Un fissatore esterno per rigenerare il femore di un bambino di dieci anni affetto da un osteosarcoma. È l’innovativa tecnica chirurgica utilizzata dall’equipe di Francesco Nicolosi, dirigente medico del reparto di Ortopedia oncologica e pediatrica dell’ospedale “Garibaldi” di Nesima. Il paziente, di origini siracusane, era affetto dalla forma più comune di tumore dell’osso.
«Si tratta di una tecnica innovativa – dice Nicolosi – già sperimentata negli Usa e in Giappone, che in Italia non è mai stata eseguita e utilizzata per la prima volta proprio a Catania. L’osteogenesi di rigenerazione – chiamata tecnica dell’ascensore – è stato il modo migliore per recuperare l’osso che il paziente aveva perso. E in questo caso abbiamo ricreato quella porzione di osso – attaccata dal tumore – che è stata tolta senza il bisogno di utilizzare il classico trapianto da cadavere che ha un alto rischio di fallimento: si parla di una percentuale del 35-40% di rigetto. È ovviamente di un trattamento molto più lungo sul paziente, con i pro e i contro del fissatore esterno fastidioso, ma che però permetterà al bambino di avere il suo osso e soprattutto di non mettere la protesi».
L’osteosarcoma che può insorgere a tutte le età è diffuso soprattutto tra bambini, ragazzi e giovani adulti e colpisce prevalentemente le estremità delle ossa lunghe. «Il paziente aveva un osteosarcoma al femore distale – spiega Nicolosi – classificato come osteosarcoma di alto grado. La fortuna del paziente è stato il fatto che l’estensione del tumore non arrivava al nucleo di accrescimento del ginocchio e per questo abbiamo avuto la possibilità di fare – non la classica resezione del femore in cui si applica una mega protesi da ricostruzione e in questo caso andava posizionata una protesi di allungamento con un meccanismo magnetico che avrebbe funzionato con lo sviluppo del bambino – ma una resezione del tumore. Con un fissatore esterno abbiamo creato una slitta cioè una rigenerazione ossea che porta il frammento nella zona in cui abbiamo fatto la resezione. Grazie a un secondo intervento, che è già stato previsto, si eseguirà un curretages del segmento trasportato in modo da favorire l’osteo-integrazione dei due segmenti ossei venuti a contatto».
Nonostante la loro struttura rigida, le ossa sono formate da cellule che si rinnovano costantemente e mantengono in salute la struttura scheletrica, permettendo di proteggere alcuni organi vitali come il cuore o i polmoni e sostenendo l’organismo. In particolare gli osteoblasti producono la matrice dell’osso, mentre gli osteoclasti hanno il compito di rimuovere minerali e rimodellare l’osso. L’osteosarcoma ha origine proprio da precursori degli osteoblasti che rimangono bloccati in una forma immatura, assumendo caratteristiche tumorali. «Questo tipo di sarcoma è un tumore raro, sono pochi i casi che ci capitano durante l’anno – sottolinea l’ortopedico – ma è molto aggressivo. Il paziente adesso sta meglio, discretamente bene, continua la chemioterapia e fa sedute di fisioterapia. Nella zona in cui è stato fatto l’intervento l’osso sta crescendo e soprattutto, al momento, non ci sono delle recidive locali. Un buon segnale. Quello che è importante sapere – conclude – è che in Sicilia e a Catania ci sono medici in grado di affrontare questo tipo di interventi. Essendo inseriti nella rete dei sarcomi siamo costantemente collegati e ci confrontiamo sulle esperienze dei casi, anche di quelli più complicati».
Dell’equipe chirurgica hanno fatto parte oltre a Francesco Nicolosi (ortopedico), Giuseppe D'Arrigo (chirurgo vascolare), Luca Palumbo (chirurgo plastico), Francesco Piana (anestesista), Sebastiano Pitronaci (medico in formazione di ortopedia Oncologia Pediatrica Policlinico) e Andrea Di Cataldo (pediatra del Policlinico).