A 18 anni il militare, dove guadagna qualcosa facendo qualche barba, e al suo ritorno a Randazzo avvia la sua attività, inizialmente da solo, a domicilio, poi in società con altri colleghi. «Avevamo fondato una cooperativa, eravamo in 24 – ricorda – dislocati in 4 esercizi del paese. Poi molti hanno lasciato e io ed un collega abbiamo aperto questo salone. Per 29 anni siamo rimasti in due, poi ho continuato da solo».
Sul cavalluccio in ferro e con la seduta in pelle, ormai logora, sono saliti migliaia di bambini di Randazzo, molti oggi 50enni, che continuano a frequentare quella sala anche solo per una “sistematina” ai capelli. Da quella bottega nel cuore della città medievale, sono passate intere generazioni.
«In tanti, negli anni – afferma don Peppino, con un pizzico di malinconia – hanno però lasciato il paese e sono emigrati. Ma quando tornano per le vacanze passano a trovarmi. I miei clienti sono perlopiù anziani anche se c’è qualcuno di mezza età che viene, ma io – sottolinea – sono in grado di fare anche i tagli alla moda. Adesso – dice – è tutto più semplice, bastano due colpi di forbice per fare l’acconciatura del momento, ma non voglio parlare male dei colleghi. Anzi – aggiunge – hanno il merito di portare avanti un mestiere che, purtroppo, i giovani scelgono sempre meno. Una volta a Randazzo c’erano anche calzolai e sarti, adesso non è rimasto quasi più nessuno».
Nel salone di don Peppino tutto mostra i segni del tempo e l’arredamento è quello d’epoca, di oltre mezzo secolo fa. Tra gli attrezzi anche veri e propri cimeli come una macchinetta manuale d’origine tedesca con la quale durante la guerra ha tagliato i capelli ad un tedesco e che ancora oggi – su richiesta – utilizza. Tanta passione ma anche la necessità di arrotondare la pensione spingono il barbiere più anziano d’Italia, una moglie e due figlie, a non smettere di lavorare. «Ho una famiglia sulle spalle – spiega – e mia moglie ad 84 anni non percepisce alcuna pensione, le mancano 14 anni di iscrizione. Altrimenti non ci sarebbe stata la necessità di continuare. Certamente non posso andare avanti fino a 100 anni, ma cercherò di tirare fino a quando posso». Termina la rasatura dopo Peppino, spruzza il dopobarba al cliente che soddisfatto ci mostra il viso e commenta: «Ha visto? Un pelo in faccia non me l’ha lasciato e certe volte mi fa la barba anche senza occhiali». «Certo – interviene ironico il barbiere che della perfezione ne ha fatto il suo mestiere – da un 92enne si aspettano questo e, forse, anche di più».