decimo concorrente che andrà ad aggiungersi a quelli di Lol”.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA