Catania – Se non l’unico, di certo, uno dei rarissimi “casi” in Italia quello della catanese Antonella Sgroi. Donna volitiva, versatile, dall’intelligenza luminescente, coltiva numerose passioni, due antipodi, imprescindibili: il notariato e lo yoga. Quest’ultimo, con la pratica costante, infonde benessere psicofisico e dal tappetino alla vita rivoluziona l’esistenza. È diventato il “suo” modo di stare al mondo, anche nella professione.
Notaio e maestra di yoga: come sono nate e “cosa” alimenta le sue due passioni?
«Il notariato è stato la grande passione della mia vita e ci tengo a precisare che nella mia famiglia non ci sono stati e non ci sono altri notai. Già all’università mi sentivo attratta da questa professione e appena laureata ho frequentato uno studio notarile per il periodo di pratica biennale. Poi, per motivi familiari, non ho fatto il concorso, ho iniziato un altro lavoro presso un ente pubblico. Tuttavia ero sempre insoddisfatta, mi sentivo di aver tradito un ideale e così, verso i trent’anni, già madre di due figli, ho dato credito a questo forte richiamo riprendendo gli studi e iniziando a frequentare la scuola del notariato a Catania. È stato un periodo duro: il lavoro, la famiglia (senza la cui collaborazione non avrei potuto farlo), la frequenza alla scuola e tanto studio, quasi esclusivamente di notte. Ma la passione era immensa, una sorta di attrazione, sentivo con chiarezza che era la mia strada, che stavo vivendo la mia “leggenda personale”, come l’Alchimista del libro di Coelho. Così l’universo ha risposto e quello che era un sogno si è realizzato. Ho sempre vissuto la professione come un “servizio”, mi piace lavorare a contatto con le persone e contribuire alla realizzazione dei loro progetti. L’essere “super partes” è la cosa che mi ha maggiormente attratto e che ancora mi attrae della professione notarile, questo non dover sposare la tesi dell’uno o dell’altro ma, al contrario, ricercare l’equilibrio fra le parti, sempre con la libertà di poter essere se stessi, di mostrare la propria identità, di esplicitare i propri valori etici e di non dover emettere alcun verdetto o giudizio. Lo yoga è arrivato dopo, in età matura, verso i quarant’anni. Sono rimasta affascinata dal rapporto corpo-mente-spirito sotteso alla pratica di yoga. Ma la mia passione è esplosa quando mi sono resa conto di una cosa straordinaria della quale sono ancora incantata: il sistema filosofico che è alla base dello yoga viene trasmesso e viene appreso attraverso la pratica. Ho intrapreso un corso di formazione con la Federazione Mediterranea Yoga e ho avuto la fortuna di poter fruire degli insegnamenti di grandi Maestri fra cui Antonio Nuzzo, Willy Van Lysebeth, Rosanna Rizzi, Francoise Berlette, Wanda Vanni e Barbara Woheler».
Notariato e yoga, due attività agli antipodi. È possibile conciliarle?
«Sicuramente è possibile, io ne sono l’esempio vivente. Quando ho intrapreso il corso di formazione facevo dei lunghi seminari full immersion di alcuni giorni e alla ripresa del ritmo lavorativo avvertivo qualche difficoltà a rientrare negli “schemi”, percepivo degli spazi vuoti. Ne ho parlato ai miei maestri i quali mi hanno rassicurato che pian piano sarei riuscita a conciliare i due “mondi”. E così è stato. Tutte le tessere del mosaico sono andate al loro posto. Lo yoga è uno stile di vita, non è l’esteriorità della tua vita ad essere cambiata, a meno che non ci siano dei rami secchi da tagliare, quello che cambia è il tuo modo di rapportarti alle cose».
Da una parte il “sigillo notarile” dall’altra il “sigillo dello yoga” (Yoga Mudra Asana). Quali le possibili connessioni?
