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Tra follia, genialità e arte: la vicenda di “Filippu di li testi” e il “castello incantato” di Sciacca

Di Giulia Imbrogiano |

Il nostro sguardo assopito dal sonno della quotidianità non sempre ci permette di vedere le bellezze che stanno davanti ai nostri occhi e spesso serve lo sguardo straniato di un visitatore straniero per farcene riconoscere il valore. Questa è la storia di molte meraviglie siciliane riscoperte o ancora da scoprire, ma ve n’è una in particolare forse ancora ingiustamente poco nota: a Sciacca, in provincia di Agrigento c’è un luogo che racchiude tutto il mistero dell’arte, conosciuto come Castello incantato.

È un nome impreciso in realtà perché come ci ha spiegato Giuseppe Gulino, presidente della cooperativa “Agorà” che gestisce attualmente il sito, «non di un castello si tratta, bensì di un uliveto e un mandorleto con tremila teste scolpite nella pietra da Filippo Bentivegna, proprietario del podere. L’artista si faceva chiamare eccellenza e sosteneva che le pietre scolpite fossero i suoi sudditi, sicché il luogo è divenuto noto quale castello incantato». La storia di Bentivegna resta avvolta in buona parte nel mistero, ma ciò che si sa con certezza è che questo siciliano analfabeta nel 1913 partì per l’America per far fortuna, come molti uomini del suo tempo, e vi trovò la follia. È stato accertato che Filippo subì un grave trauma cranico che gli provocò delle amnesie sicché divenuto inabile al lavoro fu rimpatriato. Avvolti nella leggenda restano invece i particolari del tragico incidente che secondo uno dei racconti popolari sarebbe dovuto ad un amore non corrisposto per una donna dagli occhi neri, già promessa sposa, conclusosi in un duello in cui il futuro artista ebbe la peggio. «Tornato a Sciacca- ha proseguito Gulino- comprò un terreno alle falde del monte Kronio e vi si ritirò rigettando ogni rapporto umano, unica sua occupazione fu scolpire le formazioni calcaree marmoree di quella pietraia che aveva comprato coi suoi risparmi incidendovi teste di ogni forma e aspetto, volti dai più svariati tratti somatici, o aventi l’aspetto di personaggi storici a lui noti e diventando per i suoi compaesani“Filippu di li testi”». Il valore della sua arte verrà riconosciuto dal pittore svedese Lilieström, che negli anni ’50 soggiornò a Sciacca e volle conoscere personalmente questo instancabile creatore di volti umani. Il pittore venne insignito da Filippo con il titolo di “dignitario di corte” e organizzò un’esposizione dedicata alle sue teste presso l’ex albergo Italia; la mostra in realtà non ebbe successo, ma fu il primo passo per il riconoscimento internazionale dell’opera di Filippo. « Nel 1968 l’avvocato romano Gabriele Stocchi, amico del teorico dell’Art Brut Jean Dubuffet, giunse a Sciacca per vedere coi suoi occhi le teste di cui tanto si vociferava. Molte opere nel frattempo erano state trafugate in seguito alla morte di Filippo, basti pensare che delle originarie 20 mila sculture oggi ne restano solo 3 mila, e ben 16 furono concesse dai familiari di Bentivegna a Stocchi che le recò in dono all’amico Dubuffet. Oggi quelle 16 sculture sono esposte presso il Museo dell’Art Brut di Losanna insieme ad uno scritto dello stesso Dubuffet che definisce le opere di “Filippu di li testi” quali le migliori della collezione museale».

La proprietà di Filippo Bentivegna è stata successivamente acquisita dalla Regione Sicliana ed oggi è gestita dalla cooperativa Agorà che ne ha rivoluzionato la gestione, «da 9 anni promuoviamo il Castello incantato- spiega Giuseppe Gulino- e i risultati sono evidenti: se prima la fruizione turistica era pari a zero, oggi il castello è il secondo sito più visitato in provincia di Agrigento dopo la Valle dei Templi, grazie anche all’apertura quotidiana con orario continuato dalle 9 alle 20. La cooperativa Agorà è intanto cresciuta, oggi gestiamo anche il Castello Luna e la casa- museo Francesco Scaglione e abbiamo fatto dei tre siti un circuito museale visitabile con un solo biglietto». Certo permangono alcune difficoltà, soprattutto legate al raggiungimento del sito che è infatti fruito per lo più da turisti nell’ambito di gite giornaliere organizzate, ma l’attuale gestione si sta impegnando per favorire la notorietà e la promozione di un luogo davvero magico. « Il nostro non è un museo polveroso e chiuso, ma un luogo in cui si organizzano manifestazioni di vario tipo volte a coinvolgere anche la popolazione locale. Quest’anno in occasione del 50esimo della morte di Bentivegna abbiamo organizzato numerosi eventi e ci siamo recati al museo di Losanna, con cui manteniamo un rapporto continuo fatto di scambi e confronti, così come con l’osservatorio dell’Art Brut di Palermo; abbiamo inoltre coinvolto anche le scuole locali nell’ambito del progetto scuola-lavoro, impegnando i ragazzi nell’opera di catalogazione delle statue. Il castello incantato è un luogo vivo che trasuda e sprigiona finalmente tutta la sua energia».

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