Milano, 21 apr. (AdnKronos Salute) – Alzheimer: un’emergenza sanitaria, sociale ed economica in continua crescita nell’Italia che invecchia. Nella Penisola il ‘ladro della memoria’ colpisce sempre di più e sempre più duro: secondo le stime il numero dei malati va da mezzo milione a 550 mila, con una spesa globale di 70.587 euro a paziente di cui circa il 27% (18.941 euro) è riconducibile ai costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale, e il 73,2% (51.645 euro) a quelli indiretti che gravano sulla collettività. Considerando solo i costi diretti, dunque al netto del pesantissimo impatto sulle famiglie in termini di sofferenza e spese, si può quindi calcolare che l’Alzheimer grava sul Ssn per circa 10 miliardi di euro all’anno. Cifre in aumento come l’età media di malati e caregiver: dal 1999 al 2015, sia i pazienti sia chi li assiste sono più vecchi di circa 6 anni.
Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca ‘L’impatto economico e sociale della malattia di Alzheimer: rifare il punto dopo 16 anni’, condotta in collaborazione tra l’Associazione italiana malattia di Alzheimer (Aima) e il Censis. Presentata al Pio Albergo Trivulzio di Milano, dopo la prima edizione del 1999 e la seconda del 2006 l’indagine aggiorna al 2015 la fotografia italiana della forma più diffusa di demenza. Se nel 1999 i malati di Alzheimer avevano in media 73,6 anni, l’età è passata a 77,8 anni nel 2006 e a 78,8 l’anno scorso; al contempo, l’età media dei caregiver è salita da 53,3 anni nel 1999 a 54,8 anni nel 2006 e a 59,2 nel 2015.
A fronte delle stime epidemiologiche nazionali, e tenuto conto dello specifico innalzamento dell’età media della popolazione cittadina – spiegano i promotori della ricerca – le persone affette da demenze senili nella sola Milano potrebbero essere stimate in circa 30 mila. “Intervenire nella situazione milanese, stante la sua composizione demografica e l’atomizzazione della struttura familiare, è una necessità ancora più urgente”, afferma Patrizia Spadin, presidente di Aima, che segnala come “gli attuali servizi forniti in regime di assistenza domiciliare integrata sono del tutto insufficienti per dare cura e assistenza adeguata ai pazienti e ai caregiver”.
Spadin indica il Pio Albergo Trivulzio come esempio virtuoso: “Le modalità della presa in carico del malato di Alzheimer e i risultati conseguiti al Pat rappresentano un modello importante da ampliare in loco e da replicare a livello metropolitano”, dice. “La progettualità del Pat di sviluppare l’offerta domiciliare appare coerente e sinergica con i bisogni del malato e della famiglia fatti emergere dal Rapporto”, afferma Maurizio Carrara, presidente del Comitato di indirizzo dell’Asp Istituti milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, presente insieme al direttore generale Claudio Sileo.
“Al Pat – precisa Cinzia Negri Chinaglia, direttore della III Unità operativa complessa di Riabilitazione Alzheimer dell’Istituto – sono 276 su 580 gli ospiti in Residenza sanitaria assistenziale affetti da demenza grave. Nel contesto dei reparti riabilitativi, su 884 pazienti trattati dal 1 aprile al 31 ottobre 2015 la prevalenza di demenza è risultata del 23%, di cui una quota ricoverata nel Nucleo Alzheimer riabilitativo. L’esperienza del Pio Albergo Trivulzio è sicuramente un modello qualificante del ruolo che strategicamente può giocare il servizio pubblico, anche se non vanno sottovalutate le esigenze di sostenibilità del suo bilancio”, osserva l’esperta.
Il contributo che il Pat riceve per pazienti con demenze da Regione Lombardia e Comune di Milano, o da Regione Lombardia e familiari – informano dall’Istituto – è di 100-130 euro al giorno per la Rsa Alzheimer e di 156 euro al giorno per la riabilitazione. “Già oggi – commenta Carrara – offriamo servizi e cure che necessitano di professionalità e di strumentazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative complesse e costose che travalicano di gran lunga la semplice assistenza e che mettono a dura prova l’equilibrio economico della gestione del Pio Albergo Trivulzio”, avverte davanti ai rappresentanti delle Istituzioni. Fra gli intervenuti anche l’assessore al Reddito di autonomia e Inclusione sociale della Regione Lombardia, Giulio Gallera; l’assessore alle Politiche sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, e il direttore generale dell’Ats Città metropolitana di Milano, Marco Bosio.