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la storia

Veronica, la mamma che divenne assassina del figlio: finì il suo Lorys in quaranta minuti

Su Rai2 “Delitti in famiglia” ricostruisce l’omicidio, le indagini e il processo

Di Alessia Cataudella |

Nove anni. Sono passati d’un fiato. E senza Lorys. Era il 29 novembre del 2014. Nessuno ha dimenticato quel giorno. Come fosse ieri: «E’ scomparso un bambino. Si chiama Lorys Stival, ha 8 anni e all’uscita di scuola non c’era». Sono le 13,30. Il paese è piccolo, un bimbo non si perde. In poche ore non c’è angolo che non venga rovistato e non c’è voce che non urli «Lorys» per strade, piazze e vicoli. Sono le 16 quando le voci si spengono e lasciano posto alle lacrime. Lorys giace sul fondo del canalone del Mulino vecchio. Morto. La scomparsa diventa tragedia. E si tinge di giallo. Sullo sconosciuto ai più centro del Ragusano, si accendono i riflettori della cronaca. Che nel giro di pochi giorni accecano le finestre delle famiglie italiane violate nel posto più sicuro dalla mano più amata: la mamma. L’8 dicembre è infatti Veronica Panarello, 26 anni, madre di Lorys e del piccolo Diego, e moglie di Davide Stival, a essere accusata della morte del figlio. E la tragedia diventa omicidio. Il più efferato e inatteso.

Il puzzle

A ricostruire il puzzle di vite di cui nessuno avrebbe mai parlato, è il giornalista e autore di podcast di cronaca nera Stefano Nazzi che dedica la seconda di tre puntate di documentari true crime su Rai 2 “Delitti in famiglia” a un assassinio che ancora oggi ha un colpevole ma non un movente. Andrà in onda stasera alle 21,20. La prima puntata, trasmessa il 26 ottobre scorso, era sul caso di Melania Rea uccisa dal marito Salvatore Parolisi. L’ultima percorrerà i tormentati passi di Ferdinando Caretta che nel 1989 sterminò la sua famiglia e riuscì a far credere che madre, padre e fratellino minore fossero partiti per un viaggio da cui non fecero mai ritorno. Nazzi è voce narrante che si inserisce nel racconto dei protagonisti di vicende inserite nel 50% degli omicidi maturati nelle sfere affettive e familiari che nel 2022 hanno stroncato 314 vite. «Tre storie – dice Nazzi – che raccontano il dramma degli omicidi commessi in famiglia, nei luoghi considerati più sicuri e felici. Ma dove invece a volte c’è solo dolore, aggressività, sopraffazione e violenza». A casa Stival non sembra esserci violenza, ma sicuramente ci sono tante, tantissime bugie. L’attenta ricostruzione dei momenti salienti delle indagini sull’omicidio di Lorys attraversa i ricordi di familiari, investigatori, avvocati, psichiatri, maestre e giornalisti, corredati da filmati ambientali e intercettazioni originali.

Gli spaccati inediti

Un remake di fatti che documenta spaccati inediti e spinge a modificare la visione del dejà vu. E così mentre scorrono le immagini delle telecamere di videosorveglianza che scoprono la prima bugia sul tragitto in cui Lorys resta a casa e Diego va all’asilo, Veronica sembra la classica mamma delle 8,30. Quella che s’infila nei vestiti e non ha tempo per truccarsi. Ha tempo però per fare un sopralluogo al Mulino vecchio. Un flash. Da inserire in un orologio che scandisce i minuti. Quaranta. Quante cose si possono fare in 40 minuti? Veronica sale a casa dopo avere parcheggiato l’auto con il cofano rivolto al garage. Sono le 8,39. Veronica ha deciso di uccidere Lorys. Perché alle 9 circa una vicina la vede sul balcone: sta stendendo i panni. Tra cui i jeans di Lorys. Che a quell’ora ha già strangolato con una delle fascette stringicavo che in quella casa reggono dai peluche ai pensili. Sono dappertutto. Una al collo per ucciderlo, una ai polsi per trasportarlo nel cofano dopo averlo ripulito dalle feci e dall’urina rilasciate dal corpo strangolato. I vestiti di Lorys finiscono in lavatrice. Un lavaggio rapido richiede almeno 20 minuti.

I bambini sono a scuola

Nel frattempo Veronica parla velocemente al telefono con il marito: «Tutto a posto, i bambini sono a scuola» gli dice. Si veste, si trucca, naviga on line. Riveste Lorys con grembiulino e la giacca a vento. Dimentica mutandine e cintura. Taglia la fascetta dal collo e porta con sé le forbici per tagliare la fascetta ai polsi. Prende lo zainetto del figlio e ne trascina il cadavere nel cofano. Determinata, lucida e senza avere un attimo di esitazione alle 9,20 è già diretta verso il canalone dove butta il piccolo per dirigersi a Donnafugata abbandonando nel tragitto lo zainetto che mai verrà ritrovato. Quante cose possono cambiare in 40 minuti? Veronica Panarello oggi ha 35 anni e sta scontando 30 anni nel carcere di Torino dove segue un corso di operatrice sociale. Non hai mai detto perché ha ucciso il figlio. Anzi, continua a dirsi innocente. Davide Stival ha ottenuto il divorzio e si sta ricostruendo una vita con il piccolo Diego lontano dalla Sicilia. A Veronica è stata tolta la potestà genitoriale ma l’ex marito è tenuto a informarla sulla vita del figlio. Lorys, 8 anni per sempre, riposa nel cimitero di S. Croce. In pace? Chissà.

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