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Australiana e Covid, come difendersi dalla “tempesta perfetta”: la parola agli esperti

Infettivologi ed epidemiologi mettono in guardia dall'aggressività dell'influenza: e il picco in Sicilia deve ancora arrivare 

Di Maria Elena Quaiotti  |

La notizia spiazzerà molti: l'“australiana”, la temuta influenza già circolata in Australia nel “loro” inverno e che ha colpito tanti catanesi pur nel nostro atipico inverno, non è ancora arrivata al picco, atteso invece per fine gennaio, inizio febbraio. In merito alla vaccinazione antinfluenzale virologi e infettivologi sono concordi, e ne abbiamo consultati tre “di peso”: Bruno Cacopardo e Carmelo Iacobello, direttori dei reparti di Malattie infettive rispettivamente al Garibaldi Nesima e all'ospedale Cannizzaro, e Mario Cuccia, responsabile Epidemiologia dell'Asp. «Nonostante la campagna vaccinale per l'influenza si sia iniziata a ottobre – affermano – è ancora consigliata, specie nelle fasce più giovani, gli adolescenti e i giovani adulti. L'immunità si ottiene dopo 10-14 giorni e per diversi mesi si sarà coperti».

«È un tipo di virus che non si presentava da un ventennio – afferma Cacopardo – per questo colpisce principalmente bambini e adolescenti e ha una patogenità più complessa, una virulenza severa gravata da complicanze polmonari e gastroenteriche. In reparto abbiamo avuto, paradossalmente, più polmoniti da influenza che da Covid, in alcuni casi con complicanze multiorgano, come la microencefalite. I sintomi sono intensi per 4-6 giorni, ma anche se dopo questo periodo si migliora non si deve sottovalutare il rischio di sovrainfezioni batteriche, dovute in particolare allo pneumococco, che causano febbre e tosse». 

«L'influenza australiana l'avevamo prevista – precisa Iacobello – in associazione al Covid stiamo andando verso la “tempesta perfetta”, anche se l'influenza si caratterizza da una febbre più alta e un quadro più impegnativo rispetto al Covid, senza contare le altre forme influenzali come gli adenovirus e i virus respiratori sinciziali, il cui impatto specie nel reparto di Pediatria è molto forte». 

«Va considerato – aggiunge Cuccia – l'impatto sul servizio sanitario nazionale, perché si sono intasati i pronto soccorso: succede spesso perché gli stessi medici di famiglia sono molto “intasati” o i pazienti non hanno rapporto costante con loro. L'ospedalizzazione non diventa necessaria, se non in casi particolari di vulnerabilità e presenza di altre patologie, penso ai diabetici e alle persone anziane. E nella nostra provincia gli over 80 non sono pochi».

Gli intasamenti dei pronto soccorso non sono certo diminuiti e «concorrono tre fattori – dice Cacopardo – la presenza in contemporanea del Covid e altre patologie respiratorie, che complica il quadro, oltre all'abitudine di fare uso del pronto soccorso anche per patologie di piccolo cabotaggio».  Perché il Covid ancora circola, in maggioranza nella variante Omicron e sono state appena rese note dal governo nazionale le nuove indicazioni, apparentemente blande, di uscita dal contagio (senza tampone dopo cinque giorni da asintomatico, ndr). «Tutto sommato per Omicron vanno bene – precisa ancora Cacopardo – Sarà invece per la variante Gryphon – ora attestata al 4-8% di diffusione e che circolerà di più fra gennaio e febbraio – che ritengo dovranno essere prese nuove direttive, più stringenti». 

«Nei reparti – fa notare Iacobello – siamo tornati ai ricoveri di soggetti risultati positivi al Covid, ma che accedono all'ospedale per altri motivi: non siamo ancora riusciti a dare le giuste priorità. C'è poi il tema del “sommerso”, i positivi che non si denunciano, ma che viene fuori, ad esempio quando chiedono di accedere alle cure come gli anticorpi monoclonali: li somministriamo sempre più spesso a giovani in buona salute, ma che hanno necessità di continuare a lavorare, e si tratta di una fascia sociale molto ampia senza le giuste tutele lavorative».

«La partita del Covid non è ancora chiusa – avvisa Cuccia – è importante, specie per i soggetti fragili, ricevere la quarta e la quinta dose di vaccino. Andrà poi chiarita dal governo nazionale la definizione di “immunodepressi”; direi che per gli over 65 per ora si resta con il vecchio regime per la dichiarazione di uscita dal contagio».

Per Covid e influenza l'arma più efficace resta la vaccinazione che, su base volontaria, è possibile ricevere in contemporanea all'hub vaccini dell'Asp in via Pasubio dove «in questi giorni – informa il responsabile Giuseppe Borzì – in modo provvisorio, in attesa della rimodulazione del personale, abbiamo modificato gli orari di apertura: 14-18 dal lunedì al venerdì e 8-14 il sabato». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA