Ragusa
Sequestrati duecento capi di bestiame non «tracciati»
Dall’ispezione dell’azienda è infatti emersa l’assenza di una concimaia per la raccolta dello stallatico che è stato versato direttamente sul terreno, in violazione delle norme igienico-sanitarie previste per le aziende con più di quattro capi di bestiame. È stata inoltre rilevata la costruzione abusiva di ricoveri per animali, in totale assenza delle previste concessioni edilizie. Ultimo, ma non per importanza, è stato il controllo dei capi di bestiame, alcuni dei quali sono risultati non essere provvisti dei prescritti contrassegni auricolari e tatuaggi, per un totale di 110 suini, 57 bovini e 15 ovini, che sono stati sequestrati amministrativamente, per un valore di circa 150.000 euro.
Il controllo, che rientra tra i servizi congiunti con reparti specializzati nelle materie igienico-sanitarie a tutela dei cittadini e dei consumatori, ha dimostrato ancora una volta quanto i titolari di alcune aziende, in totale violazione delle normative previste, pur di ottenere il massimo guadagno, non si curino di adottare i provvedimenti necessari a ridurre al minimo il rischio di contaminazione delle matrici ambientali e degli animali.
Grande attenzione rispetto alla questione, in città, era stata posta nell’inverno del 2013 quando Ragusa ha conosciuto la più importante crisi idrica che si ricordi, con intere zone della città dove l’acqua arrivava con il contagocce o non arrivava affatto. La causa era stata l’inquinamento del torrente Ciaramite, affluente dell’Irminio, che aveva portato all’inquinamento dei pozzi B e B1. L’emergenza era perdurata per diversi mesi prima che si tornasse finalmente alla normalità.
A disciplinare la questione è in particolare l’articolo 137 del testo unico ambiente (che prevede l’ammenda da 1.500 euro fino a 10.000 euro o l’arresto fino a un anno) che, in questo caso, impone di seguire le prescrizioni del decreto della Regione siciliana sulle modalità di gestione di letame e liquami (che, a certe condizioni, viene considerato un concime per l’agricoltura mentre, in altre, è considerato un rifiuto speciale) proprio al fine di evitare l’inquinamento del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere.
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