La diossina può essere cancerogena e avere effetti anche a livello ormonale, ma – come sottolinenano gli esperti – solo oltre una certa soglia di dosaggio ed esposizione. La diossina, verso la quale ora si guarda con preoccupazione dopo l’incendio sviluppatosi in un deposito di rifiuti ad Alcamo che ha generato una nube sulla città, viene prodotta dalle combustioni ed «è sempre stata tra noi, senza crearci particolari problemi – spiega Michele Carruba, professore di Farmacologia dell’università di Milano – . Tuttavia, in casi di esposizione acuta e prolungata può provocare problemi, come accaduto nel 1976 a Seveso allo stabilimento Icmesa. Due i modi in cui può essere assunta dall’uomo: per inalazione e per via alimentare». Da alcuni studi si sa che l’organo bersaglio è il fegato e che il segnale di una forte esposizione, anche per via inalatoria, è la cloracne, un particolare tipo di eruzione cutanea.
«La diossina – aggiunge Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, – è pericolosa perché rimane a lungo nell’organismo, concentrandosi nei tessuti adiposi, dove c’è una irrorazione del sangue limitata. Si tratta di un potenziale cancerogeno. A Seveso si sono rilevate anche conseguenze a livello ormonale, con un aumento delle nascite femminili rispetto a quelle maschili». Tuttavia, dicono gli esperti, «non bisogna fare troppo allarmismo, va visto effettivamente a quali quantità si è stati esposti.
COSA È LA DIOSSINA: è un sottoprodotto di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. La più famosa tra le diossine clorurate, ma anche la più tossica, è la tetraclorodibenzo-p-diossina, abbreviata con la sigla TCDD e usata, in passato, per la fabbricazione di alcuni erbicidi e di un agente antibatterico.
L’ESPOSIZIONE DELL’UOMO: avviene quasi esclusivamente attraverso l’assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. Nei casi di esposizione a concentrazioni elevate, per esempio per lavoro, le diossine hanno rivelato la capacità di ridurre la fertilità, lo sviluppo e le difese immunitarie dell’organismo.
POTENZIALE CANCEROGENO: alcuni studi eseguiti su cavie animali hanno dimostrato che la TCDD puo’ essere cancerogena. Studi epidemiologici condotti sull’uomo hanno evidenziato una correlazione significativa tra l’esposizione a diossine e incremento di determinati tipi di tumore, come il sarcoma dei tessuti molli, i linfomi Hodgkin e non-Hodgkin, i tumori tiroidei e polmonari, i mesoteliomi.