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Alcol

In Sicilia dilaga lo “sballo” da cocktail. Una “abbuffata alcolica” che si misura “al metro”

E c'è una diretta correlazione con le stragi sulle strade, avverte l'esperto. «Come si fa a vedere il rischio in qualcosa che si trova ogni giorno sulle nostre tavole?»

Di Laura Distefano |

Subdolo. Ingannatore. Mistifica il piacere e prende il sopravvento. La linea è sottilissima. Entrare nel tunnel dell’alcolismo purtroppo è un pericolo che poco si avverte, ma esiste. Esiste eccome. «L’alcol è una sostanza socialmente accettata. Quindi i discorsi si complicano in partenza», a parlare è Giovanni Utano, neurologo e psicoterapeuta, oltre a essere dirigente medico del SerD di Milazzo dell’Asp di Messina. Come si fa a vedere «il rischio in qualcosa che si trova ogni giorno sulle nostre tavole? Infatti i primi a responsabilizzarci dovremmo essere noi adulti, soprattutto nei confronti dei giovanissimi». Utano lavora nel campo delle dipendenze patologiche da molti anni. E non ha mezze misure. Responsabilità è una parola che si ripete spesso nel colloquio. Il meccanismo dell’organismo davanti all’abuso della sostanza è lo stesso, sia esso droga, alcol, tabacco, gioco d’azzardo. «I nostri recettori cerebrali vivono l’esperienza di gratificazione e la vogliono ripetere», spiega Utano. Il problema si presenta quando «il desiderio di voler ripetere quell’esperienza prende il sopravvento su qualsiasi altra cosa. Il nostro sistema ci inganna: perché questo tipo di situazioni attivano dei bisogni assolutamente legittimi, ma contestualmente anche quelli pericolosi. Il cervello ricorda che quell’esperienza ci ha portato ad essere felice, quindi l’ha archiviata come esperienza positiva. E quindi ricerca quelle sensazioni di benessere», argomenta.

Da qui il lato subdolo della sostanza, di cui si approfittano soprattutto gli spacciatori di droga. «Il campanello d’allarme arriva quando la nostra vita gira attorno a quella sostanza», dice Utano. Non è semplice trovare la consapevolezza. Ed è ancor più complicato cercare aiuto. «Serve bilanciare le nostre parti. Quello che dico sempre ai pazienti, che loro non sono solo alcolisti, ma sono anche figli, mariti, lavoratori. Devono potenziare queste parti per poter soffocare quella “malata” che ha preso il sopravvento», continua Utano. L’alcol altera i comportamenti. «Non è uguale per tutti. C’è chi si addormenta e non ricorda nulla. C’è chi diventa violento e aggressivo. Con sé stessi e anche gli altri», aggiunge il neurologo. Dai dati messi a disposizione dal Ministero della Salute, nella relazione annuale sul consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese, trasmessa al Parlamento il 18 luglio 2024, la Sicilia pare un isola felice, rispetto al resto dell’Italia. Ma purtroppo c’è anche un problema e lo si evince leggendo il documento curato dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria dell’esecutivo: che si riesce ad agganciare solo la minima parte degli alcolisti.

In Sicilia la percentuale di persone che hanno bevuto almeno una bevanda alcolica nel 2022 è stata pari al 72,8% tra gli uomini e al 48,3% tra le donne. I valori di prevalenza dei consumatori di vino (M = 57,2%; F = 32,7%), aperitivi alcolici (M = 41,5%; F = 25,4%) e di superalcolici (M = 31,7%; F = 10,6%) sono però inferiori alla media italiana per entrambi i sessi, oltre alla prevalenza delle consumatrici di birra (36,1%) e di amari (16,8%) per le sole femmine. Quello che più preoccupa Utano è la diffusione dell’alcol tra i giovani, che molte «volte tendono a consumarlo associandolo al crack, un cocktail devastante».

Ma partiamo da una nozione biologica conosciuta da pochi, i ragazzi non dovrebbero assumere alcol perché l’enzima che elabora le sostanze alcoliche e quindi ferma la tossicità si forma solo a partire dai 17 anni. «L’alcol deidrogenasi è la nostra difesa principale contro l’alcol, una molecola tossica che compromette le funzioni del nostro sistema nervoso», è spiegato nei più elementari siti di medicina che si trovano online. «Assumere alcol in larga quantità nei ragazzi quindi può essere letale. Quanti adolescenti entrano in coma etilico perché hanno bevuto molto durante una serata tra aperitivo e discoteca», spiega ancora Utano. «Allora cerchiamo di portare il buon esempio noi adulti con i ragazzi. E vigiliamo. Non li educhiamo al bere come normalità, perché quella sostanza assunta in età giovanile è tossica. Fa male. Anzi può fare morire», sostiene con forza Utano.

Ma oltre alla questione anagrafica, c’è un fattore di sesso. «Questo enzima è prodotto solo al 50% nelle donne. E quindi si diventa alcolizzate più in fretta. Servono meno bicchieri per diventare brilli».Utano ritiene che la vera lotta all’alcolismo, facendo emergere il problema in modo serio e non con gli asterischi dove si scrive in modo microscopico “bere responsabilmente”, è coinvolgere nelle campagne di informazione, prevenzione e formazione anche i titolari di locali. «Incentivando ai controlli di chi consuma il cocktail acquistato, negando anche il bicchiere se si nota che il cliente sta abusando di alcol, rispettato la normativa sulla dotazione di alcol test nelle strutture. E inoltre sensibilizzando anche al bere analcolico, che dati alla mano non costano di meno e quindi per l’esercente non provoca meno entrate», aggiunge lo psicoterapeuta.

Non dimentichiamo che una delle prime cause di incidenti stradali è quello di mettersi alla guida in stato di ebbrezza. «Ma ho bevuto solo un paio di birre, cosa vuoi che sia», si sente dire a molti giovani che si mettono al volante. Purtroppo però la nostra capacità di concentrazione è scemata, così come i riflessi che rispondono più lentamente. «Le suggerisco solo un dato per farle capire quanto è diffusa la brutta abitudine di mettersi alla guida dopo aver consumato alcol, nel serD di Milazzo abbiamo 1.000 pratiche inerenti soggetti per patente ritirata perché risultati positivi all’alcol test. Prenda questo dato e lo amplifichi a livello regionale e capirà che siamo davanti a una situazione allarmante. Poi non ci stupiamo se le vittime della strada aumentano», dice con amarezza.Ma la battaglia è davvero complicata. Con circuiti e lobby che hanno un loro peso sulle politiche legislative e sanitarie. «Si deve stare attenti a dire che l’alcol fa male. Ma per chi vive l’incubo dell’alcolismo è così», spiega Utano.Il viaggio per intravedere la luce in fondo al tunnel è complicato e doloroso. «Per uscire dalla dipendenza dall’alcol facciamo i controlli ematici ai Ser.D. e diamo anche farmaci specifici e li seguiamo anche dal punto di vista psicologico oltre che medico e dal punto di vista sociale con la figura appunto dell’assistente sociale, perché molto spesso questi pazienti hanno anche problemi legali», chiosa Utano.

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