Sanità: Enpap, molte donne psicologo ma poco interesse a fare impresa

Di Redazione / 15 Aprile 2016

Roma, 15 apr. (Adnkronos Salute/Labitalia) – L’82% degli oltre 100.000 psicologi italiani è donna, ma sono in pochi ad avere una visione imprenditoriale. E’ quanto emerso oggi a Roma dal convegno ‘Libera professione e imprenditoria femminile. Psicologhe: che impresa!’, organizzato dall’Enpap, Ente nazionale di previdenza e assistenza per gli psicologi. “L’esperienza in Enpap – spiega il presidente, Felice Damiano Torricelli – ci dice che spesso manca da parte dei nostri professionisti la consapevolezza di essere, contemporaneamente, imprenditori. Con declinazioni diverse, per le nuove leve o i colleghi più consolidati nella professione, gli psicologi e le psicologhe, in generale, sono poco pronti a ‘uscire dagli studi’ e a confrontarsi con il ‘mercato’ dei loro servizi”.
“La sfida da parte della nostra cassa di previdenza – prosegue – è quindi su più fronti: con gli enti pubblici, con cui occorre relazionarsi per fare in modo che venga consentito realmente l’accesso ai benefici previsti per le piccole e medie imprese anche ai professionisti; con gli stessi professionisti, a cui va rappresentata con decisione l’esigenza di entrare nelle dinamiche tipiche del mercato e dell’imprenditoria; con il sistema di formazione, affinché fornisca o aggiorni le competenze finanziarie, manageriali, organizzative necessarie per orientarsi nel mercato”.
“Nello specifico – precisa Torricelli – Enpap ha adottato provvedimenti di welfare finalizzati a liberare le energie delle donne psicologhe, che vedono integrati gli interventi a sostegno della maternità che vengono ampliati con l’implementazione di uno specifico pacchetto di garanzie assicurative in gravidanza, e con la revisione delle regole per la maternità delle colleghe convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. Tra gli interventi ci sono quelli per la genitorialità, che consente anche all’altro genitore di prendersi cura dei figli nei momenti iniziali del loro ingresso in famiglia, permettendo così alla coppia di decidere con maggiore libertà la divisione degli impegni di accudimento”.
Chiara Santi, consigliera del Cda e coordinatrice della Commissione Politiche femminili Enpap, conferma che “l’Ente intende stimolare una visione auto-imprenditoriale degli psicologi e delle psicologhe: in una società che cambia rapidamente e che ha richieste differenti rispetto al passato, è necessario che il professionista sappia porsi in modo flessibile per intercettare nuovi bisogni e rispondervi in modo adeguato non solo nei contenuti, ma anche nella strutturazione dei progetti”.
“A questo – sottolinea – le difficoltà che le donne incontrano nell’impresa autonoma aggiungono sfida alla sfida. Infatti, mentre oltre 82.000 psicologi italiani sono donne, il gap reddituale con i colleghi uomini, all’interno delle stesse mansioni, è mediamente intorno al 40%, simile a quello delle altre professioni, ma a un livello insostenibile: l’analisi del 2014 evidenzia per l’intera categoria degli psicologi liberi professionisti un reddito medio netto di 13.360 euro, di cui 15.984 euro per gli uomini e 10.875 euro netti all’anno per le donne”.
“Partendo da questi fatti – avverte Santi – abbiamo analizzato le problematiche femminili della professione psicologica con un’approfondita indagine e, alla luce dei dati emersi, abbiamo approvato una serie di iniziative concrete dando una spinta fondamentale all’attuazione di nuovi servizi, forme di assistenza e iniziative finalizzate a liberare una parte delle energie delle donne dalla gestione della famiglia per riversarle nella professione”.

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