Dai gol all’Antico Corso a Catania fino al Cambridge United Fc: così Dario è riuscito a realizzare il sogno di fare l’allenatore di calcio

Di Nunzio Casabianca / 12 Febbraio 2024

Quel biglietto di sola andata gli ha cambiato la vita. Marzo del 2011, Dario Seminerio s’imbarca sul Catania-Londra, destinazione Cambridge, con un grande sogno nel cassetto: fare l’allenatore di calcio. E c’è riuscito. Con la forza di volontà, con il lavoro, lo studio, la passione e una grande, grandissima, determinazione. La sua storia (raccontata anche sul blog di Filippo Galli, ex campione del Milan, oggi grande amico di Dario) ha quasi dell’incredibile.

Una scelta forte. Ce la racconti.

«Confucio insegna: “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita”. Questo è sempre stato il motto che ha guidato le mie scelte, credendo che se il lavoro nobilita l’uomo, il lavoro dei sogni nobilita l’anima. Fin dalla mia infanzia il calcio ha avuto un ruolo significativo, era la posizione sociale del quartiere dove sono cresciuto, il quartiere Antico Corso di Catania. Se sapevi giocare ti aspettavano le partite quelle “serie”. Se sapevi giocare, non avevi bisogno di scontrarti con la dura realtà del quartiere, spesso macchiata da un profondo disagio sociale. Se sapevi giocare, sapevi che oltre il calcio c’era ancora il calcio. E a me bastava solo quello. Il pallone era il mio vero amico, lo sfogo quotidiano, la realtà prima ancora dei sogni. Crescendo ho iniziato a calpestare i polverosi campi siciliani, neri come la cenere dell’Etna, con il fuoco della passione dentro di me. Ho coltivato le mie esperienze in diverse società dilettantistiche locali ed è lì che ho appreso il fondamento del sacrificio, la dedizione e l’umiltà che hanno plasmato l’uomo che sono oggi. Realizzando che la sola passione poteva limitare le mie risorse, ho deciso di istruirmi e perseguire il sogno di diventare un allenatore professionista».

Dario con Filippo Galli

Quindi la decisione di partire.

«Sapevo di dover cercare altrove, fuori dalla mia Sicilia, perché le possibilità di crescita nella mia amata terra erano ben poche per un uomo ambizioso e competitivo come me. Consapevole di questo, 13 anni fa, ho preso i miei sogni e li ho messi in una valigia piena di speranze. Ho scelto Cambridge, una cittadina di 150 mila abitanti con prospettive di lavoro elevate e un vivere tranquillo, per non allontanarmi troppo da Londra (l’unica metropoli al mondo che ha ben 14 clubs nel calcio professionistico inglese)».

Come ha fatto all’inizio?

«Non sapevo parlare l’inglese, non avevo una casa, non conoscevo la cultura e la realtà del posto. Da qui in poi ho ricominciato da zero. Ho iniziato la mia avventura calcistica inglese in una società di National Conference (l’equivalente della nostra Serie D), l’Histon FC, allenando gli Under 16. Nel frattempo, ho investito tutti i miei risparmi sulla mia formazione personale, iniziando un percorso impegnativo ma avvincente verso il raggiungimento del patentino Uefa A, Fa Advanced Youth Awards e Uefa B in Futsal.

E si è pure laureato.

«La competizione in terra anglosassone è spietata ed ho subito capito che una laurea specifica nel settore mi avrebbe aperto tante altre porte. Ho quindi intrapreso gli studi universitari continuando a lavorare a tempo pieno nel calcio. Ho così completato una laurea triennale BSc Sport, Fitness and Coaching alla Open University di Cambridge, e successivamente una specialistica Master of Science (MSc) in Football Coaching Performance alla St. Marys University a Twickenham».

Poi il salto di qualità.

«Dopo tre anni indimenticabili all’Histon FC, fatti di crescita personale ed esperienze memorabili, come diverse tournée in giro per l’Europa, si è presentata l’opportunità di progredire e lavorare per il Cambridge United ricoprendo negli anni diversi ruoli nel coaching dagli Under 9 fino agli Under 18. Il Cambridge United è diventata così la mia casa per i successivi nove anni, un punto di lancio verso una crescita costante. Tra il 2017 e il 2019 ho anche intrapreso un’esperienza aggiuntiva nella prima squadra dell’Haverhill Rovers, società semi professionistica militante nell’equivalente della nostra Promozione. Successivamente ho deciso di formarmi come relatore presso la Football Association (FA), abilitandomi come tutor di corsi Futsal e Uefa C nel calcio. Queste esperienze hanno arricchito la comprensione della cultura inglese e quindi ho capito che il coaching deve integrarsi con il management e la leadership».

Poi un altro step di crescita.

«Sì, nel 2019 ho iniziato il percorso di “phase lead” (sempre al Cambridge United) che mi ha portato oggi a ricoprire la mansione di responsabile tecnico della fascia Under 13-Under 16. Grazie allo studio e alle esperienze ho attuato la metodologia “game based approach”, che si contrappone all’approccio tradizionale perché si basa su una pedagogia non lineare nella quale l’atleta si forma attraverso il gioco e la sua relazione con l’ambiente. In ogni seduta di allenamento si promuovono esercitazioni e partite a tema in cui devono essere sempre presenti le condizioni reali del gioco: continuità, direzionalità, relazione tra compagni di squadra e la presenza di avversari. Il tutto mirato alla formazione del calciatore e alle sue abilità di saper scegliere e risolvere problemi durante le varie fasi di gioco. Così facendo, ho ideato degli “Small Sided Tournaments” che ho chiamato “Amber Super Cup” per le varie categorie giovanili, un evento apprezzato da varie società professionistiche come Arsenal, West Ham, Tottenham, Watford, tanto per citarne alcune. Questi tornei comprendono un massimo di 16 squadre di diverso livello, dove si giocano continuamente mini partite da 12 minuti con una pausa massima di 2 minuti tra una gara e l’altra. Questi tornei formativi hanno sostituito una delle sedute di allenamento all’interno del nostro programma settimanale. Ho iniziato il primo torneo con sole 6 squadre per le categorie Under 12 e Under 13, riuscendo adesso a ospitare fino a un massimo di 16 squadre per categoria, dagli Under 11 agli Under 15, incluso squadre estere provenienti dall’Olanda e dall’Irlanda».

Dario Seminerio al lavoro

Oggi Dario Seminerio si sente realizzato? È felice?

«Sono trascorsi 13 anni di lavoro e studio, seguendo il principio che lo sport insegna a non accontentarsi mai, viceversa la noia e l’abitudine fossilizzano la mente e il corpo. Non è stato facile, non lo è tuttora e non lo sarà in futuro. A volte non basta solo il coraggio e la determinazione per oltrepassare le diversità, bisogna sapersi adattare con umiltà. Io credo di averlo fatto con sincerità. Grazie all’amore per questo sport sono riuscito a coniugare passione e lavoro ed è ciò che mi rende fiero. Soprattutto perché non dimentico le mie origini e il mio percorso, tutte cose che mi hanno reso oggi un uomo felice».

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo