Per Crialese l’attrice catanese interpreterà un episodio di Trust serie della FX tv diretta da Danny Boyle che si gira tra Londra e la Calabria: sei puntate sul rapimento di J. Paul Getty III. «Sono la moglie di uno dei rapitori, donna arrivista, ambiziosa che quasi istiga il marito» dice Donatella. Nel cast Donald Sutherland ( J. Paul Getty – imprenditore, mecenate e fondatore della omonima Oil Company), Luca Marinelli e Giuseppe Battiston.
Crialese è uno dei tuoi registi preferiti.
«Siamo anche amici. Aspetto sempre i suoi film ma ultimamente ha fatto poco. Il fatto di prendere parte a una serie con lui mi fa molto piacere».
È in postproduzione e la vedremo sulle reti Rai all’inizio del 2018 la serie di Marco Risi in sei puntate sul terremoto dell’Aquila: L’Aquila – Grandi speranze, racconto in cui si intrecciano storie familiari.
Come si colloca il tuo personaggio nella serie di Risi?
«La serie è una denuncia anche politica sulla ricostruzione, tocca temi molto forti. Io, Giorgio Marchesi, Giorgio Tirabassi, Valentina Lodovini, Luca Barbareschi, Francesca Inaudi con i rispettivi figli siamo L’Aquila che non si arrende, impegnata per la ricostruzione della città».
E poi l’attrice passerà al film del suo compagno Edoardo Morabito Il provino prodotto Lemur Films, con il sostegno di Sicilia Film Commission. Dopo I fantasmi di San Berillo dove lei era voce fuori campo, la coppia torna dunque a lavorare assieme. «Al momento – dice Donatella – siamo impegnati sul versante produttivo».
Ma puoi anticipare qualcosa?
«Ci sono due protagonisti: lui fa l’attore e racconta un pezzo di vita di una coppia, l’evoluzione della loro storia».
L’appuntamento più prossimo per la Finocchiaro è il set di Mario Martone, Capri batterie: primi del Novecento, mondo contadino e due gruppi di artisti fra la Germania e Capri. Nel film «io sono la madre di Marianna Fontana (una delle due gemelle di Indivisibili), faccio parte di quel mondo contadino arcaico ma sono una madre moderna. Gireremo nel Cilento con alcune scene a Capri».
La stagione si è conclusa con il grande successo di “Tutto quello che vuoi” proiettato nei giorni scorsi a Lampedusa.
«È andato molto bene. Grandissimo Giuliano Montaldo»
Dopo “Andata e ritorno” hai più pensato di fare la regista?
«Per adesso no. La regia è un impegno quadruplo rispetto a fare l’attore ma ci sono delle cose che ha scritto Edoardo e che potrei dirigere io. Si richiede un grande impegno, anche produttivo».
Subito dopo le riprese con Martone, Donatella sarà alla Mostra di Venezia per il film di Bruno Oliviero Nato a Casal di Principe che partecipa alla sezione “Cinema in giardino” ed è in calendario il primo settembre. In uscita, il 21 settembre, anche il film girato due anni fa Tulips, produzione italolandese. A seguire Beate cui prende parte (come nel film di Oliviero) anche Lucia Sardo che in “Beate” fa la zia di Donatella. Diretto da Samad Zarmandili, il film è la storia di un’operaia quarantenne con una malformazione al piede che lavora in una fabbrica le cui operaie vengono messe in cassa integrazione.
Quanto al film di Venezia Nato a Casal di Principe, è ispirato al romanzo di Amedeo Letizia e Paola Zanuttini. Lo stesso Letizia è il produttore.
Come andata sul set?
«Bruno ha proprio voluto fare il film. Ha fatto un lavoro straordinario con i ragazzi che recitano nel film. Anche io e Massimiliano Gallo siamo stati coinvolti. Io sono la madre di un diciottenne scomparso che vive nell’ansia delle ricerche, cerca di capire cosa è successo. Il ragazzino non è stato mai ritrovato. Una storia vera». Paolo Letizia fu rapito nel 1989 e non si è saputo nulla di lui.
Stai lavorando molto. Ambienti duri per lo più ma i tuoi ruoli sono abbastanza vari.
«Per non annoiarci dobbiamo variare. Col cinema sempre meno ruoli belli ma io non mi posso lamentare. Faccio due belle serie tv».
E tua figlia, la piccola Nina?
«La porto quando posso. Ma proprio sui set ancora no, è troppo piccola».
A Linosa intanto giornate di mare e di vacanza.
«Qui ho passato uno dei periodi più belli della mia vita. C’è silenzio assoluto, niente auto. L’isola è nera come Catania e questo particolare, assieme all’odore del mare, alle alghe, mi riporta all’infanzia. C’è poca gente rispetto a Lampedusa. I linosani sono persone di grande calore. Appena sbarcata mi sono sentita avvolta da un’atmosfera festosa».
Un ritorno a casa?
«Niente locali, tanta pace. Ci veniamo per questo».