Palermo – Si corre ai ripari. Gli ultimi decessi a Catania provocati dal virus del morbillo – ultimo quello di un bimbo di appena dieci mesi e preceduto la scorsa settimana da una donna di 25 anni – hanno fatto scattare più di un campanello di allarme nelle istituzioni sanitarie regionali. Come anticipato nell’edizione di ieri, l’assessore della Salute, Ruggero Razza ieri ha annunciato di avere convocato per martedì pomeriggio nella sede dell’assessorato in piazza Ottavio Ziino il tavolo tecnico per discutere dei casi di morbillo nell’Isola. Al vertice parteciperanno i responsabili del servizio di prevenzione delle 9 Asp, il dirigente generale per le Attività sanitarie, il dirigente del Servizio epidemiologia, il dirigente del Servizio emergenza e urgenza e il referente per il Biocontenimento e la Sicurezza sanitaria regionale.
Nel frattempo ci si interroga sull’epidemia di morbillo che ha investito soprattutto la zona del Catanese e ha messo in allarme non solo i medici – in particolar modo i pediatri di libera scelta – ma anche la popolazione, soprattutto le famiglie che hanno bambini in tenera età e in età scolare. Gli esperti continuano a ribadire l’appello: «Basta col le chiacchiere. Occorre vaccinare tutti coloro che devono sottoporsi obbligatoriamente alla profilassi per difendere non solo la salute dei soggetti interessati ma anche quella dell’intera comunità».
Ma far paura non è solo il morbillo, ci sono anche le altre patologie che si possono fronteggiare con le vaccinazioni. C’è da sottolineare un aspetto: la Sicilia da circa dieci anni è una delle regioni in Italia con una offerta vaccinale fortemente all’avanguardia, ed i piani vaccinali è tra i più completi non solo in Italia, ma anche in Europa. Purtroppo, negli ultimi tempi continuano ad esistere ancora della “sacche” di resistenza nei confronti dei vaccini, sia da parte dei cittadini sia di alcuni addetti ai lavori: cioè i cosiddetti “no vax”.
«Occorre avere la consapevolezza che vaccinarsi è un fondamentale per se stessi e per gli altri che ci stanno vicino – sottolinea a gran voce il prof. Francesco Vitale, epidemiologo, direttore della cattedra di Igiene dell’Università di Palermo e componente del tavolo tecnico regionale – oggi a fare paura non è soltanto il morbillo. Attenzione anche alla rosolia congenita. Tutte le bambine devono essere vaccinate e la profilassi si fa insieme a quella del morbillo. Se calano le coperture per il morbillo di conseguenza calano anche quelle per la rosolia e nei nuovi nati dà problemi seri. La vera arma per fronteggiare queste malattie è una de una sola: la vaccinazione».
Ricordiamo ancora una volta che le patologie che si possono prevenire con i vaccini sono l’epatite B la cosiddetta “malattia silenziosa”, l’Hpv (Papilloma virus) presente nel 99,7 per cento dei casi di cancro al collo dell’utero; la meningite, infezione potenzialmente letale ma ancora poco conosciuta; morbillo, rosolia, parotite e pertosse, tutte infezioni da non sottovalutare o prendere sottogamba; pneumococco: una protezione in più anche per gli adulti; varicella zoster da questo virus, complicanze anche gravi.
«Bisogna stare all’erta anche per la poliomielite (Infiammazione della sostanza grigia del midollo spinale contagiosa, ndr) – aggiunge il prof. Vitale – noi siamo stati considerati nel 2002 regione Europa” polio free” dall’Organizzazione mondiale della Sanità, siamo stati certificati come una regione senza poliomielite, ma siccome questa malattia è un virus presente in altre aree limitrofe in Europa e in particolare in Sicilia, vedi Siria o Israele o altre zone dove ci sono guerre e da dove partono numerosi rifugiati, questi potrebbero essere veicolo della malattia. Il virus della poliomielite viene eliminato con le feci, quindi se c’è un problema di natura igienico-sanitario potrebbe effettivamente diffondersi. Qual è l’arma? La vaccinazione antipolio che è presente nell’esavalente che attualmente fanno i bambini ecco perché dobbiamo tenere alto il livello di profilassi al di sopra del 95% per evitare il ritorno della poliomieliti che oggi rappresenta una vera preoccupazione».
Tornando ai casi di morbillo che preoccupano non poco il Catanese c’è da rilevare una presa di posizione del Codacons: «La diffusione di notizie confuse circa il decesso di un bambino di 10 mesi morto nell’ospedale Garibaldi di Catania per sospette complicanze legate al morbillo, non fa altro che alimentare ingiustificati allarmismi su presunte epidemie di morbillo e fantomatici rischi di contagio da non vaccinati, che appaiono prive di riscontri e del tutto fantasiose. Il bimbo già sofferente per un difetto cardiaco era stato ricoverato dal 3 al 16 marzo scorsi nel reparto dia pediatria dell’ospedale Garibaldi-Nesima per una broncopolmonite e bronchiolite in presenza di un virus respiratorio sinciziale e da dove era stato dimesso migliorato con programmato di un controllo a distanza di 10 giorni – sottolinea il Codacons -. Da quello che si apprende, appare, quindi, più che opportuno accertare se sia trattato dell’ennesimo caso di malasanità italiana. Sarebbe necessario, inoltre, accertare se il bambino non sia stato esposto al contagio da soggetti vaccinati che non abbiano osservato il prescritto periodo di quarantena».
Ed intanto l’Asp di Catania ha deciso di potenziare gli ambulatori vaccinali, prevedendone l’apertura anche il sabato mattina (fascia oraria 8.30-12.30); e raddoppiandoli (da mercoledì 11 aprile) nelle sedi di Catania (Viale Fleming e San Giorgio), Giarre e Sant’Agata Li Battiati. Definite le priorità organizzative per migliorare i percorsi organizzativi e la gestione dei casi in piena condivisione con i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale, i presidi ospedalieri del territorio provinciale e le aziende ospedaliere della città.
E poi attenzione ancora una volta alle false notizie. Ancora oggi, malgrado gli appelli, le campagne di prevenzione, ci sono diverse “sacche” di popolazione che non danno l’importanza dovuta a certe malattie infettive, ritenendole il più delle volte, forse disorientati dai social, del tutto benigne. La verità è che in tema di profilassi alle volte bisogna fare “tremare i polsi” a quei genitori che ancora oggi sottovalutano l’importanza delle vaccinazioni.