Sicilia segreta
A Militello nel 1600 una delle più antiche stamperie di Sicilia: anticipò quella di Catania
Le sue tracce residue sono flebili e a lungo si è dibattuto per determinare quale fosse la sua ubicazione originaria, ma il suo fascino, a poco più di 400 anni dalla sua fondazione, rimane immutato e con esso il prestigio dei personaggi che le ruotarono attorno. Stiamo parlando della tipografia Rossi, situata a Militello in Val di Catania nel primo quarto del XVII secolo. «Una delle recenti ipotesi – spiega il dott. Mario Sibilla Guzzone, laureatosi con una tesi sulla tipografia siciliana del periodo in questione, con particolare riferimento all’attività militellese – ha collocato la tipografia in un’abitazione situata nell’antico quartiere di S.Pietro, sulla cui porta d’ingresso campeggia proprio il cognome dei Rossi, il che ha fatto supporre che potesse essere la dimora personale del tipografo; l’altra ipotesi ha condotto ad una certa casa Sincarella, nei pressi del castello in cui risiedevano il principe e la sua consorte».
UNA TIPOGRAFIA MOBILE. Furono proprio il principe Don Francesco Branciforte e la moglie Donna Giovanna D’Austria a richiedere espressamente la venuta di Giovanni Rossi e che questi lavorasse solo per loro tra la tipografia e la ricca biblioteca del castello. Nonostante sia accertata la presenza di una famiglia Rossi attiva in ambito tipografico in quel di Venezia, Giovanni, nei frontespizi di alcuni dei libri da lui stampati, si autolocalizza “da Trento”: «A quell’epoca – prosegue il dott. Sibilla Guzzone – i tipografi solevano indicare il luogo di provenienza e non quello di nascita. Ciò non esclude che fosse originario di Venezia o che lì si fosse formato, ma forse indicò Trento come luogo in cui aveva lavorato in precedenza». Quel che è certo è che, nonostante lavorasse esclusivamente per il Branciforte a mo’ di tipografo di passaggio e in quanto tale non disponesse di tutti i mezzi di un’attività stabile, egli, nel relativamente breve arco di tempo che va dal 1617 al 1623, lasciò un segno indelebile nella storia della cultura siciliana e non solo. Per i suoi tipi, infatti, furono pubblicati testi che conobbero una straordinaria circolazione, su tutti il celebre trattato “Il gioco degli scacchi” scritto dall’erudito militellese Pietro Carrera, anch’egli vicino alla corte del Branciforte. «Il libro – aggiunge la prof. Franca Barbanti, direttrice del museo S.Nicolò di Militello che qualche mese fa ha ospitato una mostra dedicata ai libri prodotti dalla tipografia Rossi in occasione del 400° anniversario dalla prima pubblicazione e a cui ha contribuito anche il dott. Sibilla Guzzone – illustra le mosse che lo stesso Carrera faceva e che ancora oggi vengono utilizzate. L’esempio più illustre si ebbe in occasione della finale del campionato del mondo di scacchi del 1972, dove lo statunitense Bobby Fischer ebbe la meglio sul russo Boris Spasskij avvalendosi della difesa siciliana, di cui si dà conto proprio nel trattato di Carrera».
UN VENTENNIO IRRIPETIBILE. La tipografia Rossi rappresentò il fiore all’occhiello della reggenza di Don Francesco Branciforte, illuminato principe che scomparve nel 1622. «Nell’anno successivo alla sua morte – chiosa la prof. Barbanti – Donna Giovanna d’Austria venderà la tipografia ad un tipografo catanese che già collaborava con quella militellese. Sarà in quest’occasione che Catania avrà la sua prima tipografia, mentre a Militello questa tradizione andrà perduta». Con la scomparsa del principe, infatti, il vivido clima culturale e di mecenatismo inaugurato dalla sua ascesa al potere nel 1602 andrà lentamente spegnendosi, così come la lungimirante attività urbanistica. «L’assetto urbanistico di Militello e la sua espansione verso nord-ovest – illustra la direttrice del museo – si devono proprio a Don Francesco Branciforte, cui va ascritto, tra le altre cose, anche un efficiente sistema di distribuzione dell’acqua corrente, aspetto rivoluzionario in relazione all’epoca e all’ estensione limitata del centro abitato». L’ultimo libro stampato da Giovanni Rossi è datato 1623. Finì in tal modo l’epoca di maggior splendore nella storia del piccolo ma florido centro di Militello, reso in quegli anni, con le parole del dott. Sibilla Guzzone, «un unicum nel contesto siciliano dell’epoca, in virtù degli sforzi che il principe proferì per garantirne il benessere». A fotografare quell’età dell’oro, oltre ai nomi di Giovanni Rossi, Pietro Carrera e del libraio di corte Francesco Petroni, alle opere d’arte prodotte da un’eccellenza del tempo come gli scalpellini, rimangono le parole del poeta Mario Tortelli, che tra tutte le innovazioni di questo glorioso ventennio dedica il suo estro proprio alla tipografia, sostenendo che Militello dovesse “invaghirsi per essere stato in essa introdotto il mestiere della Stampa”.