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Coronavirus, l’infettivologo Iacobello: «Tempi per fine epidemia potrebbero allungarsi»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – A distanza di una settimana dai primi casi di Covid-19 in Sicilia abbiamo nuovamente sentito il parere di un infettivologo, il dott. Carmelo Iacobello, primario di Malattie infettive del Cannizzaro.

Voi esperti vi siete fatti un’idea sull’andamento dell’epidemia nell’Isola?

«Devo dirle la verità, ci aspettavano un incremento maggiore dei casi. Invece abbiamo riscontrato un aumento limitato e siamo a 2-3 casi al giorno. Forse questi dati dimostrano che in qualche modo le azioni di contenimento stanno dando i suoi frutti».

Non è perché in Sicilia si fanno meno tamponi rispetto alle altre Regioni?

«No, Stiamo facendo molti tamponi e sinora i numeri sono questi e speriamo continui così».

Voi esperti cosa ne pensate dei provvedimenti disposti dal governo e dall’ordinanza del sindaco che ha vietato convegni,spettacoli…Ritenete che possano avere un effetto positivo?

«Non è chiaro cosa possa accadere con queste misure di contenimento tanto draconiane. Certamente una azione di contenimento sulla cinetica epidemiologica rapida per questo tipo di epidemie può frenare l’evoluzione del contagio, ma potrebbe anche ritardare l’immunizzazione post infettiva della popolazione. Si tratta di un virus nuovo che agisce su una popolazione che non ha un ricordo immunitario del Covid-19. Quindi è possibile che queste azioni di contenimento possano ritardare quella che noi chiamiamo “immunizzazione di gregge” e causare un eventuale allungamento dei tempi di risoluzione dell’epidemia».

Può dirci come stanno i tre pazienti ricoverati nel suo reparto?

«Il quadro è in miglioramento».

La sua categoria sostiene che il virus non è poi così virulento?

«Facciamo l’esempio della Sicilia: 24 casi, 6 ricoverati, nessuna vittima. Se utilizziamo la Sicilia come elemento di studio i dati sono a favore di una certa benignità. E’ chiaro, però, che sui grandi numeri il discorso cambia e la valutazione non può non tenere conto che il 10% dei casi gravi causa all’incirca il 2% di mortalità. E se questo 2% è rapportato a 100 fa due decessi, ma se è rapportato a 10mila fa 200 morti e così via…».

Sul nuovo virus ci sono anche pareri discordanti. C’è chi dice che col caldo verrà spazzato via, chi il contrario.

«Anche questo è purtroppo una di quelle argomentazioni sulle quali non esiste una evidenza scientifica. Semmai come accaduto nelle grandi epidemie del passato potrebbero essere le piogge ad avere un maggiore effetto sulla riduzione del virus».

Nella popolazione si sta facendo strada l’opinione diffusa che in definitiva il virus colpisca gravemente soltanto la popolazione anziana e fragile. Questo non pensa possa provocare un certo disinteresse?

«Può succedere. Ma sono convinto che bisognerebbe osservare con più attenzione quei casi che coinvolgono i giovani. Noi siamo così sicuri che gli stili di vita di molti giovani, il tabagismo, l’ alcool e le droghe non possano alla fine essere terreno fertile per la malattia?».

Che comportamenti si sente di consigliare ai cittadini?

«Io insisterei sul continuo lavaggio delle mani e alla distanza di sicurezza tra un individuo e un altro».

A questo punto dell’epidemia qualsiasi polmonite virale necessita un tampone anche se il soggetto non proviene dalle aree sensibili?

«Quando la malattia diventa diffusa e si va verso la pandemia il criterio geografico viene a mancare. E allora tutte le forme di polmonite interstiziali prudentemente impongono una valutazione col tampone».

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