PALERMO – Dopo mesi di attesa, caratterizzate da studi e soprattutto da nuovi elementi, è stata adottata ieri la nuova rete ospedaliera della Sicilia. L’annuncio è dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza che ha così posto fine, si spera, alle recenti polemiche che si erano innescate tanto da far scendere in campo il ministro della Salute, Giulia Grillo.
«Come richiesto dal ministero della Salute, con nota trasmessa lo scorso dicembre, ho adottato questa mattina (ieri per chi legge, ndr) il decreto sulla programmazione della rete ospedaliera della Regione. Il documento, esattamente come avvenuto in previsione della rete approvata nel 2017, recepisce, con un cronoprogramma, le richieste formulate dal ministero in relazione alla riduzione delle unità complesse, secondo la previsione di rete, nonché sulla rete emergenziale e sui punti nascita».
Lo stesso Razza ha poi aggiunto« alcune indiscrezioni di stampa, riportate nei giorni scorsi, hanno probabilmente indotto il ministro Grillo a ritenere che la Regione potesse eludere il parere trasmesso. Non è così , come da me dichiarato già nei giorni scorsi, e non potrebbe mai esserlo: siamo stati educati alla cultura delle istituzioni e riteniamo che la collaborazione con il ministero, fino ad oggi proficua, sia posta nell’interesse esclusivo dei cittadini, che tutti riteniamo imprescindibile. Il 23 gennaio incontrerò le parti sociali per proseguire nel dialogo avviato e per iniziare ad affrontare i criteri per la redazione dei nuovi atti aziendali». Il piano adottato dall’assessore e firmato da Razza e dal dirigente generale Mario La Rocca, prevede come richiesto da Roma dei cronoprogrammi dettagliati per aderire alle osservazioni mosse da Roma allo schema di rete ospedaliera proposto dalla Regione.
Quali sono le novità del Piano? Rispetto a quello approvato dalla giunta regionale a settembre, la Regione dovrà tagliare 138 unità operative complesse per allinearsi ai parametri del decreto Balduzzi. Entro il prossimo giugno bisogna tagliare 32 unità complesse, altre 46 entro dicembre 2019 e 60 entro giugno 2020. In particolare: 8 di Angiologia, 2 di Ematologia, 1 di Endocrinologia, 4 di Geriatria, 1 di Nefrologia, 1 di Neuropsichiatria, 3 Chirurgie generali, 4 Medicine, 4 Ortopedie, 8 Cardiologie, 4 Neurologie, 16 unità di Oculistica, 3 di Ostetricia, 4 di Otorinolaringoiatria, 1 Pediatria, 6 di Urologia, 2 di Chirurgia plastica I reparti da trasformare saranno individuati dall’assessorato in base a tre criteri: peso medio delle prestazioni, indice di occupazione dei posti letto e rischio di inappropriatezza. Ed ancora altro punto è rappresentato dalla rete territoriale. Da chiudere ci sarebbero 24 punti territoriali di emergenza che non raggiungono il numero minimo di prestazioni.
Si tratta di una sorta di pronto soccorso territoriali che si trovano in genere all’interno dei presidi territoriali di assistenza (Pta) delle Asp Entro dicembre 2019 ne saranno chiusi 9, gli altri 15 entro giugno 2020. Poi resta sul tappeto il nodo legato ai punti nascita. Il 18 dicembre scorso il Comitato nazionale punti nascita ha concesso la deroga alla chiusura per i reparti del Giglio di Cefalù, Bronte, Sant’Agata di Militello, Corleone, Pantelleria e Licata, che avranno un altro anno di tempo per mettersi in regola. Soltanto alla fine del 2019 la Regione deciderà se chiuderli o mantenerli in vita. Insomma il 2019 sarà l’ultimo anno di deroghe. Alla fine dell’anno si procederà al monitoraggio dei parti e i punti con meno di 500 nascite dovranno essere chiusi.
A porre fine alle polemiche e alle fibrillazioni dei giorni scorsi ci ha pensato il deputato nazionale “pentastellato” Giorgio Trizzino: «Accolgo positivamente la volontà del governo siciliano di adempiere entro i tempi concordati alle azioni correttive richieste dal ministero della Salute riguardo i Pronto Soccorso, i Punti Nascita e la Rete dell’Emergenza Territoriale. In questo modo la Sicilia potrà finalmente completare quanto prima la propria rete ospedaliera».