ROMA – Primo passo concreto in Italia verso il vaccino contro il coronavirus: sono cominciati i test preclinici di cinque candidati vaccini contro il coronavirus. Fanno parte degli ormai oltre 50 progetti allo studio in tutto il mondo per battere il virus responsabile della pandemia di Covid-19.
Sono i primi passi di una strada che si annuncia lunga e che richiederà un’attesa di almeno un anno, se non un anno e mezzo, considerando che dopo i test sugli animali i vaccini vanno sperimentati sull’uomo in tre fasi distinte per dimostrarne sicurezza ed efficacia, dopodiché bisognerà considerare i tempi necessari per la produzione su larga scala e la distribuzione.
I primi test preclinici del vaccino condotti in Italia sono partiti nei laboratori dell’azienda biotech Takis, vicino Roma, i risultati sono attesi a metà maggio e la sperimentazione sull’uomo potrebbe partire in autunno, ha detto l’amministratore delegato dell’azienda, Luigi Aurisicchio. I cinque vaccini si basano sui frammenti del materiale genetico del coronavirus che corrispondono a diverse regioni della proteina S o Spike, dal termine inglese che significa punta, artiglio: è la proteina che costituisce una delle principali armi che il coronavirus SarsCoV2 utilizza per attaccare le cellule del sistema respiratorio umano e penetrare al loro interno. La tecnologia comune per tutti e cinque i vaccini si chiama elettroporazione e consiste in un’iniezione nel muscolo seguita un brevissimo impulso elettrico che facilita l’ingresso del vaccino nelle cellule e attiva il sistema immunitario.
Sempre in Italia in aprile è atteso il test del vaccino messo a punto dall’azienda ReiThera e basato su un virus animale, un adenovirus degli scimpanzé reso inoffensivo e trasformato in una navetta che trasporta al suo interno la sequenza genetica che corrisponde alla proteina Spike. Ancora in Italia, la Irbm si prepara a produrre il vaccino progettato dall’Istituto Jenner dell’Università di Oxford per preparare le dosi necessarie ai test sugli animali, che saranno condotti in Gran Bretagna.
Nel resto del mondo la prima azienda ad avere cominciato a sperimentare sull’uomo un vaccino anti-Covid-19 è stata Moderna, che lavora con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi) e il sostegno dell’Istituto per le malattie infettive degli Stati Uniti (Niaid). Si tratta di vaccino a Rna messaggero, ossia un vaccino sintetico che non utilizza il virus ma la sua informazione genetica.
E’ sintetico anche il vaccino che la CureVac, attiva fra Germania e Stati Uniti, prevede di sperimentare sull’uomo in estate, così come quello che la Johnson & Johnson ha annunciato di voler testare sull’uomo in settembre. Si basano sul materiale genetico del coronavirus SarsCov2 anche i vaccini progettati da Inovio, Beijing Advaccine Biotechnology e Cepi.
Utilizzano infine parti del virus i vaccini allo studio da parte dell’Università australiana del Queensland con il Cepi, il Baylor College of Medicine, l’università cinese Fudan, il New York Blood Center e l’Università del Texas; seguono questo stesso approccio anche le aziende Novavax, Clover Bipharmaceuticals e Vaxart.