Sanità: Chikungunya, stop donazioni sangue Asl Roma 2

Di Redazione / 14 Settembre 2017

Roma, 14 set. (AdnKronos Salute) – A seguito dei casi di Chikungunya che sono stati confermati a Roma, è stato deciso il blocco delle donazioni di sangue ed emocomponenti nella Asl Roma 2, insieme a una ulteriore serie di misure cautelative. Lo ha comunicato ieri sera il Centro nazionale sangue dell’Istituto superiore di sanità, che ha già attivato tutte le procedure per sopperire alle eventuali carenze.

La sospensione totale delle donazioni riguarda solo la Asl 2 del Comune di Roma e il Comune di Anzio, oggetto di un focolaio confermato nei giorni scorsi. Nel resto del Comune di Roma la donazione è consentita con una quarantena di 5 giorni. In tutte le altre aree della regione, in base all’assunzione di un minor livello di rischio di infezione, al sangue raccolto verrà applicata la quarantena di 5 giorni se il donatore ha soggiornato nella Asl Roma 2 o ad Anzio. A livello nazionale, i donatori che hanno soggiornato nei comuni interessati saranno invece sospesi per 28 giorni.

“Sono state attivate tutte le misure possibili per evitare eventuali carenze a Roma – spiega il direttore del Centro Giancarlo Maria Liumbruno – a partire dalla mobilitazione delle scorte accantonate per le maxiemergenze. Sia nel Lazio che nelle altre regioni, è già partita una gara di solidarietà che coinvolge sia le istituzioni che le associazioni dei donatori, che saranno coinvolti in una serie di raccolte straordinarie per aiutare il Lazio”.

Nella regione vengono raccolte circa 15 mila unità di sangue al mese, di cui almeno 11 mila nella sola provincia di Roma. La Capitale raccoglie nei suoi ospedali molti pazienti da altre regioni, soprattutto del Sud, conta circa 400 pazienti talassemici che necessitano di trasfusioni periodiche e ha un fabbisogno di 400-450 unità di globuli rossi al giorno.

I casi di Chikungunya registrati a Roma si sono verificati in un’area ristretta in persone che non riferiscono precedenti soggiorni ad Anzio. E’ ancora possibile la segnalazione di nuovi casi o casi ricostruiti retrospettivamente, spiegano gli esperti dell’Istituto, nonostante le misure preventive già messe in atto nelle zone affette.

“Quando ci sono dei focolai abbastanza maturi come quello di Anzio, è possibile che ci siano diffusioni in altre zone. Una situazione abbastanza prevista come quella che si verificò 10 anni fa in Romagna, con la segnalazione di alcuni casi a Bologna, alcuni a Ravenna e Rimini – ricorda Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss – Gli interventi in atto, a partire dalla disinfestazione, in associazione anche al termine della stagione calda, pongono le condizioni per il controllo dei focolai esistenti dell’infezione”.

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