Rimini, 3 giu. (AdnKronos Salute) – Le malattie cardiache sono al primo posto in Italia: attacchi di cuore (184.800 decessi) e ictus (quasi 94 mila morti) nel 2013 hanno rappresentato quasi la metà (48%) di tutte le cause di mortalità in persone under75. “Questi dati ci suggeriscono di fare attenzione al cuore e ai pericoli a cui va incontro ogni giorno evitando i fattori di rischio” ormai noti, mette in guardia Michele Gulizia, presidente di Anmco, in occasione del 47.esimo Congresso nazionale dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, in corso a Rimini.
Oggi, sottolinea, “per tenere il prezioso muscolo sotto controllo, anche la tecnologia può fare molto offrendoci una possibilità in più: la Banca del cuore. Si tratta di una card, gratuitamente rilasciata dalle Cardiologie, che contiene i dati clinici sulla salute cardiovascolare (elettrocardiogramma, pressione arteriosa) e nella quale è possibile inserire altre informazioni: sapere, ad esempio, se si è diabetici, se si è avuto un infarto pregresso e molti altri preziosi dati clinici”.
E per il progetto ‘Banca del cuore’, unico al mondo, Gulizia ha ricevuto la massima onorificenza – la medaglia per l’alto valore scientifico, assistenziale e sociale del progetto di prevenzione – direttamente dalla presidenza del Consiglio. Tra i temi di cui si parlerà durante la tre giorni di Rimini, c’è la sessione “CardioFrontex: la Cardiologia attraverso il Mar Mediterraneo; punti di forza e di criticità in un modello culturale che accoglie e non rifiuta nell’interesse dei cardiopatici”.
Una sessione dedicata alla Cardiologia internazionale che si pone l’obiettivo – spiega l’Anmco – di discutere l’approccio alle malattie cardiovascolari nei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, ai quali estendere anche il progetto di prevenzione Banca del cuore, affinché divenga una cassaforte digitale degli elettrocardiogrammi e dei dati cardiologici salienti di quanti più cittadini del mondo, una sorte di passaporto della salute.
“I migranti che sbarcano nel nostro Paese, 24.090 in questi primi mesi del 2016 e 800 mila pronti a partire per le coste europee secondo un rapporto congiunto di Europol – afferma Gulizia – spesso sono affetti da malattie cardiovascolari che neanche sanno di avere, perché nei Paesi da cui provengono non c’è la cultura della prevenzione e soprattutto non vi è una sanità assistenzialista come la nostra”.
Per questa ragione, prosegue, “occorre accendere i riflettori sulla necessità di una rivalutazione della diagnosi e della qualità della cardiologia nel Mediterraneo, anche per le ricadute sociali ed economiche che involontariamente si ripercuotono e si ripercuoteranno maggiormente nel nostro Paese. Basti pensare al recente incremento diagnostico delle patologie valvolari, clinicamente accertate in queste popolazioni di immigrati, che provocano un incremento di ricoveri ospedalieri in cardiologia e cardiochirurgia per la terapia di queste patologie, particolarmente incidenti in queste popolazioni e da noi sostanzialmente debellate da oltre un decennio”.
Al Congresso partecipano i massimi rappresentanti della cardiologia di Egitto, Croazia, Kosovo, Libano, Malta e Marocco e Siria. “Aiutare queste persone dal punto di vista medico e scientifico – conclude Gulizia – può essere possibile grazie al network scientifico basato sulla Banca del cuore: lo strumento per archiviare gratuitamente i dati sanitari dei pazienti, rendendo possibile recuperarli grazie alla BancomHeart, una card simile al bancomat, contenente la vita sanitaria della persona”.
Questo database “consentirebbe di condividere un enorme network assistenziale multirazziale, permettendo di realizzare progetti di ricerca innovativi per la ricerca di marker specifici che possano risultare efficaci nella diagnosi preventiva della cardiopatia ischemica e della morte cardiaca improvvisa e per la cura di patologie cardiache ad alto rischio di malignità su popolazioni target”.