il processo
Veronica si gioca le ultime carte choc “Loris strangolato con un cavo usb”
Perizia sull’arma del delitto: «Delitto commesso non con le fascette»E vuole confronto col suocero (la cui posizione va verso l'archiviazione)
RAGUSA. Non ci sarà lo show down. Anche perché oggi, in tribunale, Veronica Panarello non dovrebbe parlare. A meno di colpi di scena. Che, con lei, sono sempre da mettere in conto. Eppure a Ragusa si prevede un’altra udienza-chiave del processo sull’omicidio di Loris Stival.
«Non lasceremo nulla di intentato, perché riteniamo che la partita sia tutt’altro che chiusa», dice l’avvocato Franco Villardita. Carte alla mano. Quelle che la difesa della madre imputata, davanti al gup Andrea Reale, proverà a giocare. L’atto-shock è una perizia medicolegale (che dovrebbe essere depositata oggi) a firma di Pietrantonio Ricci. Il quale, con l’ausilio di bioingegneri, ha effettuato delle simulazioni sull’arma del delitto. Da questi test, realizzati su manichini umani, viene fuori che le fascette stringicavo “incriminate” dall’autopsia «non sono compatibili».
Sarebbe invece compatibile il cavo usb, citato da Veronica come oggetto usato dal suocero Andrea Stival (chiamato in correità dalla donna) per strangolare Loris. L’altra novità è sulla prova-chiave del processo: le telecamere. La difesa presenterà delle note critiche del perito Pierdavide Scambi sulle ormai celebri immagini di “Vanity House”, che inquadrerebbero una sagoma umana nel sedile posteriore dell’auto di Veronica mentre si dirige verso casa, prima del delitto, proprio quando lei sostiene di aver fatto salire a bordo il suocero.
Tesi già smontata dal consulente di parte della Procura, Giovanni Tessitore: immagini di scarsa qualità; la sagoma sarebbe un «un riflesso o un artefatto da compressione»; e poi c’è un’altra telecamera in cui, allo stesso passaggio, la sagoma non si vede. Ora i periti difensivi provano a controbattere, utilizzando non più il cosiddetto “dvd ricostruzione” (una copia), ma le riprese originali. Nelle quali la sagoma sarebbe «ancora più nitida».
Con una spiegazione tecnica sul perché nella telecamera “Di Bari Maria” non si vede alcunché: una «diversa angolazione» dell’obiettivo rispetto al transito dell’auto. Andrea Stival, intanto, resta parte offesa nel processo in veste di nonno della vittima, difeso da Francesco Biazzo. Che, nell’ultima udienza, ha incassato la vittoria sul rigetto del gup all’istanza di Villardita di escluderlo dalle parti civili in quanto indagato per concorso in omicidio e occultamento di cadavere del nipote.
Anche su questo fascicolo c’è una novità: la Squadra mobile di Ragusa ha consegnato ai pm la relazione finale. Dalla quale si evincerebbero numerosi elementi che escludono il ruolo di assassino di Andrea, assente da tutte le scene del delitto. Le indagini si sono concentrate anche sulla natura del rapporto fra la nuora e il suocero. Il nostro giornale aveva svelato il tabulato dei contatti fra i due.
Sui 646 «eventi di traffico telefonico» fra febbraio 2013 e la data del delitto, ben 555 avvengono fra maggio e novembre 2014. Con punte record a settembre (110) e ottobre (118 contatti). Ma nella relazione della polizia non ci sarebbe traccia – al di là di questa statistica, definita «inequivocabile» da fonti inquirenti – di altre prove: né sms, né testimoni. Soltanto pettegolezzi.
Il fascicolo a carico di Andrea va verso l’archiviazione? Potrebbe essere così. Anche se il suocero viene chiamato di nuovo in causa da Veronica. L’avvocato Villardita ha infatti reiterato la richiesta di un “confronto all’americana” fra i due, dopo che era stata rigettata dal pm Marco Rota lo scorso 19 maggio.
«Voglio guardarlo in faccia mentre dice che non è stato lui a uccidere Loris», è il mantra della donna nei colloqui nel carcere catanese di piazza Lanza. La nuova richiesta, depositata a fine giugno, non ha ricevuto risposta dalla Procura di Ragusa. «Se la mia assistita è stata reputata sana di mente – afferma Villardita – ritengo legittimo confrontare la sua versione con quella della persona chiamata in correità». A proposito di capacità di intendere e di volere. Oggi Daniele Scrofani, difensore di Davide Stival, padre della vittima e marito dell’imputata, presenterà una relazione che di fatto rafforza le conclusioni dei periti del gup.
Le 20 pagine firmate da Giuseppe Catalfo contestano duramente le indagini neuroradiologiche chieste dalla difesa, mettono in risalto le «numerose contraddizioni» del racconto della Panarello, ma soprattutto aggiungono degli interessanti elementi di criminogenetica. Ma neanche Villardita ha mollato su questo versante. «Mi ero riservato di presentare delle osservazioni sulla perizia psichiatrica, in assenza del referto sulla risonanza funzionale al cervello, che è stato poi depositato».
E ora, «anche in base ai nuovi elementi sulla struttura e sulla funzionalità cerebrale che si osservano soltanto nei casi di disturbo psichiatrico grave», la difesa ritenta una mossa già anticipata a margine della scorsa udienza: far assurgere quei «tratti di personalità disarmonica» di cui parlano i periti del gup in qualcosa di più. Un «disturbo di personalità nas (non altrimenti specificato) di tipo istrionico e dipendente». L’obiettivo, non dichiarato, è chiaro: arrivare alla seminfermità mentale. Con relativo sconto, sostanzioso, di pena. Oggi in udienza, sia chiaro, non si deciderà nulla. Ma si capirà molto.
Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA