Montalbano Elicona (Messina) – Far rivivere un mondo fatto di re e regine, principi e principesse, ma che non sia solo un mondo di fiabe. Bensì un mondo vero, concreto. Tanto reale da poter persino creare economia e occupazione; che sia, quindi, un motore pulsante e non mero oggetto di contemplazione. Potrebbe essere un sogno, d’accordo. Ma fra i tanti luoghi, in Sicilia, in cui i sogni sembrano di casa, Montalbano Elicona è terreno assai fertile per dare forma e sostanza ai sogni.
I borghi medievali nella nostra isola sono tanti, ma Montalbano è stato nel 2015 “borgo dei borghi”, titolo che condivide solo con Gangi e Sambuca. E proprio a Montalbano, in estate, il tempo scorre all’indietro e il suo straordinario borgo medievale si anima. Per due giorni il rullare dei tamburi annuncia i coloratissimi cortei che snodandosi dallo stupendo maniero, rievocano interminabili il tempo dei re e delle regine, dei principi e delle principesse. Ma, come in una fiaba, ad un certo punto le lancette dell’orologio non sono tornate al loro posto riportando tutti al secolo dei social e dell’intelligenza artificiale e hanno invece continuato a correre all’indietro, veloci, verso un tempo che non c’è più se non proprio nelle fiabe.
Opera di una fata? Certo. E chi mai potrebbe avere tanto potere sullo scorrere del tempo se non una maga in carne e ossa…..?A Montalbano chi potrebbe essere la “maga del tempo” lo sanno tutti. E’ Katia Foti che da anni investe buona parte del proprio tempo per compiere attente ricerche nelle pieghe dei libri di storia e nelle pieghe dei pesanti abiti che indossavano re e regine, principi e principesse.
«Io sono assolutamente autodidatta – spiega serena – cerco solo di studiare la storia dei costumi e mettere in pratica una ricerca e l’evoluzione. Faccio la sarta e per questo le associazioni locali, che fanno tanti sforzi per organizzare tra mille difficoltà eventi come il presepe vivente e il corteo medievale, sono venute da me per cominciare a realizzare qui stesso, a Montalbano, quello che serviva per far rivivere il passato, cioè quegli abiti che indossano i figuranti in quelle manifestazioni». Katia Foti non si ferma allo studio dei costumi ma la ricerca va oltre, ai tessuti e ai colori: «Sui tessuti studio da diversi anni. All’epoca principalmente erano in lana, lino e canapa. Con una tessitura a tavoletta, seguendo il sistema vichingo che ho realizzato, ci vuole, pensate, mezz’ora di lavoro per tessere appena 10 centimetri. Per ora quindi è impossibile pensare di realizzare costumi completi con le tecniche antiche».
Già, ma sui colori la “maga” Foti prende il largo con una ricerca che la porta in mezzo ai boschi di Montalbano, luogo adatto per maghi, elfi ed esseri soprannaturali. Katia scruta la natura per ritrovare i colori naturali che si usavano nel tempo che fu. «Le erbe aromatiche nel medioevo diventavano coloranti per vestiti. Origano, menta, salvia, lavanda, rosmarino. Diverse radici come la robia pellegrina selvatica che diventa un colore rosso mattone con un procedimento di essiccazione. L’ortica, erba medicinale, diventa un colorante verde. Dalla “galla”, che è una reazione della pianta attorno alla puntura di parassiti, essiccata, si può trarre un color senape scuro. Abbiamo in corso un progetto con la Facoltà di Agraria di Catania per la produzione di piante tintoree. E crediamo molto nel potenziale del nostro patrimonio naturalistico».
Ecco, arriva il passaggio ulteriore. «Sui Nebrodi c’è un grande potenziale, che può diventare volano di sviluppo economico. Abbiamo costituito una associazione (“Medioexpo”) e una coop agricola sociale (“Hand made Montalbano”) per sviluppare dal punto di vista commerciale i prodotti della terra e soprattutto la nocciola. Vorremmo che diventasse per Montalbano quello che il pistacchio è per Bronte. Un vero richiamo internazionale dal punto di vista gastronomico. Il senso degli sforzi che stiamo facendo insieme ad altre donne appassionate di storia e desiderose di veder crescere economicamente questo paese è proprio quello di fare impresa. Riscoprire il passato per sfruttarlo economicamente. Qui è difficilissimo fare rete, c’è molta diffidenza, ma ce la dobbiamo fare, per noi, ma soprattutto per i nostri giovani che sono costretti ad andare via. Quante persone potrebbero lavorare sfruttando tutto quello che viene dalla natura e dal nostro passato. Ho ricevuto tante offerte per andare a sviluppare tutto questo in altri paesi, ma io voglio rimanere qui, assieme alle mie amiche».
“Maga” Katia il suo fortino l’ha già realizzato, quel laboratorio-museo dove buona parte dei costumi d’epoca e i telai antichi sono lì a raccontare di re e regine, principi e principesse. E sembrano così vivi che potrebbero cominciare a raccontare, per esempio, del matrimonio sfarzoso fra Federico III ed Eleonora d’Angiò. E ne avrebbero davvero di cose da raccontare…