"Con l’influenza australiana sarà una bella stagione tosta, come sempre ci saranno morti, di solito sono tra i 5mila e i 15mila. Il picco è previsto a Natale, circa 250mila casi al giorno". Lo ha detto Fabrizio Pregliasco, professore associato di Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano e direttore Irccs Galeazzi-Sant'Ambrogio, ospite di 'Un giorno da pecorà su Rai Radio 1.
Le sue parole fotografano perfettamente la situazione odierna in Italia dove in questi giorni si registra un aumento degli accessi ha pronto soccorso legati all’influenza.
In questi anni sembra esserci stato un picco di casi di influenzati: i numeri registrati finora, diffusi dalla rete di sorveglianza InfluNet dell'Istituto Superiore di Sanità, non si vedevano dalla stagione 2009-2010. Gli ultimi dati, pubblicati lo scorso 2 dicembre, parlano di 2,5 milioni di persone che hanno già contratto l’infezione dall’inizio della stagione. Particolarmente colpiti i bambini al di sotto dei 5 anni.
In questa fascia d’età, l’ultima settimana di novembre si sono registrati 40,8 casi d'influenza ogni mille bambini. Nella fascia compresa tra i 5 e i 14 anni il tasso ha raggiunto 25,02 unità ogni mille persone, mentre le cifre scendono con il crescere dell’anzianità: 10,10 ogni mille tra i 15 e i 64 anni e 5,04 ogni mille sopra i 65 anni.
Insieme all’influenza si stanno diffondendo a largo raggio anche altri virus simil-influenzali, come i rhinovirus, i virus parainfluenzali e gli adenovirus. Tra i più piccoli preoccupa soprattutto il virus respiratorio sinciziale, per le complicazioni più gravi che può causare rispetto agli adulti.
Alla luce dei suddetti dati, qual è la causa di questo aumento di casi?
Secondo la Fondazione Umberto Veronesi, fino al 30% della popolazione in età pediatrica ogni anno è colpita dall’influenza. I motivi sono vari, a partire dalla mancanza di un sistema immunitario robusto, proprio perché a una minore età anagrafica corrisponde una minor esperienza immunologica.
Tra i più piccoli l’influenza circola più velocemente anche per la loro presenza in ambienti scolastici, dove il contatto tra persone è più stretto che altrove. Negli ultimi due anni di pandemia da Covid-19, la limitazione dei contatti sociali e l’utilizzo di dispositivi di protezione obbligatori come le mascherine avevano ridotto drasticamente il rischio contagio, non solo del coronavirus ma anche dell’influenza.
Le difese immunitarie, non venendo a contatto con questi virus, si sono quindi abbassate. C’è poi un altro elemento da considerare: la circolazione di forme di influenza diverse da quelle che abbiamo conosciuto in tempi passati, come ad esempio "l'Australiana".
E i sintomi cambiano per i più piccoli?
Pare proprio di no, sono per la maggior parte gli stessi che colpiscono la popolazione in età adulta: mal di testa, malessere generalizzato, febbre, affaticamento, dolori muscolari…
In età molto giovane, come nel caso dei lattanti, è possibile che all’influenza si accompagnino disturbi come vomito e diarrea, mentre la febbre si manifesta in casi più rari che in persone più adulte, si legge sul sito dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
I sintomi solitamente scompaiono in un periodo compreso tra i 5 e i 7 giorni. Nei casi peggiori, alcune complicazioni possono essere polmoniti batteriche, miocarditi e otiti. Per curare l’influenza, fa sapere sempre l’Ospedale Bambino Gesù, è consigliabile stare a riposo e mantenersi idratati. Aiutano anche i farmaci per controllare la sintomatologia, come ad esempio il paracetamolo.
Le autorità sanitarie raccomandano il vaccino contro l’influenza come forma di prevenzione non soltanto della sua diffusione ma anche delle possibili conseguenze che può avere in chi colpisce.