“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita”.
Il primo verso della Divina Commedia sembra raccontare in maniera “elegante” l’esordio improvviso e inaspettato del diabete, una sorta di compagno di viaggio per la vita. Sono 3,27 milioni le persone che dichiarano di avere il diabete, 1 milione quelle che non sanno di essere malati con un’alta possibilità di sviluppare complicanze collegate alla patologia. I dati, allarmanti, sono già al vaglio di medici e scienziati alla ricerca costante di una cura definitiva.
Oggi si prova a tamponare l’insorgenza di effetti collaterali con la tecnologia che accompagna costantemente la vita quotidiana di un diabetico.
Ma facciamo un passo indietro, sfatando soprattutto i concetti secondo cui diabetico è una persona che ha mangiato troppo zucchero, diabetico è per forza un soggetto che ha condotto una vita alimentare poco sana abbuffandosi di cibo spazzatura. In realtà la malattia non è così precisa nella selezione dei propri amici per la vita. Non provoca solo le complicanze conosciute dai più e dovute all’alta percentuale di glucosio nel sangue. Soprattutto nei giovani, il problema è di altra natura: il continuo controllo alimentare porta spesso allo sfinimento dovuto al costante pensiero di indagare su ogni tipo di pietanza.
Pensare in maniera ossessiva a tutto ciò che si ingerisce, sia cibo sia bevande, spesso provoca una sorta di stress mentale che porta a diventare fatalisti finendo quindi per farsi male da sé