E’ la storia di Alessio Zappalà, catanese, 33 anni. Emigrato all’età di 6 anni con mamma e papà (anche lui cuoco) in Lussemburgo e oggi apprezzatissimo chef della nostra ambasciata nel minuscolo Granducato. «Il complimento più bello – spiega Zappalà – me lo ha fatto l’ex ministro degli Esteri Moavero quest’anno durante una visita in ambasciata. Mi disse che si parlava di me e della mia cucina anche a Roma…».
In effetti la scelta dell’ambasciatore Rossella Franzini, caduta due anni fa su Zappalà, era stata preceduta da accurate “ricognizioni”. «Aveva sentito parlare di me perché facevo gare tra chef con ottimi risultati e mi ha voluto conoscere. Il… colpo di fulmine è stato per la caponata. L’ambasciatore è marchigiana e ama la cucina regionale. Voleva portare in tavola la Sicilia e adora la caponata. E’ stato un biglietto da visita migliore di tante referenze».
Cucinare per persone importanti e rappresentare la cucina italiana può rappresentare un vero e proprio sogno. «Da questa ambasciata sono passate tante personalità e abbiamo avuto tanti ospiti: gli ambasciatori cinese, russo, indiano, giapponese. Nel 2018 il Milan al completo. Poi la figlia della Carlucci, che è un notissimo architetto, direttori artistici di grandi teatri… E’ chiaro che dobbiamo rispettare un cerimoniale ben preciso che vede anche una regola non scritta ma importante, quella di non prendere confidenza con gli ospiti. Poi è sempre l’ambasciatore che mi presenta orgogliosa perché con gli altri chef delle ambasciate in Lussemburgo c’è grande competizione e noi… siamo i primi per cibo e cura dei particolari. Lei ci tiene tanto, mi ha sempre dato anche tanti consigli».
Cibi di… rigore nelle cene ufficiali? «La caponata non deve mancare mai, l’ambasciatore gradisce molto anche la selvaggina, il cinghiale, la pasta fresca e i prodotti italiani di eccellenza come salumi o formaggi. Una cosa è invece…. vietata: la pasta lunga. Meglio evitarla per non cadere in incidenti… diplomatici sugli abiti». Zappalà quest’anno è venuto nella sua Catania solo due volte di cui una per il congresso nazionale dei cuochi. «Il nostro mare mi manca tantissimo, ma sono orgoglioso di quello che faccio qui, anche se lontano da casa. Mi occupo di tante cose, tengo corsi per altri chef, scrivo di cucina su un sito e poi gli eventi curati dall’ambasciata sono tantissimi. Per ricordare le mie origini a volte preparo l’ “Etna in un boccone” a base di riso stracotto e nero di seppia. Ed è sempre un successo…».