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Spiagge siciliane invase da meduse In sei anni sono dieci volte di più

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. Un sistema di pesca invasivo che avviene da anni con strumenti sempre più sofisticati e la scomparsa progressiva dei grandi predatori, i pesci, che avevano il compito di spazzare le meduse dal mare. Sono le ragioni che rimangono tra le cause della massiccia presenza di questi fastidiosi “inquilini” del plancton marino, i quali con le loro incursioni dispensano sgradevoli ustioni e arrivano a colpire anche due milioni di bagnanti a stagione.

A giugno intere zone di costa, da San Vito Lo Capo a San Leone, ma anche Favignana e Mondello, sono state prese d’assalto, ingolfando i servizi di primo soccorso di molte località turistiche. In soli 6 anni, secondo i dati raccolti dal progetto “Occhio alla Medusa” di MareVivo e confermati da studi del Cnr, dal 2009 al 2015 gli avvistamenti delle meduse sono aumentati di dieci volte tanto rispetto al passato, con un picco specifico e di rilievo del 2013.

Le acque del Tirreno sembrano essere quelle predilette dalla Pelagia noctiluca, la medusa luminosa, mentre curiosa per la forma, ma insidiosa e molto presente è anche la ”barchetta di San Pietro”, tra le meduse che più infestano i nostri mari.

A dirla tutta anche l’uomo ci ha messo di suo con una gestione delle attività di pesca discutibile e poco pianificata, e a riprova del circolo vizioso che nel tempo si è innescato, viene citato il fatto che le catture dei pescatori sono diminuite nel tempo di consistenza e dimensioni.

È altresì vero però che il fenomeno ha assunto ormai una dimensione globale e si sta verificando anche a latitudini alte in cui il riscaldamento delle acque, a differenza dei nostri mari, è più relativo. Sembra, secondo gli esperti di settore, più legato alla riduzione dei predatori, i pesci che avevano il compito di occuparsene.

Ma il danno non è solo per chi ha la sventura di incontrarle tra una bracciata a e l’altra. Più meduse ci sono e meno larve resisteranno con un’ulteriore riduzione dalla fauna ittica locale. Mangiano infatti plancton e larve e uova di pesce.

Ci ha provato persino l’Unione europea con un progetto da oltre di due milioni di euro, ma il risultato per la verità non ha dato esiti sconvolgenti, anche se potrebbe essere ancora oggi di attualità.

Si tratta delle reti anti-medusa. Alcune di queste sono state collocate negli anni scorsi nelle isole di Ustica e Favignana e nascono come barriere a protezione degli specchi d’acqua più vicini alle spiagge, ma necessitano in ogni caso di personale di supporto.

Vanno inoltre sempre più diffondendosi le creme anti-medusa che sono nate sulla base dello studio dei meccanismi di protezione di alcuni pesci che hanno sostanze repellenti per le meduse. Renderebbero scivoloso il tentativo da parte delle meduse e al tempo stesso, contribuiscono a confondere le meduse in ricognizione, bloccando il sistema che attiva le cellule urticanti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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