Salute: Sos Cdi, 6 mln di italiani allergici e troppi test inefficaci

Di Redazione / 06 Aprile 2016

Milano, 6 apr. (AdnKronos Salute) – Gli italiani allergici sono oltre 6 milioni: un esercito in crescita che soprattutto in primavera, per cercare di alleviare i sintomi, rischia di ricorrere a trattamenti non ortodossi ed esami inefficaci. Forza muscolare, analisi del capello, carica elettrica delle cellule “sono solo alcuni dei test non sostenuti da sperimentazioni cliniche che ne abbiano avvalorato l’efficacia”, metodi “non consigliati dall’allergologo, ma piuttosto dal web o da amici e conoscenti”. A lanciare l’Sos è il Centro diagnostico italiano di Milano, in occasione della Settimana mondiale contro le allergie (4-10 aprile), promossa dalla World Allergy Organization che riunisce 97 società allergologiche e di immunologia clinica regionali e nazionali in tutto il pianeta.
“Il numero di persone che soffre di allergie cresce di anno in anno – spiega Giorgio Luraschi, allergologo del Cdi – ma molte non si rivolgono allo specialista più adatto, l’allergologo, e utilizzano terapie inefficaci e non fondate scientificamente, trascurando alcuni trattamenti che invece possono portare un notevole miglioramento alla loro condizione, come ad esempio i vaccini antiallergici”. Farmaci “purtroppo sempre meno prescritti, sebbene con la nuova modalità di somministrazione sotto la lingua siano sempre più efficaci e facili da assumere. Ad aggravare il quadro contribuisce il fatto che chi ricorre a questi test inefficaci non solo non migliora, ma rischia gravi problemi di salute come un deficit di accrescimento nei bambini sottoposti a eccessive e ingiustificate limitazioni dietetiche”.
“La migliore lotta contro l’allergia è cercare di evitare l’esposizione alla sostanza allergenica – sottolinea Luraschi – Quando ciò non è possibile, i sintomi allergici possono essere controllati, secondo l’indicazione del medico, con l’assunzione di alcune famiglie di farmaci, in particolare antistaminici, cortisonici, cromoni e antileucotrieni, oltre ai broncodilatatori a breve e lunga durata contro l’asma. In casi selezionati, soprattutto di allergia ad alimenti e a veleno di ape e vespa, il paziente dovrà avere sempre con sé l’adrenalina autoiniettabile, prescritta dallo specialista allergologo a pazienti che hanno avuto reazioni allergiche gravi o sono particolarmente a rischio di svilupparle. Inoltre, in una buona parte dei casi è possibile effettuare un’immunoterapia specifica con vaccini per via sublinguale o iniettiva sottocutanea, l’unico trattamento oggi in grado di modificare la storia naturale delle malattie allergiche”.
Il Cdi propone “tutti i principali e accreditati strumenti per la diagnosi delle allergie, a iniziare dalla visita allergologica e dal prick test come controlli di primo livello, per arrivare al test di radioallergoassorbimento (rast test) in secondo livello”. Presso il centro “è disponibile anche l’Immuno Solid-phase Allergen Chip (Isac) test, basato sulle nanotecnologie. Prescritto dallo specialista in particolare nei casi di allergie a più sostanze, permette di verificare con un unico prelievo di sangue se un paziente è allergico a 112 sostanze differenti, dalle piante agli animali, dalle muffe agli acari della polvere, dagli alimenti al lattice. Non è invasivo e può essere eseguito anche in neonati, bambini e donne in gravidanza, o nei pazienti a rischio di reazioni gravi all’assunzione di particolari alimenti o a punture di api e vespe”.
Dal 4 aprile il prelievo di sangue per l’Isac test, come gli altri esami ematici, delle urine (eccetto l’urinocoltura), il Pap test e i tamponi, potrà essere effettuato nella sede Cdi di largo Cairoli 2 a Milano anche nel pomeriggio fino alle 16. Ma ecco i principali test “non ufficiali” segnalati dagli esperti del Cdi:
1) Test citotossico o test di Bryan – Proposto per la prima volta nel 1956, si basa sul principio che l’aggiunta in vitro di uno specifico allergene al sangue intero comporti una serie di modificazioni morfologiche nelle cellule, fino alla loro distruzione. I numerosi studi scientifici compiuti in merito hanno mostrato che ciò non accade, e alla luce di queste evidenze sperimentali l’American Academy of Allergy ha concluso che il test non è affidabile nella diagnostica.
2) Test kinesiologico – Il paziente tiene con una mano una bottiglietta di vetro contenente l’allergene da testare, mentre con l’altra spinge contro la mano dell’esaminatore. Se quest’ultimo percepisce una riduzione della forza muscolare, si diagnostica un’allergia o intolleranza nei confronti dell’estratto contenuto nel recipiente. Uno studio ha cercato di verificare la validità di questo esame, utilizzando il metodo scientifico del ‘doppio cieco’ in cui né il paziente né l’esaminatore sanno cosa contenga la provetta analizzata. I risultati hanno evidenziato che questo strumento diagnostico non è in grado di rilevare effettivamente le allergie e che non è riproducibile, cioè non dà lo stesso esito se effettuato due volte sulla stessa persona;
3) Vega test, Sarm test, Biostrenght test e loro varianti – Questo tipo di analisi è utilizzata da alcuni decenni in Europa e negli Stati Uniti. Si basa sulla convinzione che, a contatto con gli allergeni, le cellule cambino la loro carica elettrica e si modifichi la loro capacità di condurre l’elettricità. Sono diversi gli studi scientifici che hanno studiato tali metodiche e osservato la loro incapacità di rilevare le allergie e di identificare gli allergeni che ne sono responsabili;
4) Analisi del capello – E’ utilizzata in due modi. Nella prima viene identificata un’eventuale intossicazione da metalli pesanti (mercurio, cadmio), o una carenza di altri elementi come selenio, zinco, cromo, magnesio, manganese. Non è tuttavia dimostrato che queste condizioni siano correlate all’allergia. Con la seconda modalità si cerca di osservare se campioni di capelli del paziente provocano variazioni nella frequenza di oscillazione di un pendolo. I risultati degli studi scientifici effettuati su questo test hanno evidenziato che non è in grado di rilevare effettivamente le allergie e che non è riproducibile.

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