«La parola sigillo deriva dal latino “sigillum”, diminuitivo di “signum”, segno. Segno distintivo di riconoscimento del notaio, il sigillo prova l’autenticità del documento, ne attesta la provenienza da un pubblico ufficiale la cui autorità è giuridicamente riconosciuta. Sigillare vuol dire anche chiudere ermeticamente. Nel Cantico dei Cantici, poema biblico che celebra l’amore, è scritto “mettimi come un sigillo sul tuo cuore” (frase ripresa da Battiato in una sua canzone); il cuore, considerato centro della vita affettiva e volitiva, viene “sigillato” dall’amore per l’altro. Ed è in quest’ultima accezione che ritroviamo il “sigillo” nello yoga. Contrazioni muscolari in specifiche e determinate parti del corpo con l’intenzione di risvegliare e trattenere l’energia “sigillandola” all’interno del corpo stesso. Yoga Mudra Asana è una delle posizioni che attiva e mantiene l’energia nella parte centrale del corpo e ci porta a connetterci con cielo e terra. È una posizione nella quale le mani sono poste dietro la schiena e le dita sono intrecciate fra di loro mentre il busto è piegato in avanti e la fronte va verso terra. Ma, vista la domanda, vorrei accennare anche a quelli che vengono chiamati i “sigilli nascosti dello yoga”, i Bandha: contrazioni muscolari che hanno il compito di riequilibrare la pressione interna a livello pelvico, diaframmatico e della gola. Queste contrazioni, che vengono attuate volutamente ma che spesso si realizzano spontaneamente in alcuni asana, determinano radicamento, stabilità ed equilibrio; risvegliano l’energia e la “sigillano” nel corpo».
In che modo lo yoga giova (anche nella professione) al risveglio della coscienza, all’imparzialità, all’indipendenza, alla correttezza?
«Jung ci ha insegnato: “Chi guarda fuori sogna. Chi guarda dentro si sveglia”. Viviamo in un mondo illusorio che ci impedisce di vedere oltre le apparenze. Occorre saper guardare dentro il proprio cuore e confrontarsi con la propria anima. In questo ci aiuta lo yoga il cui fine ultimo è la meditazione: sedere nel silenzio e nell’immobilità seguendo con pazienza il fluire del respiro, mantenere la presenza costante nel “qui ed ora” senza cadere nei ricordi del passato o nelle preoccupazioni per il futuro. Questo allenamento ci porterà a stare in noi stessi con consapevolezza, non solo quando siamo seduti a praticare ma in ogni circostanza della vita».
In un momento storico in cui la disciplina dello Yoga si sta diffondendo a macchia d’olio, con un’inarrestabile proliferare di corsi e “maestri”, in che modo è possibile affidarsi (riconoscendolo) ad un insegnante qualificato?
«Di sicuro non basta andarsene per qualche mese in India o fare un corso veloce, magari online, per diventare insegnante di yoga. Non esiste ancora un riconoscimento giuridico che ci possa aiutare ma esiste un organismo europeo (Union Européenne de Yoga) che controlla la durata quadriennale e il programma dei corsi di formazione. Quindi chi si propone come insegnante intanto deve essere in possesso di un diploma e poi sarebbe opportuno controllare che l’ente che gli ha rilasciato il diploma faccia parte di questo organismo europeo, così come le più importanti federazioni yoga d’Italia. Oltre a questo aspetto professionale, è importante capire se questa persona vive secondo l’etica della filosofia yoga. Siamo in un ambito delicato, nessuno può trasmetterti ciò che non possiede o ciò che non ha sperimentato. Usiamo anche il nostro intuito perché l’insegnante di yoga, durante la pratica, parla alla parte più profonda di noi. La disciplina yoga può essere praticata da tutti. I suoi benefici sono infiniti, con la sua pratica, costituita da un complesso di esercizi psicofisici e da tecniche di respirazione, tende al raggiungimento della consapevolezza del nostro corpo e dei nostri processi fisiologici e mentali.
Il centro yoga nel quale pratico e insegno è gestito dall’associazione Centro Fiore di Loto di cui sono presidente. In questo centro pratichiamo Hatha Yoga seguendo la tradizione del maestro Andrè Van Lysebeth. Inoltre organizziamo seminari e conferenze aperte a tutti allo scopo di diffondere lo yoga, la corretta nutrizione, le terapie alternative per il benessere e la cura della persona e altre discipline il Tai Chi, il Qi gong, la Ginnastica posturale, l’Astrologia, la Filosofia orientale. Insomma le passioni non finiscono mai ed è bello perché, per dirla con Cesare Pavese, finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo».