E anche Roberto Paternò di Biscari ci ha lasciato. E io sono un po’ così, come si dice nel sud-est “con due cuori”. Da una parte la solita stilettata al cuore di un pezzo importante della Catania aristocratica che se ne va (Catania aristocratica molto più decantata e raffinata di quella palermitana, anche se le parentele non mancano). Dall’altra la voglia di ricordarlo con allegria, nella speranza che quella Catania non stia scomparendo e che in qualche modo conservi la lezione di eleganza che ci hanno tramandato.
Oggi, per esempio, tutti parlano del “rural-chic”, si trasferiscono tutti nelle masserie di campagna perché è la nuova moda: i casali, i bagli. Ma molti di questi non sanno che l’aristocrazia siciliana vera è sempre stata agricola, campagnola, che viveva la mondanità cittadina come un passatempo. E in questo Roberto Paternò di Biscari era un maestro. Fu uno dei primi a comprendere l’importanza dell’agricoltura nostrana, e si spese tantissimo per la promozione dell’olio dell’ulivo cipressino. Oggi fare olio nelle proprie tenute è un passatempo biochic, invece il principe Roberto era profondamente legato alla terra (è la terra, il feudo, che dà la vera nobiltà) e la sua passione per la produzione dell’olio era nient’altro che perpetuare una Tradizione che in pochi potevano capire. Iniziò nel 1985, quando ancora la città era spersa nei letti di rucola e nelle pennette alla vodka. Molti non lo sanno, ma chi si trasferisce in campagna nel nome del biogreen a km0 non sta facendo altro che imitare un modello, che è quello del principe di Biscari.
Restano sempre meno, di questi grandissimi signori che con la terra hanno avuto un rapporto altissimo, quasi metafisico. Mi piace fare il nome di alcune delle nuove generazioni, proprio per non disperare e per dare come perso il legame tra la campagna e nobiltà. Franz Mannino – che abita in un agrumeto a Paternò -. La splendida padrona di casa e forse una delle donne più potenti della Sicilia orientale: Francesca Maraviglia – nelle sue terre a Viagrande. Francesca Penna di Portosalvo, sempre in bilico tra metropoli e casali. I Bonaccorsi di Reburdone, che nelle campagne del sud est sono delle istituzioni tra Castelluccio e Marzamemi.
Questo per dire che il principe Roberto Paternò di Biscarsi, inconsapevolmente, e con tutto l’understatement ovvio in chi appartiene a famiglie che hanno fatto la storia della Sicilia, è stato un precursore di un trend che oggi è diventato di grandissima moda. Ma la moda, qui, non interessa. Interessa una maniera di vivere che in tanti hanno dimenticato e che in pochi continuano fortunatamente a sentire nel sangue. Buon viaggio caro Principe.