Coronavirus, ecco il primo vaccino sperimentale: ad aprile i test sull’uomo

Di Redazione / 26 Febbraio 2020

ROMA – Nella corsa contro il tempo per mettere a punto le armi contro il coronavirus arriva una speranza dagli Usa con l’annuncio del primo lotto di vaccino pronto alla sperimentazione sull’uomo. Sono molti i laboratori in tutto il mondo al lavoro per mettere a punto l’immunizzazione contro il virus che sta paralizzando l’oriente e che ora ha messo l’Italia nella lista nera dei paesi con più casi ma è stata l’azienda biotech americana Moderna, con sede nel Massachussets, ad annunciare la notizia di un primo significativo passo in avanti. Il primo lotto del vaccino sperimentale mRna-1273 è stato già spedito all’Istituto Nazionale delle Allergie e Malattie Infettive (Niaid), per avviare la fase 1 della sperimentazione clinica su un piccolo numero di persone. Si tratta, appunto, della prima fase che permette di comprendere se il vaccino è sicuro. La sua efficacia sarà verificata successivamente.

Il vaccino, frutto della collaborazione con il Niaid e la Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), si basa su una delle tecnologie più avanzate oggi disponibili, che utilizza la sequenza del materiale genetico del coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna). «Questa collaborazione tra Moderna, Niaid e Cepi ha permesso di avere pronto il primo lotto di vaccino a soli 42 giorni dall’identificazione della sequenza genetica del virus», ha sottolineato Juan Andres, capo delle operazioni tecniche dell’azienda.

Il Niaid prevede di iniziare la sperimentazione clinica su 20-25 volontari sani per la fine di aprile, per verificare se due dosi sono sicure e possono generare una risposta immunitaria sufficiente a proteggere dall’infezione. I risultati dovrebbero essere disponibili a luglio o agosto, come ha spiegato ad alcuni media americani Anthony Fauci, capo del Niaid. Il nuovo vaccino a Rna messaggero (mRna) è programmato per codificare la proteina complessa S, usata come bersaglio per i vaccini contro altri coronavirus, come quello della Mers e della Sars. Il vantaggio di questo approccio è che permette di imitare l’infezione naturale per stimolare una risposta immunitaria più potente.

Soddisfatto l’immunologo Fauci, una delle figure più importanti della scienza internazionale in prima linea nella ricerca contro la nuova epidemia, secondo cui «iniziare la fase I di una sperimentazione a soli tre mesi dall’individuazione della sequenza genetica del virus è senza dubbio un record mondiale indoor. Nessuno è mai stato così veloce». I tempi sono stati bruciati con sforzi straordinari e procedure su corsie preferenziali. Tuttavia, è presto per cantare vittoria. Non si sa infatti se il vaccino funzionerà, considerando che la tecnologia usata non ha ancora prodotto un vaccino approvato per l’uso umano. Inoltre, se questa prima fase di sperimentazione dovesse andar bene, dovrebbero seguirne altre su un maggior numero di persone, più la fase regolatoria. Quindi almeno fino all’anno prossimo non potrebbe essere pronto per la distribuzione.

Oltre a quello contro il nuovo coronavirus, attualmente Moderna ha in fase di sviluppo nove possibili vaccini, con la stessa tecnologia basata sull’Rna messaggero, contro il virus sinciziale respiratorio per gli anziani e i bambini, il metapneumovirus umano e parainfluenzale e il virus H7N9 dell’influenza, oltre che per il citomegalovirus, Zika e il virus Epstein-Barr. I farmaci basati sull’mRna sono progettati per indurre le cellule a produrre proteine terapeutiche o preventive, che possono essere applicate su un ampio spettro di malattie.

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