Roma, 30 mag. (AdnKronos Salute) – Riducendo il rischio di malattie cardiovascolari della popolazione “di appena l’1%, si potrebbero ottenere 25 mila casi in meno di malattie cardiovascolari con un risparmio di circa 40 milioni di euro all’anno in un singolo Paese medio europeo. Per farlo però serve un efficace programma di prevenzione cardiovascolare che dovrebbe avere al centro non solo l’individuo”. Lo spiega all’AdnKronos Salute Massimo Piepoli, cardiologo dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza e coordinatore di 9 associazioni scientifiche Ue che insieme alla Società europea di cardiologia hanno redatto le nuove Linee guida europee sulla prevenzione cardiovascolare, presentate a Firenze.
Il documento mette in risalto “per la prima volta una strategia rivolta alla prevenzione per gli individui ad alto rischio integrata dalla raccomandazioni nella popolazione generale, volte a incoraggiare uno stile di vita sano e per ridurre i livelli di fattori di rischio – osserva Piepoli – Il documento propone un approccio nuovo, con interventi anche sulle politiche di assistenza sanitaria in tutta Europa in settori chiave come alimentazione, l’attività fisica e abolizione del fumo e dell’abuso di alcol”.
Le raccomandazioni, inoltre, “sottolineano l’importanza della prevenzione in gruppi di popolazione a elevato rischio e vulnerabili, come gli anziani, così come i pazienti con malattie infiammatorie, la disfunzione erettile, e coloro che ricevono terapie contro il cancro”.
Ma quali sono i suggerimenti sui fattori di rischio? Primo, “l’abolizione del fumo – risponde Piepoli – Si raccomanda di limitare la pubblicità, il marketing e la vendita di tabacco senza fumo”, e si consigliano “il divieto di fumo nelle scuole e la difesa dei bambini dal fumo passivo. Ai genitori si raccomanda di non fumare in presenza di bambini”, e si auspica l'”estensione alle sigarette elettroniche delle stesse restrizioni di commercializzazione”. Nell’alimentazione, i fattori di rischio si riducono “favorendo una legislazione in favore della riduzione nella quantità di calorie, sale, grassi saturi, zucchero e dimensioni delle porzioni. L’eliminazione dei grassi processati industrialmente, la limitazione degli alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale destinati ai bambini”.
I pericoli per il cuore scendono “anche con l’attività fisica – prosegue il cardiologo – programmando la presenza di strutture che permettano di promuovere l’attività fisica durante la pianificazione paesaggistica di edifici e città”. E ancora: “Segnaletica volta a incoraggiare l’uso di scale, aumento tasse carburante, incentivi fiscali per l’acquisto di attrezzature per esercizi fisici o abbonamento a palestre, incentivi finanziari per perdere peso e aumentare la fitness”.
Le nuove linee guida evidenziano anche l’impatto negativo dell’inquinamento atmosferico sulla salute del cuore. I media possono informare il pubblico sulla qualità dell’aria (ad esempio utilizzando le applicazioni) e fornire avvisi smog. La qualità dell’aria può essere migliorata riducendo le tasse sulle auto elettriche e ibride. Nuove case e le scuole dovrebbero essere costruiti lontano da autostrade e industrie inquinanti. Ci sono poi le indicazioni per le istituzioni e i medici.
“Le raccomandazioni coprono l’intero spettro della prevenzione cardiovascolare negli individui e popolazioni. Abbiamo tutti un ruolo da svolgere per fermare le malattie cardiache. Le linee guida – avverte Piepoli – forniscono agli operatori sanitari le basi scientifiche e le indicazioni pratiche per promuovere strategie basate sulla popolazione di protezione e promozione dello stato di salute, al fine di integrarli nei quadri nazionali o regionali di prevenzione”.
“Gli ultimi 3 decenni sono stati testimoni di riduzione della mortalità cardiovascolare, attribuita a cambiamenti nei livelli di fattore di rischio nella popolazione, soprattutto per la riduzione dei livelli di colesterolo e di pressione sanguigna e del fumo. Tuttavia questo andamento favorevole è evidente solo nelle regioni occidentali mentre in i Paesi dell’oriente europeo il rischio è rimasto elevato”, ammonisce lo specialista.
“Questa tendenza favorevole è in parte compensata da un aumento di alcuni fattori di rischio, principalmente l’obesità e diabete di tipo 2, e la difficoltà delle fasce sociali meno protette i pazienti poveri ai cambiamenti dello stile di vita. Inoltre – conclude Piepoli – più pazienti sopravvivono al loro primo evento cardiovascolare e più persone rimangono a alto rischio. Mentre la mortalità da cause cardiovascolari potrebbe essere dimezzata da interventi semplici, ma mirati alla riduzione dei fattori di rischio e basati su una combinazione di cure mediche efficaci e interventi legislativi volti a incentivare sani stili di vita”.