Clarissa Geraci, 31 anni, carabiniere nel Dna. Figlia e sorella «d’arte». Destino ha voluto che anche il suo compagno fosse un collega. Insomma la sua vita è stata ed è pane e arma. Il vicebrigadiere ama l’azione e la strada. E infatti da due mesi è in servizio al Nucleo Radiomobile. «Noi gestiamo l’intervento quando il fatto è ancora caldo. cerchiamo di affrontare i criminali e di proteggere le persone deboli», dice. In pochi secondi Clarissa deve decidere come agire a seconda del caso in cui sono chiamati a entrare in azione. Il suo ruolo – quando è a bordo – della gazzella è di capo equipaggio. Scippi, rapine, furti. E tanti maltrattamenti in famiglia. In questi sessanta giorni, purtroppo, la vicebrigadiere è entrata in contatto con molte vittime.
«Essere donna in questo mi ha aiutato molto», ammette. «Quando una donna maltrattata vede scendere dall’auto due uomini tende a chiudersi, invece alla presenza di un carabiniere donna tende ad aprirsi, a raccontare». Così è successo qualche giorno fa, quando Geraci è intervenuta in via Plebiscito dopo la segnalazione di un uomo che stava distruggendo a martellate un’utilitaria parcheggiata. «Non è stato semplice, ma piano piano la ragazza mi ha raccontato che dietro quel litigio c’era molto di più. C’era un passato che però non aveva mai trovato il coraggio di denunciare». Però il vero segreto, secondo Clarissa, è la «squadra». «La donna da sola l’uomo con la mazza non lo riesce a gestire ma con i miei colleghi abbiamo raggiunto un doppio obiettivo, quello di fermare l’uomo e di riuscire a ottenere la fiducia della vittima». «Lo ripeto è la squadra che fa tanto». «Collaborare con i miei colleghi uomini mi dà molta forza. Io da donna coadiuvata dalla mia squadra che è composta da cinque uomini fa tanto. In un certo senso mi senso protetta dalla mia squadra».
Essere donna per Clarissa è un punto di forza. E non di debolezza. Ma non solo per affrontare situazioni da codice rosso, ma anche criminali comuni. «Essere donna mi aiuta – dice – perché il cittadino si rivolge a una donna sempre diversamente. L’ho notato spesso con tanti uomini quando vedono arrivare me fanno un passo indietro». E aggiunge: «A differenza di quello che si può pensare l’aspetto femminile è sempre ben visto, forse perché in noi donne vedono un profilo materno e caldo». Geraci è riuscita a scardinare anche gli esponenti del cosidetto sesso forte. «Spesso succede con gli uomini un po’ più chiusi che riesco a farli aprire e parlare».
La giornata professionale di Clarissa non è mai la stessa. Il turno in autoradio può variare a seconda degli obiettivi che vanno dal controllo del territorio e prevenzione dei reati. Operare su strada significa avere la capacità di gestire la dinamica dell’intervento – che può arrivare da una segnalazione del 112 Nue o in real time durante un’attività di perlustrazione – e poi di finalizzarlo. Anche dal punto di vista tecnico-giuridico. Non c’è tempo di annoiarsi insomma.
Geraci è stata tre anni nell’Esercito. Poi nel 2017 ha deciso di fare il concorso per accedere all’Arma dei carabinieri. A novembre 2018 ha indossato la divisa che sente come una seconda pelle. Cosa ha detto papà quando ha saputo che avrebbe seguito le sue orme? «Era felicissimo. Anzi di più», dice.
Clarissa prima di arrivare al nucleo Radiomobilea San Giuseppe La Rena ha prestato servizio alla Stazione di Giarre. Anche lì inseguimenti a sirene spiegate e interventi. Di una cosa la vice brigadiere è certa: «Le parole hanno più forza di un’arma. Saper gestire le persone con le parole secondo me è molto meglio».