Vaiolo, colera, tubercolosi, possono tornare? Per medici catanesi il rischio c’è

Di Giuseppe Bonaccorsi / 07 Ottobre 2018

Catania – «Le strutture sanitarie, i responsabili istituzionali e tutti i medici, compresi quelli di famiglia, devono prepararsi ad adottare un atteggiamento culturale nuovo verso le malattie infettive che sono in una fase di recrudescenza, perché allo stato non possiamo escludere in toto che si presentino anche da noi malattie come il vaiolo. Quindi bisogna prepararsi». Il dott. Sergio Pintaudi, primario di Rianimazione al Garibaldi centro, responsabile del dipartimento di emergenza e a capo del servizio di biocontenimento regionale ha appena pronunciato il nome della terribile malattia, autentico spettro del passato, quando il silenzio scende nella stanza. Pintaudi, però, con accanto il prof. Bruno Cacopardo, responsabile del dipartimento malattie infettive del Garibaldi Nesima, spiega che bisogna cominciare ad avere un approccio diverso verso queste malattie perché gli studi degli esperti lasciano aperta l’ipotesi non remota che anche da noi alcune malattie possano presto ripresentarsi. E l’epidemia di morbillo potrebbe essere soltanto il primo caso: «C’è stata l’epidemia di morbillo – spiega Pintaudi – ma abbiamo avuto anche alcuni casi di legionella. Poi ci sono i ceppi di tubercolosi…». «In realtà – precisa il prof. Cacopardo – si presenta oggi l’esigenza di ben gestire le situazioni infettive in emergenza. E nell’emergenza le situazioni infettive sono rilevanti perché una situazione infettiva emergenziale – come la meningite – deve essere diagnosticata più rapidamente possibile per affrontarla con successo».

Detto ciò i due esperti affondano il dito dentro la piaga e senza fare allarmismo spiegano cosa sta accadendo anche da noi: «Abbiamo riscontrato un aumento di casi di infezioni. Nel morbillo l’intuizione del biocontenimento è stata azzeccata perché una percentuale di casi era acquisita a livello sanitario. Ora l’opportunità di isolare questi malati è stata la strada giusta. Si deve fare lo stesso con le altre patologie». «Il modello di isolamento è stato fatto per primi dal pronto soccorso del Garibaldi – precisa il dott. Pintaudi -. Ora grazie all’assessore Razza questo modello è stato previsto in tutti i pronto soccorso che dovranno munirsi di una area dedicata alle patologie infettive diffusive». «Noi purtroppo – puntualizza ancora Pintaudi – siamo certi che ci sono malattie infettive emergenti che si stano riscontrando anche da noi, ma ci sono soprattutto casi di malattie infettive riemergenti. E le riemergenti pensavamo di averle debellate. Ora non voglio fare certo allarmismo, però qualche dubbio sul fatto che il vaiolo sia stato debellato oggi dobbiamo averlo. E questo perché c’è una grande mobilità in tutto il mondo e le zone che sono sede di malattie infettive diffusive sono frequentate dal turismo. Ho detto sempre che il Madagascar in questo momento è la zona dove impera la peste polmonare. Debellata? Nel 1400 da noi sì, ma in Madagascar oggi ci vanno un sacco di italiani in vacanza… E il colera? Ci sono due casi a Napoli di immigrati del Bangladesh dove la malattia è endemica. Stiamo, quindi, lavorando a livello nazionale ed europeo per creare percorsi sanitari immediati per affrontare questi casi attraverso una nuova cultura di contenimento infettivo».

«Le ragioni di questa recrudescenza infettiva sono quattro. La prima è legata alle grandi migrazioni che però, attenzione, propongono la malattia nel migrante e difficilmente nella popolazione autoctona. La seconda ragione è legata alla facilità con cui oggi si viaggia. La terza all’emergere anche in Europa di sacche di povertà che creano promiscuità, sovraffollamento. E la quarta è legata al decadimento dell’impegno vaccinale. Per questo noi vediamo anche sul territorio siciliano un risveglio di patologie infettive inusuali. A parte la tubercolosi abbiamo riscontato casi la schistosomia caratteristica dell’Africa sub sahariana, che dà problemi epatici, le parassitosi intestinali, la leismaniosi, le meningiti…».

«Ecco perché – conclude il dott. Pintaudi – i pronto soccorso devono acquisire una nuova mentalità per intervenire per tempo isolando e curando il paziente a rischio». Su una terribile malattie come l’Ebola, però, i due esperti si dichiarano più tranquilli. «Questa terribile malattia non arriverà mai con i barconi. Ma come escludere che non possa arrivare tramite gli aerei come già avvenuto? Per questo bisogna prepararsi e anche essere pronti e preparati a una possibile induzione di alcune di queste patologie…».

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: cacopardo ebola immigrati legionella malattie infettive migrazioni pintaudi recrudenscenza