RAGUSA – La Squadra mobile della Questura di Ragusa ha arrestato un truffatore seriale napoletano, Pasquale Gente, che aveva come vittime anziane signore. Gli sono contestate quattro truffe per complessivi 25mila euro, ma la Polizia ritiene che siano molte di più ed inviato le vittime a presentare denunce.
Secondo l’accusa, l’uomo telefonicamente si spacciava per avvocato o maresciallo e chiedeva 5 mila euro per risarcire la vittima di un incidente stradale causato dal figlio o dal nipote privo di copertura assicurativa e che per questo era in stato di fermo in caserma e non poteva avere contatti telefonici. Il bottino di ogni truffa superava i 5 mila euro, ma avanzava anche richieste fino a 30 mila euro. E quando le vittime non avevano tutto il denaro, il truffatore si faceva consegnare oggetti in oro. «Chiunque dovesse riconoscere l’autore del reato – è l’appello della Questura di Ragusa – è pregato di recarsi negli uffici della Polizia di Stato più vicini al luogo di residenza per denunciare i fatti».
L’arrestato è stato in passato più volte denunciato per gli stessi reati. Il Gip di Ragusa, che gli contesta quattro truffe riuscite e due tentate, ha emesso nei suoi confronti, accogliendo parzialmente la richiesta della Procura di Ragusa, un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari eseguita da personale delle squadre mobili di Napoli e Ragusa. Secondo la polizia, l’uomo, assieme ad almeno altri due complici, sarebbe un truffatore seriale che avrebbe agito in diverse regioni italiane. Per questo è stata distribuita la sua foto e un video nell’ipotesi, spiegano dalla Questura di Ragusa, che altre eventuali vittime possano denunciarlo. «Sono stata contattata sull’utenza telefonica di casa da un uomo che mi ha detto di essere un avvocato – ricostruisce un’anziana in una denuncia alla squadra mobile di Ragusa – e mi spiegava che mio figlio aveva avuto un incidente stradale e che aveva causato delle lesioni ad un ragazzo che viaggiava con un motorino. Poi mi passava al telefono un’altra persona che si qualificava come il maresciallo che mi confermava che mio figlio era in caserma in stato di fermo. Il danno provocato da mio figlio era di 25.000 euro, ma – aggiunge la donna – essendo la nostra una famiglia per bene, il nostro avvocato e l’avvocato del ragazzo si erano accordati per un risarcimento di 7.500 euro. L’interlocutore mi riferiva che era stato mio figlio a chiedere di contattarmi per procurare il denaro». Così la madre impaurita si è recata in banca prelevando del denaro. «Ho preso 5.000 euro – continua la vittima nella denuncia – e pressata al telefono l’interlocutore mi esortava a sbrigarmi perché l’avvocato era sotto casa. Ho aperto il portone e ho trovato un giovane al quale ho consegnato i soldi. Dopo l’accaduto chiamavo mia nuora alla quale raccontavo i fatti e – chiosa amaramente la donna – insieme a lei capivo di essere stata vittima di una truffa».