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Suicidio Guarascio, il caso è chiuso: «Non c’è stata alcuna istigazione»

Di Giuseppe La Lota |

Il gip Giampiccolo nella sua sentenza chiarisce in maniera definitiva i particolari per i quali a seguito del suicidio Guarascio erano scattate indagini per i presunti reati di istigazione al suicidio, estorsione, falso ideologico in atto pubblico e usura. Secondo il giudice per le indagini preliminari, non può configurarsi il delitto di istigazione al suicidio perché il gesto di Giovanni Guarascio è avvenuto a distanza di circa un anno dall’aggiudicazione dell’immobile in sede di procedura esecutiva, dopo quattro rinvii del decreto di trasferimento. La procedura esecutiva, nel corso della quale Guarascio non è riuscito a ripianare il proprio debito di 21 milioni di lire con una banca, nel 2001, ha avuto una durata quasi decennale. Per quanto riguarda il reato di turbata libertà degli incanti, il gip Giampiccolo cita la Cassazione nel ritenere inammissibile l’opposizione all’archiviazione presentata dalla famiglia Guarascio, difesa dall’avvocato Aurora De Mattea del foro di Catania.

Come si ricorderà, la Procura della Repubblica dopo il suicidio aprì un’inchiesta tesa a fare luce anche sui particolari meno chiari, tanto da ordinare il sequestro preventivo dell’immobile di via Brescia. Il gip rileva che anche il Tribunale del Riesame non ritenne sufficienti gli elementi che portarono al sequestro dell’immobile.

Riguardo all’ipotesi di condotta usuraia della banca creditrice, va detto che il consulente del pubblico ministero non ravvisò nessun elemento per sostenere tale accusa. Sul caso Guarascio, che ha avuto il merito di alzare il velo sulla biasimata e complessa procedura della vendita degli immobili alle aste giudiziarie, dopo questa sentenza, dovrebbe calare il silenzio per sempre. Il suicidio di Giovanni Guarascio, consumatosi nel pomeriggio del 14 maggio 2013 in via Brescia a Vittoria, ha inevitabilmente dato spazio anche a momenti di gossip sfociati nello sconfinato campo della politica, che di tutto si occupa e che poco risolve. La famiglia Guarascio si è riappropriata della casa costruita dal muratore suicidatosi con la collaborazione del Movimento 5 stelle (si vedano atti notarili di donazione e di compravendita).

Prima il movimento fondato da Grillo e dopo Forza Italia sono entrati nel caso in questione contendendosi Martina Guarascio, la figlia dello sfortunato muratore, nella campagna elettorale da poco conclusasi. Martina Guarascio, infatti, dichiarando la sua tradizionale fede politica per gli “azzurri”, accolse l’invito del forzista Gaetano Armao e accettò di candidarsi nelle liste di Forza Italia alle regionali. Il fatto ha scatenato un siparietto a sfondo gossip che con la sentenza definitiva depositata il 17 novembre dovrebbe concludersi per sempre. Gli eredi di Giovanni Guarascio sono rientrati in possesso della casa di via Brescia e tutti i soggetti che per 4 anni sono stati sul banco degli imputati definitivamente assolti. Inoltre, il gip ha detto che la procedura dell’asta giudiziaria è stata regolare e che pertanto la richiesta di opposizione all’archiviazione è da rigettare.

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