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Sanità: osteopati, bene Ddl Lorenzin, ora puntare su formazione e qualità

Di Redazione |

Milano, 30 mag. (AdnKronos Salute) – Dopo il riconoscimento istituzionale, il bisogno di lavorare a percorsi formativi ‘doc’, garanzia di cure di qualità. Questo il messaggio dal II Congresso del Roi-Registro osteopati italiani, che si è svolto il 26 e 27 maggio in un hotel dell’area ex Expo di Milano, con oltre 150 esperti partecipanti e un successo ‘social’: 45 post su Facebook, per un totale di 80 mila visualizzazioni e oltre 1.200 like. La categoria ha evidenziato “la necessità di creare delle ‘core competence’ osteopatiche, essenziali per la definizione del profilo e del percorso formativo dell’osteopata”. Che pratica una vera e propria “professione sanitaria, con i suoi modelli di riferimento, e non un insieme di tecniche”. “L’approvazione del Ddl Lorenzin in prima lettura al Senato ha creato una spinta ancora più forte verso la qualità e lo sviluppo delle competenze nell’esercizio della professione. E’ la strada giusta per essere riconosciuti sempre di più come professionisti seri da tutti gli italiani che scelgono i trattamenti osteopatici”, ha affermato Paola Sciomachen, presidente del Roi che conta circa 2.500 iscritti. “E’ stato un percorso difficile, lungo e non scontato quello che ha portato all’approvazione in Senato del Ddl Lorenzin e dell’articolo che riconosce l’osteopatia come professione sanitaria – ha sottolineato intervenendo al meeting Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità al Senato, secondo quanto riporta il Roi in una nota – Questo primo importante risultato è frutto di un lavoro di squadra che è prima di tutto per i cittadini, per offrire loro un servizio sanitario migliore. C’è ancora molta strada da fare. Certo è che il Senato ha votato in modo coeso come poche volte: c’è bisogno anche degli osteopati nel Ssn”. Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la 2 giorni è stata “l’occasione per continuare il dibattito sull’importanza di regolamentare in Italia la figura dell’osteopata come professione sanitaria – ha osservato in un messaggio scritto – con una particolare riflessione sulle tematiche concernenti le competenze e la formazione dell’osteopata, anche alla luce della norma Cen di recente approvazione sull’osteopatia”. Fra i relatori lo storico della medicina Giorgio Cosmacini, la docente in scienze infermieristiche Alvise Palese e Jorge Esteves, a capo della ricerca alla British School of Osteopathy di Londra e tra i protagonisti del riconoscimento della professione in Portogallo. Un’attenzione particolare è stata rivolta alle nuove leve dell’osteopatia e alle loro ricerche sull’efficacia dei trattamenti osteopatici contro alcuni disturbi molto diffusi: dalla dismenorrea primaria all’asma bronchiale, dal reflusso gastroesofageo infantile alle disfonie.

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