Milano, 19 mag. (AdnKronos Salute) – Alla francese, a patata, greco, aquilino, afro. Ogni faccia ha il suo naso e la fantasia di madre natura non sembra avere limiti quando si tratta di disegnarne la foggia. La gamma delle forme appare pressoché infinita e affonda le sue radici nel Dna. In particolare in 4 geni ‘scultori’ scoperti in uno studio pubblicato su ‘Nature Communications’, condotto da un gruppo di scienziati dell’University College di Londra (Ucl). I mattoncini del genoma che decidono lunghezza, larghezza, curvatura, ampiezza della base, apertura delle narici, dolcezza o asprezza della punta si chiamano GLI3, DCHS2, PAX1 E RUNX2. Ciascuno ha il suo compito e tutti insieme cesellano la struttura della parte. Croce o delizia di un volto, vanto o complesso di una vita.
Il gruppo di ricercatori, primo autore Kaustubh Adhikari dell’Ucl Cell & Developmental Biology, ha raccolto e analizzato campioni di Dna prelevati da 6.630 volontari della coorte ‘Candela’ reclutata in Brasile, Colombia, Cile, Messico e Perù. Latino-americana la cittadinanza, variegata l’origine: europea (50%), nativa americana (45%) o africana (5%). Uomini e donne sono stati valutati sulla base di 14 diversi tratti del viso e l’esame dell’intero genoma ha permesso di individuare i geni che decidono dell’aspetto finale. Per un sottogruppo di 3 mila persone sono state utilizzate anche tecniche di ricostruzione in 3D, che hanno permesso di riprodurre modelli tridimensionali utili a effettuare le varie misurazioni.
Gli studiosi hanno così stabilito nel dettaglio gli incarichi dei geni-scultori: tutti sono associati ai processi di crescita della cartilagine del naso, ma GLI3 e PAX1 sono specializzati nell’allargare o restringere le narici; DCHS2 nell’appuntire più o meno la parte finale, mentre RUNX2 guida lo sviluppo dell’osso definendo la larghezza o la sottigliezza del ‘ponte’, la parte dura centrale. Ancora: GLI3, DCHS2 e RUNX2 mostrano forti segnali di una selezione recente nell’uomo moderno, rispetto ad ‘antenati’ più antichi come il Neanderthal o l’uomo di Denisova. Oltre alle 4 porzioni di Dna che decretano la forma del naso, il team inglese ha identificato anche un quinto gene – EDAR – dal quale dipende il grado di protrusione del mento.
“Pochi studi hanno esaminato il modo in cui i normali tratti di un viso si sviluppano – spiega Adhikari – e quelli che lo hanno fatto si sono concentrati esclusivamente sulle popolazioni europee”, o comunque su “campioni con gradi di diversità inferiori rispetto a quello considerato in questa ricerca. Ciò che abbiamo trovato – precisa lo scienziato – sono specifici geni che influenzano la forma e le dimensioni dei vari elementi, un risultato mai raggiunto finora”.
“Capire il ruolo che ogni gene gioca – aggiunge il ricercatore – ci può aiutare per esempio a ricostruire il percorso evolutivo dall’uomo di Neanderthal a quello moderno”. Non solo: “Ci avvicina alla comprensione di come i geni influenzano il nostro aspetto, un elemento importante nella pratica forense”.
“A lungo si è ipotizzato che la forma del naso riflette l’ambiente in cui gli esseri umani si sono evoluti – commenta Andrés Ruiz-Linares dell’Ucl Biosciences, coordinatore dell’indagine – Per esempio, è stato suggerito che il naso relativamente stretto degli europei derivi dall’adattamento a un clima freddo e asciutto. Avere identificato i geni che regolano la forma del naso ci fornisce ora nuovi strumenti attraverso i quali analizzare la questione, così come l’evoluzione della faccia in altre specie. Infine, può contribuire a farci capire che cosa va storto in malattie genetiche associate ad anomalie del volto”.