Roma, 25 ott. (AdnKronos Salute) – “Si racconta che nel 1994, quando fu scelta la prima sede dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), sino alla notte prima tutti erano sicuri che si andasse a Barcellona che aveva ospitato le Olimpiadi nell’estate del 1992 ed era imbattibile come organizzazione e consenso. Nella notte le cose cambiarono completamente e fu scelta Londra, o meglio Canary Wharf, che certo non era bella come adesso. Quindi occhi aperti e non abbassare la guardia”. A raccontarlo all’Adnkronos Salute, intervenendo nel dibattito sulla scelta della nuova sede dell’Ema, Luca Pani, ex direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed ex membro del comitato tecnico dell’Ema, ora docente di Psichiatria all’università di Miami (Usa).
“Non credo davvero che, a questo punto – dice Pani – la partita sia tecnica o scientifica, ma esclusivamente politica e anche a livello molto alto. Ho letto che il premier Gentiloni e i nostri ministri, tra cui Beatrice Lorenzin, si stanno spendendo molto personalmente e questo è un bene. Se mi posso permettere di dar loro un consiglio non devono mollare sino all’ultimo minuto”.
Pani conferma che i criteri espressi dall’Ema per la scelta della nuova sede (relativi all’edificio in cui sarà ospitata, all’offerta di lavoro e di istruzione per figli e partner dei dipendenti, eccetera) sono quelli da tenere in considerazione. E Milano sembra avere tutte le carte in regola: “Secondo la valutazione rilasciata dall’Ema per le tutte le 19 città che hanno fatto richiesta di ospitare la sede, Milano ha proposto un edificio con una planimetria che soddisfa la richiesta di uffici e sale conferenze (qualcosa di non scontato vista la complessità delle specifiche) che dovranno essere pronte entro i primi tre mesi del 2019. Il fatto che queste sale siano sparse tra i diversi piani richiede un po’ di lavoro, ma non dubito che la Regione Lombardia e la Città di Milano saranno in grado di svolgerlo egregiamente”.
“L’edificio – aggiunge – ha naturalmente gruppi di continuità e Wi-Fi, ma serve qualcosa di più come una rete di telecomunicazioni basata su cablature digitali ad alta capacità per esempio a fibre ottiche, anche in questo caso non vedo difficoltà se la scelta del 20 novembre” a opera del Consiglio europeo Affari generali, “cadesse su Milano, per organizzare tutto entro i primi tre-quattro mesi del 2019. Altro pro dell’edificio e della zona è il sistema di sicurezza e il fatto che sono già previste infrastrutture audio-visive e un sistema di votazione che serve ai comitati per esprimere e registrare i propri pareri. Milano ha anche previsto un dettagliato progetto di rilocalizzazione e il supporto del governo locale gioca certamente un importante ruolo a favore”.
Quali, dunque, i rischi se alla fine si dovesse scegliere una sede ‘inadatta’? Pani non ha dubbi: “Quello di perdere professionalità ad alto valore aggiunto, in realtà proprio le migliori. E’ qualcosa a cui abbiamo già assistito, nell’ultimo anno che ero in Ema: molti valutatori di grande esperienza sono andati a lavorare altrove, qualcuno nei sistemi sanitari inglesi o sono tornati nei loro paesi d’origine e molti nell’industria. Formare queste competenze è molto faticoso e costoso e soprattutto i migliori non hanno mai problemi a trovare una nuova collocazione. E’ inutile fare gli ipocriti, se la scelta cadesse su una paese poco attrattivo, Ema potrebbe arrivare a perdere anche il 70% della forza lavoro e certamente quasi il 100% di quella più competente. Un vero disastro se si considera che tutto ciò si aggiunge alla inevitabile e progressiva mancanza del contributo dell’agenzia regolatoria inglese (Mhra) in questi anni preziosissima nel suo ruolo dentro tutti i Comitati”, conclude.