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Due trapianti e due figli: la sfida di Rosaria vinta grazie alla scienza

Di Angelo Torrisi |

Se ci fosse un guinness dei primati tra queste coppie che vagheggiano un “figlio a ogni costo”, un posto toccherebbe sicuramente ad una quarantenne di Adrano, Rosaria Salvina Bua e a suo marito Placido Stancampiano. Incuranti delle diverse patologie sfociate nella gravità – e persino in un doppio trapianto d’organo, sono riusciti a portare a termine, positivamente, due gravidanze, a distanza di due anni l’una dall’altra.

Infatti, la signora ha affrontato e portato a temine entrambe le gravidanze pur avendo subito il trapianto del fegato e di un rene, in seguito ad una grave forma di diabete mellito diagnosticatale quando aveva ancora dieci anni.

L’intervento stato eseguito nell’ospedale di Pisa nel 2012 da parte dei prof. Maria Francesca Egidi e Ugo Boggi dopo una lunga serie di cure prestate a Catania prima e dopo il trapianto (ambulatorio di gravidanza a rischio del Garibaldi Nesima diretto dal prof. Giuseppe Ettore, dott. Gabriele Liuzzo di Adrano, centro trapianti d’organo del Policlinico diretto dal prof. Pierfrancesco Veroux e tutto uno staff di specialisti delle varie branche mediche). Queste cure hanno consentito alla donna di condurre una vita pressoché normale e affrontare, nelle migliori condizioni possibili, anche una seconda gravidanza.

Entrambe sono state portate a termine felicemente anche se hanno comportato un monitoraggio continuo della signora. I bambini sono nati prematuramente, entrambi alla 34ª settimana (la prima, nel 2015, una femmina, il secondo un maschio, venuto alla luce nei giorni scorsi), con il taglio cesareo.

«Uno dei più grandi progressi della medicina moderna è stato quello di consentire anche ai trapiantati d’organo la possibilità di una gravidanza sicura – dice il prof. Massimiliano Veroux che nel suo ruolo di “aiuto” del centro trapianti del Policlinico ha all’attivo molti trapianti specie renali -. I recenti progressi nella gestione delle maternità a rischio e nella neonatologia hanno fatto si che la gravidanza nei soggetti sottoposti a trapianto di rene o di pancreas non sia più un’eccezione ma una realtà consolidata. Nonostante questo, tuttavia, la gravidanza nei pazienti trapiantati comporta un rischio aumentato di complicanze materne, compreso la possibile perdita di funzionalità degli organi trapiantati, e al prodotto del concepimento, che può presentare malformazioni più o meno gravi. Per questo motivo è necessaria una stretta cooperazione fra tutti i sanitari coinvolti ed in particolare fra i trapiantologi e i ginecologi che dovranno gestire in prima persona una gravidanza così complessa. La terapia immunosoppressiva, indispensabile per prevenire gli episodi di rigetto dell’organo trapiantato, ha un effetto tossico sull’embrione e può quindi aumentare il rischio di aborti e/o di malformazioni. E è perciò che la gravidanza nei soggetti trapiantati deve essere accuratamente pianificata in modo da modulare la terapia anti-rigetto per renderla meno tossica. La gravidanza rappresenta per i soggetti trapiantati, nonostante le enormi difficoltà, un ulteriore modo per riacquistare la propria “normalità” affrontando così la vita quotidiana con una ritrovata fiducia. Durante la gravidanza è indispensabile sottoporsi a frequenti controlli per monitorare non solo la salute del bambino e della madre ma anche la salute degli organi trapiantati Una trapiantata di rene-pancreas ha dato alla luce recentemente il suo secondo figlio dopo essere stata sottoposta a trapianto di rene-pancreas per un diabete che la affliggeva sin dalla giovane età. La paziente aveva a lungo rimandato la gravidanza in quanto il diabete riduceva la possibilità di rimanere incinta. Con il trapianto combinato di rene-pancreas la paziente è guarita dal diabete e dall’insufficienza renale che la costringeva alla dialisi e quindi il trapianto oltre a restituirle una vita normale, le ha permesso di vivere la gioia di una doppia gravidanza, realizzando così il suo sogno».

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