Salute: lo studio, è buona in 90% lavoratori Eni Val d’Agri

Di Redazione / 13 Aprile 2016

Potenza, 13 apr. (Dall’inviato dell’Adnkronos Salute Francesco Maggi) – “Una sostanziale buona salute per il 90% dei dipendenti Eni che hanno operato o operano ancora nel Centro Olio Val d’Agri (Cova) di Viaggiano” in provincia di Potenza. E’ quanto emerso dai risultati dello studio storico sullo stato di salute dei lavoratori dell’Eni, condotto da un team di specialisti indipendenti che ha esaminato 688 cartelle cliniche dei dipendenti Eni (del Centro e di chi ha lavorato esclusivamente nei pozzi) nel periodo 1999-2015.
Lo studio è stato presentato oggi a Potenza, durante una conferenza stampa promossa dall’Eni per presentare i risultati degli approfondimenti tecnici e scientifici (qualità delle acque, aria e stato salute dei dipendenti) sull’attività del Cova. La produzione del Centro è sospesa dopo l’indagine condotta dalla Procura di Potenza sull’attività di produzione di idrocarburi in Val d’Agri.
L’analisi delle 688 cartelle cliniche ha evidenziato “6 casi di tumore, tutti non correlabili a fattori di rischio espositivi presenti in impianto”. Tre dei 6 casi erano insorti in età adolescenziale. Gli altri sono un caso di melanoma, “neoplasia non correlabile a inquinamento da agenti aerodispersi”, sottolinea lo studio; un tumore delle corde vocali “che interessa il laringe e riconosce come fattori di rischio l’alcol e il fumo”, evidenzia il report; infine un basalioma, che “è la forma di tumore della pelle più frequente e il più diffuso nella popolazione di pelle bianca. Il fattore critico – evidenziano gli esperti – sembra rappresentato più da una esposizione intermittente alla radiazione solare che dalla dose cumulativa ricevuta”.
Il team di super esperti – composto da Gianfranco Tarsitani, ordinario di Igiene generale e applicata dell’università Sapienza di Roma; Antonio Bergamaschi, ordinario di Medicina del lavoro all’universita’ Tor Vergata di Roma; Alessandro Mariani, specialista in Medicina legale all’Università Sapienza di Roma – ha preso in esame i rischi espositivi per i lavoratori: composti organici volatili tra cui benzene, acido solforico, anidride solforosa, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici, mercaptani, fluidi di perforazione, radon-metano.
Le patologie potenzialmente ‘specifiche’ o correlate alle attività lavorative sono state riscontrate in 39 dipendenti del Cova su 605: il 2,9% flogistico-irritative, 0,49% neoplastiche, 2,9% infortuni o disturbi riferiti come lavoro correlati. Mentre le stesse patologie erano presenti in 11 operatori dell’area pozzi su 83 totali: 8,4% malattie flogistico-irritative; 3,6% neplastiche-neoformative; 1,2% infortuni o disturbi riferiti come lavoro-correlati.
“Abbiamo lavorato in autonomia e grande disponibilità della Medicina del lavoro – spiega Tarsitani – Siamo di fronte a una normalità di dati patologici, anche in chi lavora e ha lavorato ai pozzi. Abbiamo cercato in particolare gli eventi sentinella, soprattutto tumori maligni analizzando migliaia di dati. Abbiamo riscontrato 6 casi di tumore di cui 3 insorti in età adolescenziale”.

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