Roma, 5 apr. (AdnKronos Salute) – La crisi economica e finanziaria che ha colpito l’Occidente a partire dalla fine del 2007 ha portato a una riduzione delle risorse sociali, economiche e di servizi, con ripercussioni sulla salute della popolazione. “La cosa non sorprende, in quanto diverse evidenze mostrano che una fase prolungata di crisi economica, con le conseguenti misure di austerità, porta a peggioramento dello stato di salute, soprattutto nei gruppi più vulnerabili, inasprendo le diseguaglianze sia tra Paesi diversi sia all’interno di uno stesso Paese”. Lo ha detto Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, in un incontro oggi a Roma.
Si trattava di un incontro di presentazione della collaborazione tra la rivista Health Policy in Non Communicable Diseases, edita da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation e da lui diretta, e European Observatory on Health Systems and Policies.
“L’Osservatorio europeo rappresenta una partnership, coordinata dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, tra i governi di Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Norvegia, Slovenia, Svezia, Regno Unito e la Regione Veneto per l’Italia, la Commissione Europea, la World Bank, la French National Union of Health Insurance Funds, la London School of Economics and Political Science e la London School of Hygiene & Tropical Medicine. Nasce con l’obiettivo di supportare e promuovere politiche sanitarie evidence based, attraverso l’analisi rigorosa e completa dei sistemi sanitari nel Vecchio continente”, ha spiegato Gabriele Pastorino, country monitoring programme coordinator,ì European Observatory on Health Systems and Policies.
“L’Osservatorio europeo ha pubblicato nel 2015 un rapporto – ha aggiunto Ricciardi – con la speranza che possa servire a rendere ancora più vivo, anche nel nostro Paese, il dibattito sull’importanza di un monitoraggio continuo delle attività dei sistemi sanitari, al fine di programmare azioni mirate alla tutela della salute, nell’ottica di garantire un’assistenza sanitaria equa e di qualità”.
Nel periodo della crisi la spesa pubblica sanitaria pro-capite di molti Stati è diminuita e, secondo i dati Ocse, alla fine del 2012 risultava più bassa rispetto al 2009 in molti Paesi, Italia compresa. La situazione peggiore si è registrata in Grecia (-9,0%, la variazione media annuale di questo indicatore), Irlanda (-3,7%) e Portogallo (-3,3%). Nel periodo 2009-12, la media dei 28 Paesi dell’Unione Europea è stata pari a meno 0,6%, con l’Italia di poco peggiore, a meno 1,1%, in buona compagnia di Gran Bretagna (-1,3%) e Danimarca (-1,2%).
Migliore invece il dato che emerge dall’analisi dell’indicatore di incidenza della spesa sanitaria sulla spesa pubblica, che fotografa la propensione di un Paese a investire in salute. Nel 2007 la spesa sanitaria costituiva in media il 13% della spesa pubblica dei Paesi europei, rappresentando la seconda voce dopo l’investimento in sicurezza sociale. Tra il 2007 e il 2011, la quota parte di spesa sanitaria è diminuita in ben 44 dei 53 Paesi esaminati, invertendo il trend della decade precedente. Ma questo rapporto è migliorato in Paesi altrettanto in crisi come Cipro, Estonia, Repubblica Ceca e anche Italia: con una crescita dal 13,85% al 14,2% per la Penisola.