ROMA – Nuove prospettive nella lotta al diabete: la combinazione di due farmaci (di cui uno attualmente già in uso clinico) potrebbe sensibilmente migliorare la cura della malattia, favorendo la proliferazione di nuove cellule che producono insulina, che sono ridotte anche in pazienti con diabete tipo 2, specie dopo molti anni di malattia. È il risultato dello studio di un team internazionale di ricercatori coordinati da Andrew Stewart della Icahn School of Medicine a Mount Sinai. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. Stewart, che dirige l’Istituto di Ricerca Diabetes, Obesity, and Metabolism, da anni è impegnato nella scoperta di molecole capaci di favorire la proliferazione di nuove cellule produttrici di insulina. Nel diabete di tipo 2 di lunga durata, spiega Francesco Purrello dell’Università di Catania e presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), «si è osservata una riduzione delle “beta-cellule” ovvero le cellule del pancreas deputate alla produzione dell’ormone che regola la glicemia, l’insulina. La perdita progressiva di queste cellule è causata dai processi di morte cellulare “programmata” (la cosiddetta apoptosi) indotti dall’eccesso di zucchero nel sangue (iperglicemia) e di grassi nel sangue, due condizioni caratteristiche del diabete non controllato».
Usando cellule pancreatiche umane, gli esperti hanno dimostrato per ora solo in provetta che si può aumentare del 40% in 4 giorni il numero di beta-cellule semplicemente somministrando loro una combinazione di due classi di farmaci, uno già in uso, gli agonisti del recettore ‘GLP1R’ (che tanti diabetici già adoperano), l’altro ancora in fase precoce di sperimentazione. Si tratta di ‘inibitori DYRK1A’ (piccole molecole, capaci di regolare i processi di proliferazione cellulare in vitro). In una serie di studi precedenti (sempre in vitro o su animali) questi inibitori si sono dimostrati capaci di aumentare le capacità di proliferare delle cellule beta pancreatiche. Il nuovo lavoro mostra che, in combinazione con l’altro farmaco, le loro capacità proliferative aumentano ulteriormente: quindi le due molecole, insieme, hanno un effetto sinergico.
Gli esperti hanno anche dimostrato che inserendo queste beta-cellule così ottenute nel pancreas di topi diabetici, le condizioni degli animali migliorano.
Secondo gli scienziati Usa questi risultati offrono un approccio potenzialmente rapido per risolvere molti degli attuali ostacoli al trattamento del diabete. «Il sistema funziona sperimentalmente ‘in vitrò – sottolinea Purrello – e questo studio è di per sé promettente. Da un lato la ricerca farmacologica pura sta cercando molecole sempre più potenti sì da abbassare le concentrazioni di farmaco da somministrare al paziente, dall’altro si sta testando un effetto combinato tra diverse classi molecolari, come in questo studio, in modo da ottenere un’azione sinergica e abbassare le dosi di farmaco necessarie».(ANSA).